Storia allucinante di Renzo, che sta morendo su un terrazzo

Ecco il grande Paese di merda, dove si lascia morire un vecchio, più solo di quanto si può essere in un deserto, per difendere un balordo che lo consuma giorno per giorno


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Senti i politici ripetere che l’Italia è un grande Paese e ti sale la nausea. Quello che resta del Paese è malgrado il Paese, malgrado l’intrico di poteri che scaricano il barile e vessano i cittadini fino a farli morire. A patto che siano brave persone, poveri cristi: i farabutti, lo Stato li rispetta, li tutela, considerandoli suoi simili. Un grande Paese di merda, ecco come emerge, anzi affonda, dall’inchiesta di “Fuori dal coro”, la trasmissione di Mario Giordano che sui ladri di case, abusivi, pregiudicati, mascalzoni, ci ha fatto una vera e propria crociata. Una guerra santa, mai locuzione fu più appropriata, che di settimana in settimana scopre casi pazzeschi, ma uniti tutti da un denominatore comune: la malavita abituale, conclamata di chi occupa, la disperazione abissale di chi si è fidato e finisce in rovina. A volte, proprio sull’orlo del tracollo, la situazione si risolve ma solo perché un programma televisivo è intervenuto e il delinquente di turno ha preferito non farsi più trovare, pieno di affari sporchi com’è. E allora non ci si crede alla felicità di quei proprietari che ritrovano la loro casa, per quanto devastata, e piangono, piangono e ringraziano non lo Stato, non il grande Paese, ma un programma controcorrente.
Qui siamo a raccontare della storia, incredibile, atroce, di Renzo, 83 anni e 83 malanni, che vive su un terrazzo: casa sua gliel’ha sottratta un cialtrone coi capelli ossigenati, benestante, originario del Bangladesh, che ha deciso di farlo morire e prende in giro l’inviata del programma. Si era fidato, Renzo: lo aveva aiutato ad aprire un bar – il mascalzone gestisce tre locali, attualmente, gli aveva affittato casa: l’altro dopo le prime mensilità ha smesso di pagare, se n’è fottuto e l’anziano, solo, cagionevole, s’è ritrovato su un terrazzo, unico spazio ancora disponibile. Lui contro l’inverno: lastre di plastica alle pareti, una stufa a pellet per non morire, di qui la zona cucina, di là uno strapuntino per letto, sembra lo scantinato “alla giapponese” del conte Mascetti.
Nessuno scrupolo, nessun rimorso: “Tanto deve morire presto, è vecchio” dice Hussein, che di fronte allo sfratto esecutivo, ricevuto due anni fa, ride felice. Sa che in Italia di esecutivo non c’è niente, sa che nessuno andrà mai a chiedergli conto del lento omicidio che sta perpetrando. Difatti nessuno è mai andato, la jungla burocratica è ottima per inghiottire ogni torto e ogni ragione e tutti se ne lavano le mani in eterno, il loro dovere l’hanno fatto, dovere di carta, di timbri, adesso si arrangi: anche loro, i pubblici poteri, dicono: per noi può pure morire. Finché non capita una troupe di Fuori dal coro. A quel punto la storia di Renzo diventa di pubblico dominio, nell’incredulità generale: siamo abituati a tutto, ma una roba così, nel “grande Paese”, non credevamo fosse ammissibile. Anche il mascalzone è diventato famoso, ma, sulle prime, non se n’è preoccupato: ma sì, i soliti rompicoglioni, basta mandarli affanculo, come ha fatto in diretta, per la strada, con la sua zazzera ossigenata, poi rosa, poi bianca, è un tipo alla moda, basta minacciarli di chiamare l’avvocato, lui, capite? Lui, e quegli stronzi non si fanno più vedere.
