Bardo a Venezia79, il racconto onirico e narcisistico di Iñárritu (recensione)

Bardo a Venezia79 è il film più intimo di Iñárritu: una regia strabiliante, ma un racconto forse troppo didascalico: la recensione

Bardo a Venezia79

Credits photo: @LaBiennale


INTERAZIONI: 70

Bardo a Venezia79 mette in scena un racconto intimo con il film forse più personale di Alejandro González Iñárritu. Con una regia ambiziosa, la pellicola segue la vita di Silverio Gama, un documentarista e giornalista messicano che è diventato famoso raccontando storie di persone immigrate per poi venderle negli USA nei programmi televisivi.

In questo senso, è come se tradisse il suo paese di origine, cosa che in famiglia gli rimproverano. A casa cerca invece di condividere i valori della cultura messicana al figlio adolescente, che non approva il lavoro del padre. In un’opera imponente, Iñárritu dà il via a un viaggio onirico e surreale in cui il protagonista è messo faccia a faccia con il “tradimento” verso le sue origini messicane al confronto con un paese che l’ha sfruttato per nutrire la linfa vitale del capitalismo (uno dei punti che su cui il film pone il dito contro). Nei suoi viaggi al di là della logica, i campi lunghi inquadrano il protagonista per dare l’impressione di un senso di estraneazione dalla realtà in cui vive.

Un po’ denuncia, un po’ semi-autobiografico, Bardo a Venezia79 è una pellicola monumentale in cui Iñárritu fa uno sforzo interiore di grande stile per rappresentare il suo ego creativo: usando la carta attuale delle tensioni tra messicani e americani (si citano i desaparecidos, coloro non morti, ma scomparsi), il regista si auto-cita in modo narcisistico. Un’operazione azzardata che funziona sullo schermo grazie a una regia grottesca, ma che potrebbe risultare troppo didascalica e a tratti difficile da comprendere – soprattutto nelle lunghe sequenze che apparentemente sembrano non condurre da nessuna parte.

Presentato col titolo originale di Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades, il film sarà disponibile prossimamente su Netflix.

Continua a leggere su optimagazine.com.