Sorry We Messed You, stasera in TV l’ultimo film di Ken Loach sulle condizioni di sfruttamento nella gig economy

Il regista inglese Ken Loach torna a raccontare una storia di lavoratori. Non è un documentario, ma potrebbe esserlo per l’accuratezza delle informazioni. Nel film Sorry We Missed You le conseguenze della precarietà sui rapporti familiari


INTERAZIONI: 252

“Scusate abbiamo saltato la consegna” è la traduzione di Sorry We Missed You (2019), l’ultimo film di Ken Loach stasera in TV in prima serata.  

Il regista nelle ultime immagini del film, ringrazia tutti i lavoratori che hanno fornito le informazioni necessarie a comprendere le condizioni di lavoro e le problematiche dei trasportatori, rider a cui promettono autonomia da liberi imprenditori per poi trovarsi indebitati e sfruttati dalle aziende.

Perché per Ken Loach, non si racconta una storia senza capirla nel profondo. La pensa così da sempre il regista ottantaseienne, cresciuto in una modesta famiglia operaia, che ha da sempre raccontato una U.K. diversa da quella narrata dai vari governi che si sono susseguiti, primo tra tutti quello di Margaret Thatcher con cui subito è entrato in conflitto.

LA STORIA

Siamo nella Newcastle dei giorni nostri e impariamo a conoscere la famiglia Turner. Ricky (Kris Hitchen) e Abbie (Debbie Honeywood) sono i genitori di due splendidi ragazzi, Liza e Sebastian. Abbie si occupa di assistenza domiciliare, ma ha un contratto a zero ore, mentre Ricky vuole diventare imprenditore di sé stesso. Pensa di vendere l’auto di famiglia, acquistare un furgone per le consegne e diventare un trasportatore freelance, così da poter finalmente acquistare una casa tutta per  loro. Le condizioni di lavoro sono però ben diverse da quelle immaginate da Ricky, i problemi invece che diminuire aumentano e i rapporti familiari ne risentono molto, soprattutto quelli con i figli.

IL FILM

Non è un documentario Sorry We Missed You di Ken Loach, ma potrebbe esserlo per l’accuratezza delle informazioni che ci trasmette per farci entrare realmente nella famiglia Turner e nel ginepraio che deve affrontare.

Alla base del film c’è ovviamente una critica alle condizioni di lavoro nella cosiddetta gig economy, il modello basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, privo di tutela, che contraddistingue una larga fetta di rapporti lavorativi in Europa e non solo.

Il film però va oltre alle rivendicazioni operaie contro la società capitalista come già fatto in uno dei suoi più famosi lungometraggi, Riff Raff Meglio Perderli Che Trovarli (1991).

Ad essere al centro dell’ultimo film di Loach ci sono le conseguenze delle precarie condizioni lavorative nei rapporti interpersonali e quindi prima di tutto familiari. Il regista in una intervista afferma:

I genitori a causa di queste condizioni di lavoro arrivano a perdere il rapporto coi propri figli, limitandosi a pochi contatti distratti a fine giornata. Tornano a casa e non c’è nessuno, vanno a letto e non c’è nessuno.”

Secondo Loach il lavoro è cambiato e sempre più insicuro. “Le persone sono sotto stress e combattono per guadagnare abbastanza denaro per mantenere sé stessi e la propria famiglia. Tutto questo fa male proprio alla famiglia, le persone sono frustrate, perdono la pazienza, non ci si ascolta davvero” continua il regista prima di arrivare alle possibili soluzioni.

“Se non sai cosa dar da mangiare ai tuoi figli è un grosso problema. Occorre solidarietà, organizzazione, dei partiti e dei sindacati veri che non cedano ai compromessi politici”.

Per approfondire e immergerci nel dramma di questa famiglia come tante delle nostre e proprio per questo così vicina, è possibile leggere qui la recensione completa del film o sintonizzarci stasera su Rai 3 in prima serata alle 21.20 per vedere Sorry We Missed You di Ken Loach.