Bambola e come il neomelodico sia molto meglio di X Factor

Bambola, una hit che nulla ha a che fare con X Factor, ovvio, specie nell’edizione del gender fluid, la prima senza categoria, la prima con un concorrente no binary

Photo by X-factor episode


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Ora, partiamo dalle basi, X Factor è un programma scritto, e come tutti i programmi scritti poco di quel che capita non è stato pensato e realizzato dagli autori. Tanto più nelle fasi registrate, dove il montaggio, santo Dio sembro il direttore naturale di Fantozzi che costringeva i dipendendi a vedere la Corazzata Potiemkin, ha un peso fondamentale. Ha ancora più un peso il fatto, ora che siamo giunti, anzi, sono giunti alla quindicesima edizione, che di cantanti sconosciuti, quelli che se ne stavano rinchiusi in casa e di cui nessuno aveva sentito parlare, non ne esistono più, come i maschi in Y- L’ultimo uomo. Tutti i concorrenti sono stati convocati, pescati tra scuole di canto, giri vari, piccole etichette indipendenti. Buona parte dei volti che scorrono da quelle parti sono già conosciuti a chiunque abbia un minimo di frequentazione del sottobosco, ma lungi da me gridare a un qualche scandalo, nessuno finge che le cose stiano diversamente. Certo, ci sono le storie pietose che pietiscono la lacrima dei giudici, e quello è ovviamente tutto preparato, ma per il resto nessuno che sia dotato di lucidità pensa alla favoletta del wannabe che arriva su quel palco per caso.

Quello che però stupisce, o almeno ha stupito me, è uno dei passaggi della seconda puntata della Auditions. A un certo punto, infatti, arriva tale Matteo, un ragazzo con un baffetto appena accennato, accennato come sono accennati i baffetti dei ragazzini che hanno ancora poca dimestichezza col rasoio, a causa dell’anagrafe. Pettinatura improbabile, vagamente alla Adolf Hitler. Maglietta rosa e pantaloni tagliati. Il tipo, di Catania, si presenta spavaldo, lì sì complice l’età giovanissima, dicendo che fa musica neomelodica e che, rispondendo a precisa domanda, si gode la vita andando al mare. Poi parte la canzone, Bambola, che dedica a Emma, la quale, si capisce, non è un attrice nonostante quel che ha provato a darci da intendere Muccino, sa perfettamente chi ha di fronte. Bambola è una hit del genere neomelodico. Una hit vera, roba da oltre venti milioni di views, che il buon Matteo ha tirato fuori quattro anni fa, quando di anni ne aveva quattordici. Una hit che nulla ha a che fare con X Factor, ovvio, specie nell’edizione del gender fluid, la prima senza categoria, la prima con un concorrente no binary (è lui a chiedere di essere chiamato col pronome maschile, fermi amici cagacazzi), quella con le pubblicità dell’Opel nella quale il ragazzo di trucca col rossetto, le ragazze si guardano dolci e si tengono per mano, lungi da loro presentare anche un etero, non sia mai. Nel video, quello degli oltre venti milioni di views, Matteo è irriconoscibile, un bambino ancora non cicciottello come quello che vedremo sul palco di X Factor, nessun baffetto all’orizzonte, ma la canzone è quella, chiunque si sia minimamente fatto un giro dalle parti dei neomelodici le conosce. E il fatto che sia di Catania e canti in napoletano, usato da Emma per esaltarne le doti, lei che in fondo ha sempre fatto musica neomelodica, spacciandola per pop se non addirittura per pop rock, è una delle tante menzogne del programma, o delle scritture del programma, perché la musica neomelodica parte sì da Napoli e da Napoli si sviluppa, ma è patrimonio italiano, sicuramente di tutto il sud, ma non solo del sud.

Io la conosco a memoria, e non perché io sia un fan di questo genere, non lo dico per spocchia ma per cronaca. Mio figlio Tommaso, sedici anni, due meno di Matteo, sono quattro anni che ce la canta, facendo anche quel carattteristico gorgheggio che gioca con le sillabe tipico del genere, roba che più di una volta ho pensato di mandarlo dal maestro Pennino e fagli fare un singolo, non fosse che poi magari qualcuno lo assocerebbe a me e arriverebbe la fine.

Bambola, traduco, è una hit. Non è una hit in potenza, non è una hit del futuro, è una hit da quattro anni. Il fatto che Hell Raton ne parli come se fosse una profezia fa ridere. Il fatto che Mika e Manuel fingano di non sapere di che si tratti anche. Emma, la sola incapace di tenere una posizione evidentemente concordata, cede e balla esaltata, lei che si sogna da sempre una hit così, ma figurati se ha il coraggio di dire che lui, Matteo, il ragazzino con baffetto accennato e la pettinatura da Hitler, oltre che una maglia del Palermo, come gli ha fatto notare Manuel, e una linea non esattamente esaltante (so che una delle caratteristiche di questo X Factor è anche questa, l’inclusività e la lotta la body shaming, io sono sovrappeso di una quindicina di chili, parlo perché so di che si tratta) è già una star in quel settore.

Allora, sappiamo tutti che alla fine vincerà la ragazzina bulgara che arriverà nelle prossime Auditions, ok, ci sta, una ragazzina che praticamente non parla italiano, talento puro che si gioca la carta dell’inclusività sul fronte nazionalità, ma è evidente che Matteo lì in mezzo è una sorta di Messi, perché trattarlo con spocchia e sorrisini, lui che ha con quella sola canzone più ascolti di tutto il repertorio degli Afterhours messo insieme?

E perché, soprattutto, prendere per il culo un genere che, in questo Hell Raton è sincero, ha nutrito immaginario poetico e sonoro di buona parte della trap e del rap che circola dalle nostre parti?

Chiudo questa mia veloce dissertazione su Bambola, pensa te a volte cosa ti riserva la vita, e sul neomelodico, che io personalmente non frequento ma verso il quale ho quella forma di ammirazione che si prova verso chi ha una potenza comunicativa trasversale, capace di travalicare la lingua, vicino alla casa nella quale sto quando vado nella mia città natale, c’è una famiglia di zingari, così li chiamano da quelle parti, vai a capire se sono rom, sinti o quel che è,  che per tutta l’estate ci intrattiene, a noi vicini e a tutto il quartiere, visto il volume sparato dalle casse forse dell’intera città e regione, con canzoni tratte da quel repertorio, Bambola compresa, e sicuramente l’utenza non è di origine napoletana, chiudo questa mia veloce dissertazione su Bambola, quindi, invitandovi a andare a ascoltare il nuovo singolo di quel genio, non mezzo genio, genio intero, di Enzo Savastano, neomelodico inside. Il brano si intitola E latitanza sia, e come Un’altra quarantena insieme a te, Le mogli dei cantanti famosi e la sua più celebre canzone, Canzone indie, è un gioiello di ironia e perfezione filologica. Che poi Enzo Savastano non esista, beh, questo è un dettaglio, esattamente come il fatto che tutto quel che accade a X Factor è scritto e pensato dagli autori, con la sola differenza che Savastano è bravo e divertente, X Factor sempre più noioso. Meglio Bambola tutta la vita.