La denuncia dell’attrice di Grey’s Anatomy sulle condizioni “crudeli” dei set: “Oltre 14 ore al giorno, fino all’esaurimento”

La denuncia dell'attrice di Grey's Anatomy è una fotografia delle condizioni massacranti sui set per cast e troupe: "Oltre 14 ore al giorno sono insopportabili"

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Il lungo atto d’accusa dell’attrice di Grey’s Anatomy, ex volto storico della serie, Katherine Heigl, è una fotografia tristemente realistica delle condizioni di lavoro sul set del medical drama come di tutte le produzioni cinematografiche e audiovisive in generale. Con un lungo intervento sui suoi canali social, Heigl ha voluto supportare l’International Alliance of Theatrical Stage Employees (IATSE), il sindacato dei lavoratori dello spettacolo, che minaccia uno sciopero generale per chiedere condizioni migliori per oltre 60.000 lavoratori dietro le quinte in produzioni teatrali, televisive e cinematografiche.

L’ex attrice di Grey’s Anatomy supporta la causa con un accorato appello a ridurre gli orari di lavoro, che spesso superano le 14 ore consecutive, e a corrispondere salari equi ai lavoratori e alle lavoratrici dello spettacolo. Ma soprattutto il suo lungo post apparso su Instagram è un invito a creare un ambiente professionale più salubre, che non spinga le persone a stare sui set “oltre la soglia dell’esaurimento“, costringendole ad orari massacranti che hanno conseguenze anche gravi sulle loro condizioni di salute fisica e mentale. Come lei anche Kerry Washington, Mandy Moore, Joshua Jackson, il regista e attore di Grey’s Anatomy Kevin McKidd con l’intero cast e troupe, hanno recentemente mostrato il loro sostegno al sindacato in questa battaglia di civiltà del lavoro.

L’attrice di Grey’s Anatomy ricorda di aver parlato di condizioni di lavoro “crudeli” già dodici anni fa, quando usò questo aggettivo in un’intervista con David Letterman: all’epoca Heigl interpretava Izzie Stevens nel medical drama di punta di ABC e quelle dichiarazioni alimentarono la sua fama negativa di persona ingrata e “difficile” con cui lavorare. Oggi Heigl rivendica di aver detto soltanto la verità e di aver subito contraccolpi negativi sulla sua carriera per essersi esposta denunciando condizioni di lavoro insopportabili per chiunque, non certo solo per attori strapagati come le star delle serie tv ma soprattutto per le maestranze. Nel suo post descrive bene l’impatto negativo di orari di lavoro che vanno oltre soglie di umana resistenza (in Italia 10 ore è il limite massimo previsto dal contratto nazionale è di 38 ore settimanali, di regola distribuite su cinque giorni e con non meno di 11 ore di riposto tra una giornata e l’altra, negli Stati Uniti evidentemente si va molto oltre). Una questione che riguarda cast e troupe dei set di quasi tutte le grandi produzioni. Ecco la parte più smaccatamente di denuncia dell’intervento di Heigl.

Alcuni di voi ricorderanno più di dieci anni fa che fui molto esplicita sull’assurdità degli orari di lavoro a cui le troupe e gli attori erano costretti dalla produzione. Sono stata molto esposta e per molti anni successivi mi hanno preso a calci in culo per aver parlato. Stiamo facendo intrattenimento. Non stiamo risolvendo la fame nel mondo o curando il cancro. Stiamo raccontando storie. Quando la produzione raggiunge (sic) le 14 ore e oltre, stanno chiedendo ai nostri team di tornare a casa stanchi. Il numero di persone che si sono addormentate al volante è impressionante. Il numero di incidenti che accadono sul set a causa della stanchezza è scioccante. La malattia sia mentale che fisica è oltre misura. Non c’è niente di affascinante o sexy nel lavorare oltre il punto di esaurimento. Quando ho parlato per la prima volta, stavo parlando a nome mio e della mia troupe in Grey’s. Oggi le cose sono un po’ diverse per me. Sono nella fortunata posizione di poter dire di no. Rifiutare un lavoro se richiede più di quanto (sic) posso sopportare. Sono abbastanza cresciuta per fregarmene se faccio incazzare le persone creando confini che proteggono la mia salute, sanità mentale e lavoro”, ha scritto. Quindi questo post non è per me. È per le troupe. È per la mia seconda famiglia. È tempo che condizioni di lavoro ragionevoli ed eque, salari e orari diventino la norma. Punto. A tutte le troupe di tutti i set in questo nostro grande mondo. Vi supporto.

Lo sciopero minacciato da IATSE potrebbe mettere a rischio diverse produzioni tv appena partite, se le richieste di nuove regole sugli orari di lavoro e i salari non verranno accolte dalle major e dalle case di produzione delle emittenti tv.