La variante raffreddore e la nave dei folli (che sta affondando)

Non ce n'è uno, dico uno, che sembri avere la testa attaccata sulle spalle a cominciare dall'immaginifico presidente del Consiglio


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Cerco di raccontarla nel modo più morbido, se volete politicamente corretto: a questo punto non è più una guerra contro la pandemia ma contro la ragione. Non ce n’è uno, dico uno, che sembri avere la testa attaccata sulle spalle a cominciare dall’immaginifico presidente del Consiglio secondo il quale “il greenpass è uno strumento che garantisce la sicurezza di non contagiarsi”: affermazione incredibile, frutto o di ignoranza o, nel caso peggiore, di malafede. Ma il nostro supertecnico se la cava così: all’epoca pareva giusto, che potevo saperne io?
L’altro vertice sta al Colle e, dopo avere avallato ogni e qualsiasi decisione sciagurata, come buonuscita auspica il silenzio per i “novax” che sarebbero tutti quelli che vedono lo sfascio e si permettono di denunciarlo. Perché lo sfascio c’è e riguarda ogni aspetto di una azione di governo letteralmente dilettantesca quando non demenziale (o criminale). Un esecutivo che pende dalle labbra di una pletora di esperti con nessun peso nella comunità scientifica internazionale, capaci di dire tutto e il contrario di tutto, di dire e disdire, di pronosticare, in assoluta scioltezza, l’innocuità del virus, poi la sua letalità, poi l’obbligo delle pezzuole verdi, quindi la totale inutilità, ergo la necessità dei lockdown, dopodiché l’avvento salvifico del sacro vaccino che avrebbe risolto tutto in una dose, massimo due, senonché ce ne vogliono tre, o meglio tre all’anno, per tutta la vita, perché la terza dose coprirà per dieci anni, cioè no, per dieci settimane al massimo, sta di fatto che “nessuno aveva detto che”. E invece avevano detto, giurato, assicurato, e siamo al punto di partenza con l’aggravante di due anni persi.
Come si fa a prestare autorevolezza ai virologi canterini, che chiaramente del loro mestiere sanno poco e niente, una congrega del far poco e male, che sfilano sui red carpet, che ballano e si agitano in televisione in una fiera delle vanità che ha dell’osceno? E più toppano e più sono tracotanti, illiberali, danno di matto, se un altro si permette di parlare, di dissentire. Questi poi sono gli sparafucile che determinano l’azione di ministri come Speranza, per diretta ammissione un sociopatico che ha “paura se vedo due persone per strada” e vuole tenere il Paese imbottigliato a vita, così da riguadagnare, sono parole sue, “una nuova egemonia culturale”, purtroppo di sapore sovietico. O come il vice, Sileri, sul quale il tacere è bello. Ma vogliamo parlare del ministro Brunetta, uno che pare posseduto dal demone della vendetta contro la vita, uno che adesso pretende di imporre l’obbligo del siero vitalizio a qualsiasi lavoratore, pena la morte di fame? Vogliamo parlare del generale Figliuolo, sempre più simile a una caricatura di Giorgio Bracardi, questo sopravvalutatissimo personaggio una chilata di patacche sulla divisa, che di fronte al disastro delle file dei tamponandi non trova di meglio che commentare: beh? Che c’è? Non si fa forse la fila per andare a sciare, per il black friday?
Vogliamo parlare ancora dei parlamentari ossessi, dei presidenti di regione vaneggianti, che rilanciano al gioco delle proibizioni, delle punizioni che non risolvono niente, che complicano tutto? Nuova egemonia o meno, assistiamo al ritorno dello Stato etico di stampo hegeliano, il potere che premia o castiga e non vuole sentire ragioni, più si accorge di sbagliare, di annaspare, e più insiste: approccio tipicamente ideologico, se la realtà non torna noi la torciamo, alla fine la realtà dovrà piegarsi all’ideologia. Come va a finire, lo abbiamo constatato mille volte, in mille epoche, con mille regimi diversi ma tutti votati a sicura catastrofe. Dopo due anni di complicazioni mostruose siamo all’anno zero, la variante Delta che doveva spazzare via la popolazione globale è durata poche settimane, soppiantata dalla Omicron che è infinitamente più blanda e “minaccia” di raggiungere la tanto vagheggiata immunizzazione diffusa per contagio: una bella notizia, ottima, ma il regime non se ne dà per inteso, potenzia uno strumento infernale come il megasupergreenpass, si accinge a serrare tutto ancora una volta in ossequio a quella che in America viene già definito “lockdown del raffreddore”.
