Per i virologi di regime, finché c’è guerra c’è speranza

Ecco, questi sono gli esperti, quelli che da due anni ci tengono per le palle per squisite ragioni politiche


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La tempra morale dei virologi da sbarco l’abbiamo conosciuta e non è più lecito scandalizzarci: hanno dato prova di incompetenza, di spregiudicatezza, si sono palesati come autentici somari politicamente compromessi e il sistema li ha premiati, li ha fatti ricchi, famosi, li ha messi in copertina e in passerella: logico che non vogliano smettere, ogni droga è difficile da lasciare e questi, dopo aver fatto gran varietà di sfondoni sulla scienza, si sono allargati allo scibile umano, ultima fermata: la guerra. Sempre ad uso e consumo, si capisce: arrivano i profughi dall’Ucraina? Li si accoglie dicendo che “non hanno bisogno di vaccini ma di abbracci” (Sileri, viceministro), poi di fronte all’incazzatura generale di chi sopporta due anni di vessazioni con la scusa della sicurezza, si corregge il tiro, no, anche questi vanno vaccinati. Altri dicono: lasciateli venire, non tamponateli, così possono infettare di nuovo tutti e ci spariamo un altro bel lockdown semestrale. “Andiamoci piano con la libertà”, rantola il ministro sghembo Speranza, quello che vuole l’egemonia sovietica; “Il greenpass va mantenuto a vita”, alita il consigliere (sic!) Ricciardi, silurato anche dall’OMS, quello che non ne ha mai azzeccata mezza in due anni di fanfaronate, ma intoccabile e gradito al premier dimissionario Draghi. I virologi di corte sono terrorizzati, se finisce l’emergenza restano del tutto privi di sovvenzioni. E quindi reagiscono. Tetragoni alla decenza, insistono. Nessuno, per dire, ha chiesto conto al capo del CTS, Abrignani, che prospettava “tremila morti al giorno a febbraio per colpa della variante Omicron”. A febbraio tutti gli indicatori sono crollati ma lui è ancora lì e, dopo aver detto che “la terza dose ci proteggerà per cinque, dieci anni” adesso pretende la quarta, la quinta, la decima. E nessuno che gli dica: vai a casa, che è meglio. Sempre in attesa di una nuova carestia, pandemia, purchessia, basta che non passi il momento d’oro.

Gli scienziati, ma come si dice a Roma per perculare i presuntuosi, si allargano, c’è questa Antonella Viola, che si vede molto sexy ma dovrebbe curare un po’ di più il mestiere, che si è riciclata in una Greta virale e vaneggia di “lockdown energetico in stile coronavirus” per salvare il pianeta e, soprattutto, l’Italia alle prese con la carenza di energia. Il sito di Nicola Porro ne riporta alcune dichiarazioni agghiaccianti: “Se durante la pandemia abbiamo obbligato gli italiani a restare chiusi in casa per mesi, perché in una situazione di emergenza energetica non chiedere loro di risparmiare energia? Spero con tutto il cuore di non sbagliarmi, ma credo che gran parte degli italiani preferirebbero consumare meno, fare qualche rinuncia in più, piuttosto che rivedere attive le centrali a carbone, per quanto moderne e meno inquinanti di una volta”.

Siamo al delirio degli incompetenti. Il gas no, Putin lo fa pagare come champagne millesimato; il carbone no, a Viola non piace, inquina (lo andasse a dire ai cinesi che stanno aprendo nuove decine di centrali); il nucleare no, la Viola del pensiero debole va di mainstream e lo demonizza; per la stessa ragione non transige sulla “transizione energetica” che costa sangue e serve a niente: l’unica, è un bel coprifuoco perenne, così gli italiani stanno tappati, non rompono e si scaldano a fiato. Antonella è sicura, la gente non vede l’ora di consumare meno e rinunciare di più. Più di così? Gli italiani, quelli poveri almeno, che sono in crescita esponenziale, non hanno più quasi niente cui rinunciare, si sono già fumati tutto, un piccolo industriale vede la bolletta della luce salire di 4 volte, quella del gas di 8, ed è solo l’inizio: la scienziata pensa davvero che tenerli tutti rintanati a guardare lei che va da Fazio con scollatura strategica serva a risolvere una crisi devastante? Si mangia a lume di candela? Si tengono gli impianti in funzione a singhiozzo?

Ecco, questi sono gli esperti, quelli che da due anni ci tengono per le palle per squisite ragioni politiche, cioè per entrare in qualche ministero. Virologi di servizio, scienzatelli del potere. Un giorno dicono che la paranoia non ha più senso, quello dopo tornano ad invocare incubi e chiusure. Non lo nascondono e non tengono decenza: per loro, il Paese deve restare imprigionato a vita mentre ammira la loro evoluzione da medici senza frontiere della vanità a pontefici che su tutto si esprimono ex cathedra. Peccato solo che le diagnosi siano un po’ incerte e le prognosi piuttosto infantili. Ma che fa? Finché c’è guerra c’è Speranza, c’è una trasmissione, una testate che intervista, un ingaggio, una candidatura. Hanno contribuito, in modo decisivo, a paranoizzare milioni di menti semplici che ormai la mascherina non se la toglieranno più, succeda quel che succeda. Hanno fomentato l’atavica paura della morte che l’uomo incontra verso gli otto anni, ma che prima imparava a gestire. Adesso non più, adesso l’unica salvezza sta nell’odiare il prossimo, nel tenerlo lontano, nel pretendere un codice puntiforme per un sorriso. La finta preoccupazione di questi dotti medici e sapienti di potere non è molto diversa da quella delle Hunzicker, delle Gregoraci per i morti ammazzati in Ucraina, compianti dalle Maldive, su uno yacht, chiappette al vento e labbra assassine.