Su Netflix arriva Il Filo Invisibile, sfumature di una famiglia arcobaleno (recensione)

Il regista Puccioni ci interroga sul significato della parola famiglia in Italia. Il Filo Invisibile lega bene gli attori sullo schermo, ma il soggetto del film aveva le carte in regola per scendere più in profondità


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Parte come un Mokumentary il film ora disponibile su Netflix Il Filo Invisibile. Il giovane Leone (Francesco Gheghi), protagonista di questa storia, racconta attraverso la tecnica del found footage la storia dei suoi due papà, Paolo e Simone e della sua vita felice in qualità di figlio in una famiglia arcobaleno.

Leone si spinge a raccontare nei primissimi minuti del film la realtà che lo circonda e la lotta per i diritti civili di questi anni: “Purtroppo in Italia una coppia come quella dei miei papà non ha diritto di adottare un bambino”, “La legge sulle unioni civili, arriva solo al mio undicesimo anno di età e un Sindaco con un po’ di coraggio (Niki Vendola che si presta come comparsa in questo film),  decide di trascrivere il certificato americano che riporta sia Paolo che Simone come miei genitori”. “Intanto le piazze – continua Leone – si riempiono di persone, qualcuna per difendere le famiglie tradizionali, altre per includere famiglie di tutti i colori, come la nostra”.

Con un incipit del genere, che scopriremo rappresentare le battute inziali del compito di fine anno del laboratorio scolastico di Leone, pensiamo di essere certamente al cospetto di un film che si tuffa a tutta forza nel novero dei film appartenenti al genere dramma politico sociale. E ci sbagliamo.

Film Il Filo Invisibile

Il lungometraggio vira su una storia intima, più commedia e teen movie che altro, in un film che cerca soprattutto di rispondere alla domanda: Cos’è davvero oggi in Italia una famiglia?

In questo senso il lavoro del regista Marco Simon Puccioni, qui prodotto da Netflix, arriva in maniera immediata ad un pubblico vasto pur tornando ai temi già trattati dallo stesso regista. Puccioni non parla o fa parlare per semplice sentito dire. Conosce bene le domande, le difficoltà e la bellezza di crescere bambini in Italia in famiglie arcobaleno e non.

Dopo il bellissimo film Riparo (2007), Puccioni si era già sperimentato sul tema con il docufilm Tuttinsieme (2020), raccontando nell’arco temporale di quattro anni la sua personale esperienza genitoriale, alternando immagini del contesto politico di quegli anni, delle manifestazioni in piazza, a scene quotidiane di vita vera familiare. In questo senso il regista torna a parlare di famiglie arcobaleno, ma attraverso un genere e un linguaggio completamente diverso, pret a manger per il pubblico Netflix.

Il Filo Invisibile, come spiega l’attore protagonista Francesco Gheghi, è un film sull’amore inteso come coraggio di non aver paura. Leone scopre che anche i suoi genitori, esattamente come quelli eterosessuali dei suoi compagni di scuola, possono avere problemi di coppia e finanche lasciarsi, ma è proprio qui che le solite problematiche affrontate da un figlio di divorziati prendono pieghe inaspettate.

Con me o contro di me, sei figlio mio o sei figlio dell’altro, sono i mantra che quasi ogni ragazzino di quell’età deve sentirsi ripetere durante i divorzi. Quando però lo scontro sulla tutela del minore entra nel vivo, quasi fosse un premio come una bottiglia di vino di ottima annata di Simone o un completo di Prada di Paolo, le cose si complicano ancor di più.

Filippo Timi e Francesco Scianna che convincono pienamente nei panni di Filippo e Paolo, per tutta la vita avevano ricordato a Leone di essere il figlio dell’amore di entrambi, ma una volta divisi, pensano (male) di voler dimostrare la paternità biologica.

E cosa c’è allora di peggio per un adolescente che vedere la famiglia disgregarsi? Dover assistere alla decretazione medica di non avere un padre.

Eppure le cose non vanno come si potrebbe immaginare nel lungometraggio Il Filo Invisibile disponibile ora su Netflix. Il film è sicuramente riuscito nei suoi intenti e funziona, ma il soggetto aveva le carte in regola per scendere più in profondità, tralasciare la commedia e qualche gag già vista sull’argomento e trafiggere al cuore il tema dell’identità e del conflitto.

Infine, quasi a termine dei titoli di coda e a dimostrazione che il film si muove sulle orme di un teen movie, c’è una riuscita intervista doppia a Simone e Paolo che rispondono alle domande di Leone, con le parole che tutti i giovani figli delle disintegrate famiglie italiane vorrebbero ascoltare: “l’amore tra me e tuo padre ha generato te, un ragazzo che merita tutto l’amore del mondo”.