Mi sono imbattuto in un video che ALESSANDRO DUCOLI ha postato sul mio canale Telegram Sir Red Ronnie.
Il brano, “Sandropiteco”, era fuori da ogni regola di scrittura e canto. Strepitoso, nel testo e nella musica.
Mi sono collegato con lui durante la diretta WE HAVE A DREAM del 16 febbraio 2021 e l’1 marzo l’ho invitato ad esibirsi live a Casa Sanremo. In quella occasione c’era ospite anche l’attore e disegnatore ANDREA SANTONASTASO, che ha legato immediatamente con Ducoli e Valerio Gaffurini, suo compare nelle scorribande musico-letterarie-bucoliche.
Cia siamo ripromessi di averli insieme al Premiato Circo Volante del Barone Rosso, non appena fosse pronto il nuovo album di Ducoli.
Nel frattempo Santonastaso gli ha fatto i disegni per il nuovo video “Strega comanda colòr”.
Quando è arrivato al Premiato Circo Volante del Barone Rosso naturalmente Ducoli non aveva il disco pronto.
La sua esibizione l’ho lasciata integrale, anche con la parti teatrale di Andrea Santonastaso, che durante il live di Alessandro e Valerio dipingeva in diretta.
Le performances, come quella di Ducoli e Santonastaso, ti lasciano un buon sapore nel cuore che recita: “Ma allora l’arte esiste ancora, anche se sotterranea”
Ecco la bio che ha redatto lo stesso Ducoli:
Alessandro Ducoli, 1 ottobre 1971, Breno (BS). Infanzia e adolescenza ordinarie tra scuola, calcio e altro. Due sorelle maggiori lo costringono all’ascolto reiterato di tutta la peggiore musica melodico-romantica italiana degli anni ’70, ma a metà degli anni ’80 decide di salvarsi la vita acquistando un proprio Walkman. Compra il suo primo album: Like a Virgin.
Verso la seconda metà degli anni ’80 muove i primi passi nel mondo della musica suonando l’armonica con vari amici. Trasferitosi a Padova per conseguire la Laurea in Scienze Forestali, inizia ad avvicinarsi alla chitarra e al canto. Produce due demotape: Rosso (1994) e Sopra i muri di questa città (1995). Pubblica quello che lui stesso definisce il suo primo album solista: Lolita (1996).
Con lo pseudonimo di Bacco il Matto, produce S. Marco (1999) e Cercatori d’oro (2000). Dal 1999 la carriera solista del Ducoli vede l’uscita di Malaspina (1999), Anche io non posso entrare (2001); nel 2005 in compagnia del batterista Arcangelo Buelli e del contrabbassista Massimo Saviola, dà vita al progetto La Banda del Ducoli, a cui partecipano anche il chitarrista Lorenzo Lama e il pianista Renato Saviori. La collaborazione si consolida nell’uscita di Taverne, stamberghe, caverne (2003); nel 2005, in compagnia di Mario Stivala, produce Brumantica (2005), che vede la partecipazione di alcuni tra i più riconosciuti musicisti italiani: Ellade Bandini, Ares Tavolazzi, Alessandro Galati, Fabrizio Bosso, Sandro Gibellini e Tino Tracanna; seguono Artemisia Absinthium (2008), Piccoli animaletti (2010), Sandropiteco (2013), Divanomachia (2015), Gufi, allocchi, barbagianne e altre giovani streghe (2016), I sigari fanno male (2017), Diavoli e contrari (2018) e il più recente 20 km di paura (2019).
Parallelamente alla sua attività solista, il Ducoli ha dato vita a numerosi altri progetti:
- Degeneration beat (2004, omaggio alla “prosa spontanea” e a Jack Kerouac); e Tropico Boreale (2006); realizzati dai Brother K sotto l’ala protettrice di Mark Murphy e Fernada Pivano.
- Le scorribande polverose di Cletus Cobb (quello che Ducoli definisce un “fratello maleducato”): Tonight’s the day (2004, con i My Uncle The Dog), Jokerjohnny I e Jokerjohnny II, Easlylove, I leave my place to the Bitches (2005, 2006, 2008, 2009, con gli Spanish Johnny), Sex Me e I Never Shot An Indie (2012) e We Are Done (2016), con i Lupita’s Project.
- La collaborazione con Boris Savoldelli in Insanology (2007), Protoplasmic (2009) e Biocosmopolitan (2011); con Boris, suo maestro di canto, produce i testi riadattati del progetto Esenin Jazz, dedicato alle poesie di Sergej Aleksandrovič Esenin, con cui il vocal performer, a Mosca, vince l’edizione 2016 del Premio Letterario Internazionale Sergey Esenin.
- Cromo inverso (2004) e Clockwork Orangina (2012) di Mané.
- Quart de Luna (2011), Piombo, ferro e chitarre (2013) e Sui nostri passi (2016) della Selvaggi Band.
- Pianeta rosso (2010) e Arcobaleni rossi (2013) di Mauro Tononi.
- Electric Babyland dei Jones Bones (2008).
- Giro l’angolo di Fabio Granzotto (1996).
- L’infinito è semplice di Alice Quarteroni (2011).
- Joan Quille di Annalisa Mazzolari (2018).
- L’Affascinazione di Elodea (2018)
- Eccetera.
- La musica si misura su tre assi geometrici: cervello, cuore e culo… quella forte riesce a muoversi e far muovere i tre assi contemporaneamente; quella brutta ci riesce con uno o due, ma con poca onestà; quella presuntuosa muove solo un asse, anche con onestà, ma trascurando gli altri due forse per snobbismo di necessità o forse per incapacità. Tutto il resto non serve. (Ducoli, 14 febbraio 2018)
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