Lo sfogo di Nino D’Angelo sulla camorra: “Hanno sparato contro casa mia”

Negli anni '80 la camorra sparò due volte contro la casa di Nino D'Angelo. Ecco il racconto dell'artista partenopeo

nino d'angelo sulla camorra

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Nel lungo sfogo di Nino D’Angelo sulla camorra, sulla sua amata città e sulla sua vita è venuta finalmente a galla la risposta che tanti fan aspettavano. Da circa 35 anni il cantautore napoletano non vive più a Napoli, essendosi trasferito a Roma. La scelta è stata criticata più volte, anche aspramente, da parte di chi ha sempre visto in quel trasferimento un atto di snobismo o di ingratitudine verso la città che lo ha reso famoso e gli ha dato i natali.

Nino D’Angelo sulla camorra

Nino D’Angelo si è sfogato in una lunga intervista rilasciata questa mattina per il Corriere Della Sera. È venuto fuori che quella dell’artista partenopeo è stata una fuga obbligata dal momento che la criminalità organizzata aveva preso di mira la sua famiglia a seguito del suo successo.

La mafia napoletana, infatti, aveva fiutato affari nel successo di Nino D’Angelo e per questo gli faceva pressioni per avere dei soldi. Ecco il suo racconto:

“Vedevano il successo. Telefonavano, minacciavano. La seconda volta, hanno sparato dentro casa, il proiettile è entrato nella stanza dove mio figlio Vincenzo dormiva nel lettino. Siamo scappati in un giorno”.

L’amore per Napoli e il nuovo disco

Una decisione drastica ma di vitale importanza. Dal 1986, infatti, Nino D’Angelo non vive più a Napoli e questo lo fa soffrire perché “devo tutto a Napoli”. In questi giorni, tuttavia, il cantautore è di nuovo nella sua città e ha appena terminato il nuovo disco che uscirà il 15 ottobre. Per l’occasione, durante l’intervista D’Angelo ha ricordato la vita nel suo quartiere durante l’infanzia:

“Nessuno ci diceva che la scuola era importante. A me studiare non piaceva, perché non piaceva a nessuno della famiglia. In terza media, per promuovermi, i professori mi fecero cantare la Marsigliese. Quelli sono posti in cui si nasce per non essere niente […] Si diventa qualcosa incontrando la cultura. Quando non sai, non ti puoi difendere. Io, grazie al talento, ho conosciuto persone che mi hanno insegnato, anche solo andandoci a cena”.

Tralasciati i ricordi tristi della paura per la camorra e del quartiere difficile, Nino D’Angelo ha anche raccontato di quella volta in cui il re del jazz Miles Davis chiese di lui. Il cantante partenopeo non conosceva Miles Davis, e addirittura chiese se fosse un giocatore del Napoli:

“Mi avvisò il mio bassista la mattina: ‘Hai visto che ha detto Miles Davis?’. Dico: ‘Ma chi è? Un nuovo giocatore del Napoli?’. Onestamente, questo Davis non lo conoscevo. Sentivo solo i cantanti napoletani. Forse, i Beatles avrei riconosciuto”.