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Home Trending News

Paolo Borsellino è morto inutilmente: in Italia non si parla più di mafie

La sua eredità è stata completamente dimenticata visto che ormai l'economia si nutre dei capitali mafiosi

di Vincenzo Sbrizzi
19/07/2022
Paolo Borsellino

Oggi è la giornata delle commemorazioni. Dei ricordi. Dei lunghi editoriali scritti in punta di retorica. A 30 anni dalla strage di via D’Amelio in cui persero la vita Paolo Borsellino e gli agenti di scorta, sembra essere tutto immutato. Le solite passerelle che si ripetono ogni anno, la verità sulle stragi di mafia che stenta ad arrivare e il senso di giustizia sempre più calpestato nel nostro Paese. Tanto che ormai alle commemorazioni i familiari di Borsellino nemmeno si presentano più, indignati da ciò che è successo in questi 30 anni.

E come è possibile dargli torto? Una famiglia presa in giro per anni dalle istituzioni. L’indagine e i processi sulla morte del proprio caro oggetto del più grande depistaggio della storia repubblicana nel silenzio assoluto di tutte le forze politiche del Paese. Le stesse forze politiche che stanno ammazzando ancora oggi il giudice Borsellino affossando la sua, di Chinnici e Falcone insieme a lui, più grande eredità: la creazione di un metodo efficace di contrasto alle mafie. Sì perché ormai in Italia le mafie non sono più all’ordine del giorno.

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Lo è stato Cosa Nostra negli anni successivi alle stragi. Lo è stato la camorra nella seconda metà degli anni 2000. La ‘ndrangheta non lo è mai stata veramente se non all’indomani della strage di Duisburg. Ma negli ultimi 10 anni, di fatto, non si è più parlato di mafie uccidendo gli eroi antimafia ancora una volta perché con questo atteggiamento il loro sacrificio è stato vano. Un atteggiamento non frutto di noncuranza o incompetenza. Sarebbe troppo facile. Si è trattato e si tratta ancora di un atteggiamento scientemente omertoso per un motivo molto semplice.

L’eredità di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino completamente dimenticata

Le mafie pompano denaro liquido nell’economia “sana” del Paese. I soldi delle mafie servono e sono tutt’altro che sconfitte come qualcuno prova a far credere ogni tanto. Sono talmente floride da essersi espanse nel resto d’Europa facendo nascere un problema ancora più grande dell’Italia. Grazie a Falcone, in primis, l’Italia ha la legislazione antimafia più avanzata del mondo. Quando si decide di perseguire i mafiosi in Italia, gli strumenti investigativi ci sono eccome. Nel resto d’Europa non è così e anche in questo caso non si tratta di una coincidenza.

Le cancellerie dei paesi europei e mediorientali si guardano bene dall’aggiornare le proprie leggi per dare la caccia ai capitali mafiosi. Regno Unito, Spagna, Olanda, Emirati Arabi e altri gongolano con i milioni di euro che i mafiosi investono nelle loro economie. Figuriamoci se a qualcuno dei loro legislatori viene in mente di legiferare in questo ambito. Così il quadro attuale è questo: in Italia ormai la verità sulle stragi di mafia è stata completamente insabbiata. Quella ferita probabilmente non verrà mai sanata. È come se la Germania non avesse fatto i conti con l’Olocausto o il Sud Africa con l’Apartheid.

Senza quella verità non saremo mai una democrazia compiuta. Mentre in Europa e in Medio Oriente le mafie continueranno a fare affari forti del fatto che non esistono leggi adeguate a contrastarle. Stante così la situazione, qualcuno ha ancora il coraggio di dire che la morte di Paolo Borsellino, di Giovanni Falcone, di Rocco Chinnici, di Carlo Alberto Dalla Chiesa e di tutte le vittime innocenti delle mafie è servita a qualcosa?

Tags: giovanni falconemafiapaolo borsellino

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