Vittoria Persa persa nel Paese delle Meraviglie

Vittoria Persa si è persa in un mondo tutto suo, spiazzante e conturbante, pieno di esseri che trovano asilo solo dentro la sua testa


INTERAZIONI: 138

Lo confesso, rientro in quella nutrita categoria di persone che fingono di aver letto un libro. Sapete benissimo di cosa parlo, perché con buona probabilità rientrate anche voi nella categoria in questione, il fatto che citiate tra i vostri libri preferiti opere classiche che avete studiato a scuola e di cui, probabilmente, non avete sentito più parlare finché non vi è stato chiesto “chi è il tuo scrittore preferito” gioca a vostro sfavore. O magari siete tra quanti si ritengono, a ragione, lettori forti, quella rarità che sorregge sulle sue spalle l’editoria andando a comprare molti più libri di quanti non riesca a leggere, sono tra questi, e che quindi avete pure una certa credibilità parlando di libri letti, solo che no, Infinite Jest di David Foster Wallace non lo avete neanche iniziato seriamente, sta lì sul vostro comodino ormai da un numero troppo lungo di anni per poter essere considerato altro da un soprammobile, come del resto anche Il pasto nudo di William S. Burroughs e tutta una serie di altri classici moderni, libri imperdibili che però vengono citati molto più spesso di quanto non vengano letti. Ecco, io non ho mai letto, seppur io lo abbia cominciato almeno mezza dozzina di volte, Alice nel paese delle meraviglie, pur avendo letto Alice nel paese dei numeri di Jeff Noon e avendo io letto un sacco di saggi critici riguardo questo romanzo a suo modo unico nel suo genere. Non l’ho mai letto, e non certo perché io associ l’opera all’autore, una certa aura di pedofilia accompagna da tempo Lewis Carroll, è noto, ho letto Celine, Houellebecq, Brett Easton Ellis è addirittura uno dei miei autori di culto, non è certo il privato dell’autore che mi fa decidere se leggere o meno un romanzo, è che Alice nel paese delle meraviglie non mi ha mai davvero preso, per come è scritto, parlo di stile, e per quel che racconta. Ciò non di meno credo di conoscere, come buona parte di chi è nato nel volgere del Novecento e ha passato la quasi totalità della sua vita in occidente, in Italia nello specifico, buona parte della trama, dei personaggi e anche dei rimandi metaforici di quest’opera complessa, complice anche il film che da questo romanzo ha tratto il più immaginifico dei registri della mia generazione, Tim Burton.

Se però sono sempre rimasto del tutto indifferente al fascino anche psichedelico della trama di questa storia, la ragazzina che si perde in un mondo labirintico, i personaggi buffi, cattivi, anomali, un aspetto che mi ha sempre molto affascinato, esattamente come mi affascina chiunque sia in grado di inventarsi un universo, penso a China Mieville, per dire, ma anche al Codex Seraphinianus e a buona parte di chi si è mosso e si muove nel fantastico come nel fantascientifico, è la capacità di Carroll di inventarsi quelle che un giovane Morgan avrebbe definito altre forme di vita, anche se nello specifico lui parlava più di razze aliene che di esseri sovrannaturali (sovrannaturali non perché dotati di poteri sovrannaturali, ma perché non esistenti in natura, quindi per certi versi disegnati sopra quella tela già piuttosto piena). In Alice nel paese delle meraviglie, per dire, ci sono esseri buffi, ripeto, molto psichedelici (per questo e per la passione di Carroll per la matematica, credo, il romanzo in questione è uno dei più evocati o citati dagli autori di certa fantascienza di matrice cyberpunk, come il già tirato in ballo Jeff Noon), penso al Bianconiglio, lo Stregatto, il Brucaliffo, i Palmipedoni. Animali fantasiosi che affascinano da sempre e sono entrati a far parte del nostro immaginario, la tana del Bianconiglio è diventata una delle citazioni culto di Matrix, per dire, tutto il cucuzzaro ha ispirato uno dei video più visionari della storia del rock, quella Don’t Come Around Here No More di Tom Petty con gli Heartbreakers, prodotti per l’occasione da quell’altro pazzo visionario di Dave Stewart, Walt Disney e Tim Burton, certo, complici di Lewis Carroll in questo.

E visto che si è parlato di animali bizzarri, fantastici, di psichdelia e visionarietà, di sguardi verso mondi altri e fantasiosi, oltre che di arte intesa come chiave per accedere oltre le porte della percezione, credo sia arrivato il momento di parlarvi di un’artista che molto probabilmente non conoscerete, è decisamente underground, ma che immagino una volta conosciuta faticherete a non seguire con grande attenzione, come fosse lo Stregatto di Alice nel paese delle Meraviglie.

La prima volta che ho visto e sentito Vittoria Persa, nome che già ci regala precise indicazioni su quanta anomala bizzarria andremo incontro, era dentro la mia televisione, e il nome col quale si presentava era altro, Miny Popa, concorrente alle Auditions di X Factor 2016, quelle che avevano per giudici Manuel Agnelli, Fedez, Arisa e Alvaro Soler. Miny Popa, Madonna santa, si è presentata sul palco con una borsa, fatto che ha subito colpito l’attenzione di Arisa, per altro piuttosto distratta in tutta quell’edizione, alla fine vinta dai Soul System. A precisa domanda, “perché ti sei portata la borsa sul palco”, Miny Popa risposta che lo aveva fatto perché aveva con sé dei pupazzetti, pupazzetti che ovviamente ha subito esibito, mostrandosi come una sorta di elfo piombato per ragioni non comprensibili lucidamente a chicchessia. Pupazzetti bizzarri, come bizzarra era lei e la canzone presentata, eseguita a dire il vero piuttosto male, a un certo punto si è scordata pure il testo, fatto che ha spinto i giudici, tra il divertito e lo spaventato, specie Manuel a cui Miny aveva regalato un pupazzetto con le sue fattezze, come nel Voodoo, a eliminarla con due No, un antipaticissimo Fedez e uno spaesato Alvaro Soler, e due Sì, più di simpatia che reali, da parte di Manuel e Arisa.

