Calcutta stende De Leo, ma scappa da me

Non ho mai trovato una valida ragione per andare al Mi Ami Festival di Milano, ma ieri qualcosa di interessante c’è stato, e peccato perchè me lo sono perso


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Odio le zanzare. Odio stare in mezzo alla calca, specie quando fa caldo e la calca è composta da gente che presumibilmente ha sudato parecchio. Non apprezzo particolarmente la birra. La musica indie, nella quasi totalità, mi fa cagare. Per farla breve, non ho mai trovato una valida ragione per andare al Mi Ami Festival di Milano, evento organizzato da Rockit che solitamente si svolge tra fine maggio e inizio giugno al Magnolia, zona Idroscalo. Una volta, anni fa, un collettivo di performer di Bologna, il nome era composto da una cifra, non ricordo più quale, mi ha fatto sapere che sarebbero saliti sul palco del Mi Ami, come ospiti nel pomeriggio, per leggere cose. Fin qui, direte voi, sticazzi. La particolarità del reading, motivo per il quale me ne mettevano a conoscenza, è che i ragazzi e le ragazze del collettivo avrebbero tutti avuti una maschera con la mia faccia, alla Essere John Malkovich, la mia classica foto social con i codini e gli occhialoni rosa, e avrebbero letto miei articoli. L’invito era a prendere parte alla performance, magari anche indossando una maschera. Ovviamente, dopo aver indicato loro un articolo nel quale parlavo anche del Mi Ami, così, genericamente e teoricamente, non ci sono mai stato, ripeto, ho declinato l’invito, preferendo rimanere a casa, senza zanzare, senza calca, per quanto in casa siamo un fottio, e soprattutto senza quella musica di sottofondo. Certo, quasi ogni anno da quelle parti passa anche qualche artista che apprezzo, quest’anno La Rappresentante di Lista, Marta Tenaglia e anche Maria Antonietta, ospite di De Leo, e a breve ci torno su, ma me li posso sempre ascoltare su disco, o al limite andarmeli a vedere da soli, fuori dal contesto del festival giovane organizzato dal sito finto alternativo. Ieri poi avevo la cresima dei miei gemelli, figuriamoci se sarei mai andato al Mi Ami. Mia figlia si è accreditata, ma alla fine venerdì, quando cioè aveva pensato di farci un salto, ha avuto altro da fare. Quindi a meno che qualcuno non abbia indossato una maschera con la nostra faccia la mia famiglia non è stata rappresentata in alcun modo dalle parti dell’Idroscalo.

Uno dice, meglio così, non ti piace il Mi Ami, tu presumibilmente non piaci a buona parte di chi ci suona e del pubblico che vi prende parte, tutto è bene quel che finisce bene. E invece no, perché purtroppo, sembra, ieri qualcosa di interessante al Mi Ami c’è stato, e io me lo sono perso. È successo che, questo si è potuto leggere per ora in una storia di Francesco De Leo, cantautore indie che per altro abita nel palazzo di fianco a casa mia, mia figlia che incomprensibilmente lo apprezza lo incontra spesso, nel backstage Edoardo D’Erme in arte Calcutta, così lo chiama De Leo nella sua storia, gli ha tirato un pugno in faccia, stendendolo. Questo, continua De Leo, nonostante sia una persona adulta e benestante. E che abbia anche minacciato di picchiare una sua amica che ha provato a difenderlo. La storia di De Leo, la trovate ancora online, denunciava l’accaduto, perché, sostiene, Calcutta è un violento, tanto è vero che non solo gli ha fatto sanguinare il naso, ma appunto ha minacciato una ragazza. Manca ovviamente l’altra campana, quella, cioè dell’accusato, e conoscendolo un po’ dubito che la sentiremo suonare a breve. Mancano anche le voci dei tanti testimoni tirati in ballo da De Leo, che però ha dato agio a un sacco di seguaci dell’indie di scatenarsi in meme, perché ha usato toni un filo vittimistici, e perché oggettivamente nel farlo ha utilizzato un gergo davvero surreale. Una storia, questa, se si rivelerà poi vera e non una trollata atta a creare hype, vallo a sapere adesso, che ricorda molto ma molto il noto sfogo di Max Collini ex Offlaga Discopax, quando nel 2014, vado a memoria, raccontò di essere stato steso da un diretto in faccia, lì a sanguinare era sempre il naso, ma causa taglio dovuto a occhiali, da Dario Parisini dei Disciplinatha, in quel caso nel backstage di un concerto dei Massimo Volume. Anche lì toni vittimistici che generarono clamore, forse anche più della notizia in sé.

Ora, premesso che la violenza fine a se stessa andrebbe sempre stigmatizzata, l’idea che guardando a un ritrovato festival in presenza, dopo questi oltre due anni di pandemia, si finisca per parlare di una semirissa nel backstage tra Calcutta e De Leo, Calcutta non ha esattamente il fisico del buttafuori, per la cronaca, seppur andasse a fare svastiche a Bologna solo per litigare, mette un certo disagio. Cioè, fa ridere, perché la scena, immaginata, è buffa, ma finito il divertimento momentaneo scatta il disagio vero. A questo siamo ridotti? O tutti a casa o a cercare i meme su De Leo con il naso sanguinante? Dai, possiamo fare di meglio. La faccenda curiosa, parlo di me perché, onestamente, di De Leo e Calcutta che si picchiano o di uno che le prende e l’altro che picchia, non me ne frega nulla, è non solo che De Leo è un mio vicino di casa, quindi capace che oggi finalmente lo riconoscerò e sarà solo perché ha due pezzi di scottex infilati nelle narici, ma anche che un tempo, forse anche adesso, Calcutta passasse spesso da queste parti, lo studio del suo sodale (o ex sodale, non saprei dire) Dardust sempre da queste parti. Al punto che un giorno, siccome ci eravamo scritti più volte, ma mai conosciuti di persona, lui aveva risposto a un mio articolo nel quale lo invitavo a abbandonare quei suonini indie passare a produzioni musicali più serie postando sulla mia pagina Facebook in anteprima assoluta il video di Oroscopo, sono stato indie prima di voi, ditelo a Collini e ditegli che io pure meno, se serve, dicevo, al punto che un giorno, vedendolo, ho iniziato a chiamarlo, così, per presentarmi, ma lui, invece di fermarsi, ha preso a correre, girandosi giusto per controllare che non lo stessi inseguendo, un po’ terrorizzato. E dire che avevo una t-shirt gialla di Spongebob e nulla che lasciasse presagire a un pestaggio. Nei fatti non si è fermato, e dopo ci siamo scritti su Whatsapp, dove mi ha spiegato che non mi aveva riconosciuto.

Lo sappia, De Leo, mio vicino, ho messo in fuga Calcutta, io, meglio starmi alla larga. Anzi, mi sa che l’anno prossimo al Mi Ami ci vado, per le zanzare porterò l’Autan, per la calca e la musica demmerda credo che posso bastare io da solo, a mani nude.