Vogliamo parlare della libera informazione, libera di obbedire, di adeguarsi, di spalmarsi sul potere, di additare alla gogna altri giornalisti che fanno il loro mestiere, che ogni giorno infierisce con la conta dei contagiati, col record di infetti, senza specificare rispetto a cosa, con quali conseguenze reali? Poi uno si dà la pena di andare a verificare i numeri veri e trova che i reparti di terapia intensiva sono al 10%, che i ricoveri normali sono ampiamente nella norma, perfino ridotti rispetto alle ondate influenzali di tutti gli anni, e intasate anche di paranoici, di ipondriaci che pretenono l’ospedale anche per un’unghia incarnita. Il feticismo dei sondaggi, questa maledizione postmoderna, che orienta tutto mentre tutto distorce. I conduttori assatanati, inferociti, inviati che corrono dietro a quelli senza mascherina, che si sentono investiti di una missione moralistica, una casinista in forza al Tg1 è andata a provocare un ministro novax fino in Romania, ha gridato allo stupro dell’informazione, poi i filmati integrali hanno dimostrato tutt’altra storia.
Vogliamo ancora dire dei politici che non hanno uno straccio di idea politica, sono drogati di social, danno di matto se un tweet cala di gradimento rispetto al precedente? La logica dei Ferragnez, solo che questi prendono le decisioni collettive. Non una lotta alla pandemia ma alla logica, all’equilibrio mentale, al buon senso. Parlamentari, amministratori che delirano, che vogliono mettere ai ceppi o direttamente al muro chi non fa quanto ordinato, chi ha timore, chi protesta dopo reazioni avverse. E lo fanno con l’arroganza del potere, mostrandosi carichi di pacchi di Natale, in partenza per destinazioni impedite al popolaccio servo e pezzente. Non serve scomodare i grandi reset globali basta il piccolo ritorno nazionale al fatalismo, al provvidenzialismo magico, al trionfo dell’incapacità e della meschinità di bassa cucina, di piccolo cabotaggio: il disastro italiano è tutto made in Italy, almeno questo, forse con un piccolo aiuto da fuori, da lontano, con qualche ispirazione cinese, ma resta tipico dell’avventurismo tricolore, della spocchia deficiente dei lottizzati politici al posto di chi sa cosa fare e non perde il senno.
Il risultato è il seguente capolavoro: per essere sicuri (ma sicuri di che?) ci vuole l’elisir, però non basta, serve il tampone, però il tampone è come la ruota della fortuna, uno su due è fallace, dunque per corroborare il tampone, anzi il supertampone, ci vuole l’elisir, anzi il superelisir, però per l’elisir all’ennesima dose siamo indietro e gli smaniosi li rimandano a casa, ma insomma dopo quanto presentarsi? Cinque mesi? Quattro? Ma anche per il tampone è saltato tutto, code di dieci, quindici ore, ma il general Figliuolo con la penna d’alpino dice che in trincea si passa questo ed altro, che la variante raffreddore è incontrollabile, però fa pochi o nessun danno, però bisogna immunizzare anche i feti, però per i piccoli l’incidenza è dello 0,00038%, però bisogna coprire tutta la popolazione, però l’immunizzazione di massa non esiste, però ci vuole il QR supergiga, però non distingue i “sani” dagli impestati, però allora bisogna farlo ancora più pervasivo, però niente serve, però bisogna mandare quello al Colle, quell’altro al suo posto, però forse no, però i giochi sono aperti, però intanto richiudiamo tutto, però l’economia di Natale è già andata a puttane, però i cosiddetti ristori non ci sono, però ci saranno i soldi dell’Europa, però sono già prenotati dai partiti, però forse non arrivano, però le tasse arrivano subito, però ci sono i bonus, roba da qualche spicciolo, però l’economia è in vertiginosa crescita, però è solo un auspicio, un algoritmo, però il Covip è di moda, le marionette da TikTok si filmano col termometro in bocca mentre suggeriscono come curarsi e per chi votare, però si torna tutti a scuola, però non si sa quando, però a distanza, però non c’è più niente che tenga però tutto va ben, madama la virologa. Però merda. E in questa nave dei folli andiamo a picco, finché ‘l mar non fu sopra noi richiuso.