I pupazzetti, concentrerei ora l’attenzione su di loro, la canzone presentata si chiamava, ovviamente, Rimani fuori, pupazzetti che, ha dichiarato Miny appena li ha tirati fuori dalla borsa, ci tenevano a conoscere i giudici, erano la Fatina del bosco, la Sirena Fantasma, Finn l’avventuriero, Gattino Arrabbiato e appunto Manuel. Proprio i gatti hanno fatto una duplice comparsa su quel palco, prima sotto forma di Gattino Arrabbiato, il pupazzetto, e poi velocemente evocato come canzone lì dall’essere ancora pubblicata, Micio miao micio, canzone che in effetti vedrà la luce qualche tempo dopo, nell’album d’esordio di Vittoria Spera, Pensieri macroscopici, uscito nel 2022, e che vedrà presente in scaletta anche un’altra canzone accennata alle Auditions, Tre pomodori soli. Curioso che Arisa le abbia detto che sarebbe voluta stare ventiquattro ore nella sua testa, proprio per la china che prenderà la sua partecipazione al talent di Sky, ma è pur vero che solo a chi è miope sarebbe potuto sfuggire quanta fantasia alberga in questa giovane, allora aveva ventuno anni, cantautrice di Sarno, in provincia di Salerno.

Archiviata questa esperienza, infatti, la nostra, un vulcano di idee e anche di buona volontà, ha prima tirato fuori una serie infinita di collaborazioni col combo trash dei Lupi Negvi, andando a accompagnarli nei loro deliri alla Uochi Toki, rap in apparenza non-sense, in ordine sparso, Allora basta insomma, Fantastici guerrieri (con un video pazzesco, ma dei video parlerò a breve), Nel letto è mmeglio, I bibbiti, Rave con le polissiotte, Ali che fa miao, Ti pisho nella borsa di Gucci. Collaborare con Lupi Negvi, collaborazione che le porterà la vittoria del Premio della Critica di Strafactor 2017, proprio con Tre pomodori soli, e il vedersi chiuse in faccia le porte della discografia la spingerà a iniziare a prodursi da sola, non solo le canzoni, scritte da se medesima, ma anche i video e un po’ tutto quell’immaginario che, seguitela sui social per credere, me la fanno citare in un discorso partito da Alice nel paese delle meraviglie e dagli animali bizzarri e fantastici creati da Lewis Carroll. Non saprei, infatti, come altro definire se non bizzarra e fantastica, la poetica di questa cantautrice che si muove in un ambito electropop indie, dove la parola indie è scevra da qualsiasi stigma, anzi, è a indicare la volontà di non avvicinarsi troppo ai cliché imperanti, semmai provare a giocarci standone a debita distanza, senza lasciarsi sporcare o contaminare. Un pop minimale e originalissimo, abitato da parole oniriche, abitate per altro da esseri speciali, sentitevi Una notte, per dire, o una qualsiasi delle tracce del su menzionato album Pensieri macroscopici, album che per altro ha una copertina che da sola meriterebbe un capitolo a se stante, un disegno autografo che mostra la stessa Vittoria Persa, in bikini, spesso nei video appare sexy in una maniera sghemba, quasi infantile (vedi che Carroll torna?), a cavallo di un animale che ha il muso di un cane, un cane che piange, sul corpo di un pollo, un cuore, la luna, il sole e un altro pianeta ai quattro angoli del quadro. Un animale, ha spiegato la stessa Vittoria, che le è apparso in sogno, e ditemi voi se non è poetica una artista che sogna animali del genere? Se non merita tutta la nostra attenzione. Attenzione che, andate a tuffarvi nel suo canale Youtube o nella sua pagina Instagram, sta prendendo sempre più una piega “sempre fuori”, con video che sembrano la quintessenza di un patchwork orientaleggiante e dada, il suo ultimo singolo, a oggi, Italian Otaku (Japanese Dream), in inglese, è un vero e proprio trip lucido, come un po’ tutte le sue canzoni, sempre extra album è un mantra tutto rivolto all’ottimismo la precedente, minimal, Amami  per come sono, come La vita è meravigliosa, più lontani nel tempo, di circa un anno fa, la malinconica Solo me dentro me, una ballad in salsa space, ipnotica, la sghemba Scusa non mi va di aiutarti, la quasi dark Dinosauro Meccanico, con un video incantevole, dei bruchi per protagonisti, roba che se la vede Aphex Twin ci finisce sotto tipo eroina.

Non ho idea se Richard David James, Aphex Twin, appunto, l’abbia mai ascoltato e abbia visto Dinosauro Meccanico, immagino di no. Io sì, e in effetti sono giorni che fatico a ascoltare altro, proprio per questo costante turbamento e spaesamento che Vittoria Persa, nome incantevole, anche qui, molto più di Miny Popa, senza dubbio, è in grado di creare con la sua musica eterea e al tempo stesso carnale, infantile e in qualche modo adulta, sempre e comunque strana, bizzarra, freak, affascinantissima.

Alice, nel romanzo di Carroll, si perdeva in un luogo fantastico, pieno di meraviglie, appunto, come di pericoli, Vittoria Persa, gioco facile, si è persa in un mondo tutto suo, spiazzante e conturbante, pieno di esseri che trovano asilo solo dentro la sua testa, un posto dove anche Arisa avrebbe voluto passare ventiquattro ore, immagina te se non vorremmo passarci almeno una settimana all inclusive noi.