Les Enfants des Autres a Venezia79, un dramma moderno sulla maternità con Virginie Efira (recensione)

Les Enfants des Autres a Venezia79, un dramma moderno sulla maternità che non aggiunge nulla di nuovo: recensione

Les Enfants des Autres a Venezia79

Credits photo: @LaBiennale


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Con Les Enfants des Autres a Venezia79, Rebecca Zlotowski racconta il dramma moderno di una donna quarantenne alle prese con la maternità. Virginie Efira interpreta Rachel, una professoressa di letteratura che ama la sua vita e non desidera figli. Almeno fino a quando non incontra Ali (Zoschdy Zem), un disegnatore di automobili separato che ha una bambina di quattro anni, Leila.

Com’è prevedibile, i due, che frequentano lo stesso corso serale di chitarra, si innamorano e iniziano a frequentarsi. Rachel comincia ad essere una presenza quasi fissa a casa di Ali, e dapprima infastidisce la piccola Leila. Lentamente, però, la donna inizia a farsi amare dalla bambina; Rachel e Ali vivono una favola, destinata a inclinarsi quando arriva a un momento cruciale. L’orologio biologico si fa sentire, e Rachel deve affrettarsi se desidera tanto avere un bambino con il suo compagno.

Virginie Efira è in stato di grazia nell’interpretare una protagonista in crisi che rappresenta tutte le donne che si trovano nella sua stessa situazione. Con estrema delicatezza, la regista si sofferma sul volto di Rachel, ne coglie le sue espressioni, e riesce a trasmettere la sua inadeguatezza, ma anche felicità, di fronte alla sorella minora incinta, che ha raggiunto il traguardo prima di lei. La protagonista interpretata da Efira vive in uno stato sociale in cui si rispecchiano molte donne che desiderano costruire una famiglia ma non trovano la persona giusta, oppure non è mai il momento giusto per provarci. E quindi si accontentano di amare “i figli degli altri” (la traduzione del titolo in italiano).

Les Enfants des Autres a Venezia79 è un film semplice che racconta un tema universale, e nonostante la prova attoriale di Virginie Efira, la storia non aggiunge nulla di nuovo a quanto già sappiamo. A mancare è il giusto pathos che renda la pellicola un racconto più coraggioso.

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