Invece Giordano è un tipo ostinato e, settimana dopo settimana, ha continuato a mandare la sua giornalista da questo Hussein. Che, settimana dopo settimana, ha cominciato a capire che questa volta non se la sarebbe cavata così liscia. Nondimeno, non ha mosso un dito: “Tanto quel vecchio deve morire”, e poi ha chiuso le porte del suo bar in faccia all’inviata di Giordano. Il quale, da giornalista esperto, ha avuto buon gioco nel servirsi di tanta improntitudine: tirati per i capelli – Mario è uno che fa nomi e cognomi – si sono allora agitati in tanti: l’ufficiale giudiziario, che si trincera dietro la solita selva oscura di regolamenti, di procedimenti, tanto per perdere altro tempo; il questore, che prima di Natale aveva promesso che sarebbe intervenuto tempestivamente (non pervenuto: lui e l’intervento); quanto alle forze dell’ordine, che conoscono l’Hussein, ne sanno i trascorsi e le pendenze variegate, beh, hanno finito per scortarlo – lui, capite? Lui – in quanto “molestato” da una giovane donna, una giornalista, che persisteva a chiedergli: quando paghi? Quando te ne vai? Lo sai che stai condannando un anziano al limite?
È passato Natale, Renzo ha attaccato un festone d’argento sul terrazzo e ha pianto tutta la sua rassegnazione, sprofondando sempre più. È passato Capodanno e ha saputo che deve portare ancora un po’ di pazienza, e che diamine, sempre a disturbare chi lavora sta. Lui, capite? Lui è una rottura, è un intralcio. È solo un vecchio scassapalle, ma che pretende? Non lo sa che noi siamo ligi, applichiamo la legge e se la legge tutela chi lo distrugge, che c’entriamo noi? Lo sa quanto fatichiamo noi statali? Non ha neanche rispetto delle feste di chi lavora tutto l’anno e rappresenta le sacre istituzioni? Certa gente a volte sarebbe da ammazzarla.
Uccidi l’anima e il corpo morirà. Ormai Renzo ha capito che non c’è più niente da fare, i poteri democratici lo hanno abbandonato, le forze anche. “Parliamoci chiaro” ha detto alla giornalista due settimane fa “a me resta poco da vivere e vorrei chiudere a casa mia. Ma ho capito che non ce la farò”.
Eccolo il grande Paese di merda. Dove tutti, non solo le istituzioni, si voltano dall’altra parte, lasciando morire un vecchio, più solo di quanto si può essere in un deserto, per difendere un balordo che lo consuma giorno per giorno; gli aveva perfino chiesto di fare da garante alla sua delinquenza, voleva che il suo padrone di casa, senza più casa, dichiarasse di essere stato pagato completamente, quando da due anni non vede un centesimo. Questi qui non si accontentano di rubare, vogliono anche farci su i soldi, come quel barbiere glamour, di volgarità maleodorante, che, dovendo trentamila euro di arretrati al proprietario, gliene ha chiesti altri diecimila per lasciare la casa. Feccia così, nata per il male, Giordano ne ha scovati tanti, di solito urlano, minacciano, aggrediscono, mentono, fanno i discorsi deliranti dei malavitosi alienati, che vivono in un altro pianeta, chiamano avvocati e gendarmi, ma alla fine smammano. Questo no. Questo ride, aspetta il funerale di chi l’ha aiutato e cambia colore allo scopettone che ha in testa.
Fuori dal coro ha già sgomberato 53 case, lo Stato altrettante, non di più, nel vanto grottesco del ministro di polizia Lamorgese. Eccolo il Paese di merda, dove perfino il quartiere non fa niente, non lo riguarda, non lo impietosisce la tragica ingiusta fine di un vecchio. Che cosa è mai diventata l’Italia? Che cosa Roma? Un tempo l’avrebbero risolta per le spicce, e per solo amore di giustizia. Lo stesso avrebbe fatto qualche sbirro di buon cuore: loro sanno come si fa, lavoro pulito e il cialtrone nessuno lo ha visto più, chissà, sarà tornato al suo Paese. Non parliamo di soluzioni brutali, capiamoci: a volte basta una franca, aperta chiacchierata: amico, non è più aria per te, vedi un po’ se la vuoi capire.
Renzo, ieri, all’ultima puntata di Fuori dal coro non c’era. Non è stato possibile raggiungerlo, è crollato, sta male. Sta morendo. Della sua fine porteranno il marchio in tanti: il sindaco, il questore, il prefetto, l’ufficiale giudiziario, e tutti quelli che, potendo fare qualcosa, hanno preferito non fare niente. Hussein, che fa la bella vita e accumula reati, scortato dalla polizia, e dice “Prima o poi quel vecchio creperà”, viene solo per ultimo. Perchè è una gramigna, niente di più, e la gramigna si fa presto ad estirparla. Basta volere.