La Regina degli Scacchi porta Netflix a processo per la presunta diffamazione di una campionessa

Una battuta della serie La Regina degli Scacchi porta Netflix a processo per la presunta diffamazione di una campionessa sovietica, Nona Gaprindashvili

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La Regina degli Scacchi ha rappresentato un grandissimo successo per Netflix, premiato con l’Emmy in ben 11 categorie su 18 nomination nella scorsa edizione dell’Oscar della tv, ma porterà anche una rogna legale a Netflix. Il 27 gennaio la giudice distrettuale degli Stati Uniti Virginia A. Phillips ha rifiutato di archiviare una causa intentata da una maestra di scacchi georgiana che sostiene di essere stata diffamata in un episodio della serie e ha presentato una querela.

La Regina degli Scacchi avrebbe offeso Nona Gaprindashvili, campionessa di scacchi in Unione Sovietica negli anni ’60, con una battuta che è stata giudicata dalla querelante falsa e sessista: la giocatrice ha citato in giudizio Netflix in di fronte ad un tribunale federale a settembre contestando una battuta in cui un personaggio della serie afferma che Gaprindashvili, pur essendo la campionessa mondiale femminile” dell’epoca, “non aveva mai affrontato uomini” nelle sue competizioni. Un’affermazione errata, nonché “grossolanamente sessista e sminuente“, secondo la diretta interessata, visto che Gaprindashvili aveva effettivamente affrontato 59 concorrenti maschi nel 1968, anno in cui è ambientata la trama della serie.

Netflix, che ha ideato La Regina degli Scacchi basandosi sul romanzo del 1983 di Walter Tevis e sul personaggio immaginario della campionessa di scacchi americana Beth Harmon, ha chiesto l’archiviazione della causa, sostenendo che lo spettacolo, essendo un’opera di finzione (con tanto di disclaimer in apertura), può prendersi delle licenze artistiche anche molto ampie, appellandosi al Primo Emendamento come garanzia della libertà degli autori. Inoltre la società ha affermato di essersi affidata alle consulenze di due esperti di scacchi per assicurare la correttezza dei dettagli, aggiungendo che nessun passaggio della serie intendeva offendere Gaprindashvili.

Ma la frase de La Regina degli Scacchi che ha indotto Gaprindashvili alla querela, secondo il giudice, è una motivazione plausibile per istruire un processo per diffamazione, visto che le opere di narrativa non sono immuni da questo tipo di azioni legali nel caso in cui denigrano le persone reali. Come riporta Variety, la giudice avrebbe sottolineato, nella motivazione con cui respinge la richiesta di archiviazione, che il fatto che la serie sia un’opera di fantasia non isola Netflix dalla responsabilità per diffamazione se tutti gli elementi di diffamazione sono invece presenti. Inoltre nella sua pronuncia si sottolinea come, per una serie che intende raccontare una battaglia contro gli stereotipi di genere in un ambiente perlopiù maschile come quello degli scacchi, il fatto di aver riportato un falso storico potrebbe indurre il pubblico ad attribuire solo all’immaginaria Harmon la capacità di superare un traguardo che invece nella vita reale è già stato raggiunto da Gaprindashvili. Secondo la giudice, la battuta risulta “sprezzante dei risultati cruciali per la reputazione della querelante” e “ragionevolmente suscettibile di un’interpretazione che implica un’asserzione di fatto dimostrabile come falsa“.

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  • Editore: Mondadori
  • Autore: Walter Tevis , Angelica Cecchi