Chi sarà il primo a scrivere “liberiamo i fratelli Bianchi”?

I fratelli Bianchi non hanno rimorso di avere ammazzato a pugni e calci un ragazzino; dicono: "ci trattano da infami ma non lo meritiamo". E molti la pensano come loro


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Mostri i fratelli Bianchi che hanno ammazzato di botte il povero Willy Monteiro per il gusto di farlo, per marcare una mitologia criminale? Sì, se preferite, se vi pare, ma mostri ordinari, di una società mostrificata. C’è qualcosa di presociale, di eterno nella banalità malata di questi due che adesso in galera non dettano più legge, uno letteralmente terrorizzato, l’altro ancora spavaldo ma della tracotanza di chi ha scoperto la paura, ha capito che le arti marziali che gli servivano per vivere da boss lì dentro non gli servono. Rebibbia non è Colleferro dove Marco e Gabriele potevano vivere come due dei Casamonica, nessun lavoro e molto lusso, esibito, sfrontato e tutti sapevano. Tutti, anche le istituzioni, anche la polizia. In fama di spacciatori, di picchiatori, temuti e ammirati come nelle comunità tribali dove la legge cannibale è l’unica davvero riconosciuta. Difatti dalle intercettazioni fatte filtrare non emerge alcun segno di ripensamento, non si dica pentimento, solo la rabbia, l’incredulità: ma come, per così poco stiamo qui dentro a rischio della pelle? “Capirai, manco avessero ammazzato la regina” dice la madre, non ancora promossa a mamma coraggio ma ci manca poco. Se si va a Colleferro state pur certi che troverete più solidarietà che rancore e non perché Colleferro sia diversa ma perché tale è la società barbara che resiste a dispetto del politicamente corretto e dei suoi dogmi ipocriti. Come quelli della imprenditrice digitale Chiara Ferragni che a proposito dei fratelli Bianchi tuonava di subcultura fascista, non sapendo che prediligevano le canzonette del marito.
Colleferro siamo noi, Colleferro è ovunque. Come a Fermo, nelle Marche, dove il balordo che ammazzò a pugni il nigeriano Emmanuel fu subito venerato come un santo dall’intera città, col sindaco che diceva “la città sta con Amedeo” e tutti a dire “ma lui è un buono, ha avuto una disgrazia”. L’aveva avuta lui, non la vittima. Una disgrazia proprio no, magari una sciagura anche sfortunata, una rissa per strada, però provocata dall’aggressore con insulti razzisti e che poi la conclude con un violentissimo pugno in faccia: ed è un picchiatore brutale, al che l’altro cade sbattendo la testa sul marciapiede e ci resta. Si è fatto pochi giorni di prigione prima di cavarsela con un patteggiamento indolore e la brava gente per poco non assaltava il palazzo di Giustizia, sembrandole la carcerazione un affronto al gonfalone municipale.
La società presociale riconosce il più forte, si rispecchia in un Far West irrazionale ma potente e i fratelli Bianchi non hanno rimorso di avere ammazzato a pugni e calci un ragazzino che si era intromesso per difendere un altro aggredito dai due; dicono: ci trattano da infami ma non lo meritiamo. E molti la pensano come loro. Nella mostrificazione ordinaria mettiamoci anche i media: a chi pratica questo mestiere sempre più simile a una Suburra non sfugge che il lasciar trapelare le confidenze dei fratelli Bianchi non avviene per suscitare indignazione ma l’esatto contrario, si punta a dipingerli come due travolti dalle circostanze, “un incidente”, due ora in pericolo, che se anche hanno sbagliato non meritano di finire come la loro vittima e tanto meno di subire gli insulti via social. Quelli sì che fanno male. Vedrete che in breve si comincerà a puntare sul rischio, sulla opportunità di proteggerli, sulla necessità di riportarli a casa, ai domiciliari. A casa intanto sono disperati: “Non abbiamo più niente, qui tocca venderci le macchine” dice la madre. Automobili, un piccolo patrimonio messo insieme senza lavorare, grazie ai proventi delinquenziali, nella ammirazione diffusa; non certo grazie al reddito di cittadinanza conseguito abusivamente dai coniugi Bianchi, che hanno ricevuto un avviso di garanzia: ulteriore motivo di furia e di delusione, ma cosa abbiamo fatto poi?, ma forse che questo Stato lurido merita qualcosa, merita rispetto? Brava gente anche loro, questi Bianchi.
Ma non così strana, non raccapricciante come lo sono gli alieni. Se mai gente che ha capito una cosa fondamentale: la legge del più violento, sapendo che lo Stato rispetta più chi delinque che chi riga dritto per la semplice ragione che spesso sente più affine al primo. Insomma lo Stato sa di essere a sua volta malavitoso. “Fuori dal coro “ di Mario Giordano fa vedere situazioni incredibili, occupatori abusivi di case che minacciano pubblicamente i proprietari, minacciano i giornalisti molesti e chiamano, loro, i carabinieri per essere lasciati in pace. E i carabinieri arrivano. Mentre ai proprietari una jungla di regole criminali impedisce lo sfratto, il reintegro nella loro proprietà, impedisce l’autotutela e perfino la tutela della pubblica autorità, inibisce qualsiasi iniziativa salvo quella di pagare le tasse sull’immobile occupato da chi non ha titolo: tra questi, spiccava uno della mafia nigeriana. C’era pure un sindacalista dei Cobas che di giorno fa i cortei per i diritti dei disoccupati e la sera torna nella casa di un disoccupato cui non paga la pigione da due anni e a chi gliene chiede conto risponde: vaffanculo, pezzo di merda, vattene che è meglio. Mostri i fratelli Bianchi, se volete, ma non certo mosche bianche. Anche di Fabrizio Corona, che ha 3 condanne definitive per 73 capi di imputazione, alcuni gravissimi, plurirecidivo, più volte salvato dal Tribunale di sorvegliana, si dice che è una vittima, un martire, si dice addirittura che essendo cocainomane avrebbe più diritti degli altri e fioriscono periodicamente appelli per la grazia, trasversali da destra a sinistra. Perché il “paparazzo dei vip” dispone di un archivio che fa paura? Certo, ma non solo, c’è proprio la convinzione che il più furbo, il più spregiudicato, quello meglio attrezzato nella società tribale merita attenzioni speciali, merita un salvacondotto diverso da chi si lascia accoppare e sotterrare. Chi sarà il primo a scrivere “liberiamo i fratelli Bianchi”?