Sex Education 3 è ancora la miglior serie sul sesso e la ricerca di se stessi: come sfatare i tabù con ironia

Perché Sex Education 3 è ancora la miglior serie sul sesso e la ricerca di se stessi, coraggiosa ed esilarante nell'affrontare temi spesso ancora tabù

sex education 3

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Sex Education 3 ha riaperto le porte del Moordale High confermando i tratti di genuinità, modernità e travolgente umorismo che ne hanno fatto una rivelazione con le due stagioni precedenti. Poche serie sono riuscite a raccontare la scoperta del sesso per gli adolescenti con una tale capacità di essere leggera e profonda al tempo stesso, di usare l’ironia come arma principale della narrazione della sfera intima senza mai ridurla in farsa e trasformandosi nel tempo in una rappresentazione eccentrica ma estremamente contemporanea e inclusiva di ogni tipo di identità di genere e orientamento sessuale, soprattutto in quest’ultimo capitolo.

Come sempre anche in Sex Education 3 l’apertura è un tripudio di incontri sessuali carichi di ormoni e di gioia: la serie non ha mai disdegnato scene esplicite ma sa come renderle perfettamente armoniose e mai gratuite. Con la scrittura esilarante di Laurie Nunn che mescola il teen drama al black humor, ogni episodio conduce gli studenti protagonisti della storia – e con loro gli spettatori – alla scoperta di temi che vanno dalla dimensione del pene e l’anatomia della vulva, agli approcci in ogni tipo di relazione (etero, gay, queer), spaziando dal sexting alle fantasie erotiche meno convenzionali, dalla contraccezione all’ansia da prestazione, fino alla sessualità delle persone diversamente abili, una novità non scontata in questa terza stagione visto che il tema è ancora un enorme tabù nel discorso pubblico pressoché ovunque. 

Ancora una volta in Sex Education 3 questi argomenti vengono affrontati con un’onestà sensibile ma poco edulcorata, attraverso le tribolazioni dei singoli protagonisti. Ci sono Otis e Maeve, chiaramente innamorati ma alle prese con altre storie prima di ritrovarsi e dichiararsi l’un l’altro, Eric e Adam immersi in una relazione omosessuale che esplora romanticismo ma anche approcci diversissimi alla propria identità, Lily che deve decidere se abbandonare le sue fantasie di bambina sugli alieni o se fanno parte di sé, la narcisista Ruby che si mette a nudo e si innamora per la prima volta scoprendo il dolore atroce di non essere ricambiata, Ola che non ha mai superato la perdita della madre e fatica ad accettare la nuova compagna di suo padre, e quest’ultima, Jane, incinta in età avanzata e incerta sulla tenuta del rapporto col suo compagno.

Sex Education 3 introduce anche il primo personaggio apertamente non binario, Cal, mostrando quanto sia anacronistico cercare di dividere le persone tra maschi e femmine quando c’è chi non si identifica pienamente nell’uno o nell’altro genere o magari è ancora nel pieno di un percorso di scoperta della propria identità (“Dobbiamo scegliere tra la fila delle vagine e la fila del pene?” è una delle battute meglio riuscite della stagione). Questi nuovi episodi, in particolare, permettono di acquisire familiarità con termini come cisgender, non binario, queer, il cui significato e le cui implicazioni in una relazione sentimentale sono ancora sconosciuti a molti. Istanze che emergono per contrapposizione a schemi rigidi e superati, imposti a scuola dall’arrivo della nuova preside, dal nome che suona ironico (Hope, speranza, a dispetto del suo conservatorismo).

In Sex Education 3 la nuova direttrice chiamata a risollevare la reputazione del liceo dopo l’infezione di clamidia trasforma il corso di educazione sessuale di Jane in banali sessioni di video ed incontri didattici su malattie veneree e gravidanze precoci, in sostanza rischi del sesso e virtù dell’astinenza, con discorsi “da paleolitico” che trascendono in omofobia e discriminazione. L’episodio 4 è il più genuinamente divertente della stagione proprio perché contrappone le vecchie tecniche dell’educazione sessuale scolastica con la sana voglia degli adolescenti di vivere le loro pulsioni sessuali (e il loro diritto di farlo in sicurezza, informati, consapevoli). L’episodio cita apertamente Helen Brook, la fondatrice dei Brook Advisory Centers dedicati ai diritti riproduttivi delle donne e alla pianificazione della genitorialità, e rende evidente quanto sia grave e controproducente la mancanza di una vera educazione sessuale e sentimentale nelle scuole superiori. L’altro apice è poi nell’episodio 7, quando l’open day scolastico per recuperare fondi dagli investitori si trasforma in una protesta corale (e musicale) con cui tutti gli studenti affermano il proprio diritto ad essere ascoltati, a ricevere un’educazione scevra da pregiudizi, ad essere liberi di esprimersi e vedersi riconosciuti come individui nella loro unicità.

Ma Sex Education 3 non è solo un ritratto delle rivendicazioni adolescenziali e del percorso dei giovani alla scoperta di loro stessi: col personaggio di Jane (interpretato da una sempre deliziosa Gillian Anderson), questa stagione scava anche nei pregiudizi sulle gestanti in età materna avanzata e mostra le pressioni sociali che subiscono continuamente, anche negli ambienti sanitari che dovrebbero proteggerle. Allo stesso modo affronta con personaggi minori, come l’ex preside Groff e la moglie Maureen, le difficoltà di reinventarsi una vita dopo essere stati insieme per tutta una vita.

Sex Education 3, nonostante una trama che gioca a disinnescare molte situazioni per poi favorirne gli sviluppi poco dopo, tratteggia così intensamente ciascuna storia da farti empatizzare anche con personaggi apparentemente odiosi: non ci sono cattivi veri e propri (perfino Isaac, che aveva impedito il trionfo dell’amore tra Otis e Maeve alla fine della stagione precedente, ne esce meglio di quanto si possa immaginare), ci sono solo persone alle prese con grossi conflitti interiori che sono spia della necessità di scoprire chi vogliono essere e di cosa hanno davvero bisogno per essere felici.