Valerio Scanu ricorda suo padre: “Per me è ancora tutto assurdo”

Valerio Scanu ricorda il padre, ucciso dal Covid nel dicembre 2020. Ecco il suo racconto a Oggi è Un Altro Giorno

valerio scanu ricorda suo padre

Ph: Simona Bellini/Wikicommons


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Valerio Scanu ricorda suo padre, e lo fa con tutta la dignità di un figlio ferito ma orgoglioso. Era il 23 dicembre 2020, quasi un anno fa, quando gli organi di stampa riportavano la notizia che nessuno avrebbe voluto leggere: Tonino Scanu, 64 anni, era morto per le complicazioni dell’infezione da Covid-19. Un periodo storico, il dicembre 2020, in cui i vaccini non esistevano ancora e per questo la pandemia si manifestava più feroce che mai.

Al suo papà, Valerio aveva scritto una lettera straziante nella quale descriva l’uomo come il suo supereroe, vinto dalla sensazione di dover prendere in mano le redini di tante cose. “Queste cose le ha sempre fatte babbo, io ora non posso”, scriveva Valerio Scanu nella sua lettera. Un dramma, quello della famiglia Scanu, iniziato con il ricovero di Tonino all’ospedale di Olbia. Il tutto si è svolto in una situazione di grande caos sanitario, durante la quale i famigliari avevano riferito di incontrare difficoltà nel ricevere notizie da Tonino.

Oggi Valerio Scanu ricorda suo padre davanti alle telecamere di Oggi è Un Altro Giorno in compagnia di Serena Bortone. Con una lucidità tesa ma serena, l’artista racconta quei giorni terribili trascorsi nella speranza che il padre uscisse da quell’incubo. Tonino era stato ricoverato per una polmonite interstiziale, ma nei primi giorni era lui stesso a rassicurare la famiglia al telefono. Col passare dei giorni i contatti venivano sempre meno e l’uomo veniva trasferito di struttura in struttura per trovare una sistemazione più attrezzata. Ecco il racconto di Valerio Scanu:

“Per me è ancora tutto assurdo, ma ne parlo tranquillamente. Quando è finito nel primo ospedale per una polmonite interstiziale abbiamo fatto una chiamata a cui ha risposto e minimizzava. Il giorno dopo è stato trasferito in una seconda struttura e stava ancora bene. A un certo punto ha smesso di rispondere al telefono, abbiamo chiamato l’ospedale e ci hanno spiegato che l’avevano trasferito in un’ennesima struttura sanitaria attrezzata. Li è stato trasportato prima in terapia sub intensiva e poi in quella intensiva. La situazione è precipitata da un giorno all’altro. Mi hanno chiamato di notte dicendo che non c’era ormai nulla da fare”.

Con queste parole Valerio Scanu ricorda suo padre, colpito dallo stesso dramma che ha seminato morte e disperazione nel mondo intero e che ha creato – e ancora oggi crea – forti divisioni e scetticismo, tranne nella parte in cui la tragedia arriva di prima persona, senza creare divisioni né chiedere il permesso.

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