OM intervista Francesco Punturo dell’orchestra Rai: “I DPCM hanno trascurato musica, orchestre e cultura”

Che ne è stato della musica durante la pandemia? Ce lo racconta il talentuoso Francesco Punturo, violinista dell'orchestra Rai con un'immensa passione per la musica, tanta professionalità e un occhio critico verso i DPCM


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Quella di Francesco Punturo è la storia di due piccole mani. Su quei palmi innocenti, a 7 anni, il piccolo palermitano ha ricevuto il suo primo violino dal suo maestro. Quando Francesco si racconta lo fa con orgoglio, e ne ha ben donde. Quando era ancora un bambino si è innamorato della musica e ad essa ha consegnato la sua esistenza. Oggi parla della musica come di una donna meravigliosa, una madre protettiva e una dea miracolosa, perché dall’età dell’innocenza Francesco, classe 1979, non ha mai smesso di fare arte.

Il violino è la sua proiezione, e di esso ha fatto la sua professione. A 17 anni si è diplomato con lode e menzione d’onore al Conservatorio “Bellini” di Palermo per poi partire alla volta della Germania e continuare lì il suo percorso. “Mi disse: ‘Ti ho dato le basi, ora sei tu a dover andare oltre'”, dice del suo maestro. In Germania si è diplomato all’Hochschule für Musik di Würzburg, con Grigori Zhislin, e anche in quell’occasione ha ottenuto il massimo dei voti e la lode.

Oggi, dopo esser stato docente all’Accademia del Teatro della Filarmonica di Essen e dopo aver vinto tanti concorsi prestigiosi e aver collaborato con le più importanti orchestre d’Europa e del mondo, fa parte dell’orchestra della Rai. Mentre si macinavano comunicati, post, dirette social e commenti degli artisti pop sul tracollo dell’industria musicale dopo lo scoppio della pandemia del Covid-19 si è parlato pochissimo, se non per nulla, dei problemi nel mondo delle orchestre in questo difficile periodo storico. Francesco Punturo lo ha fatto per noi in un’intervista.

Francesco, la tua storia si sposta dall’Italia alla Germania, poi di nuovo in Italia. Cosa ti ha insegnato l’esperienza?
Ho imparato che tra Italia e Germania c’è un approccio ben diverso, in termini di studio. Se vai in Germania da studente, fanno di tutto per incentivarti: le tasse includono gli spostamenti sui mezzi pubblici, per esempio, e i prezzi sono decisamente più moderati. Io, in Germania, ho notato che per le famiglie è normale portare i figli ad un concerto, perché i prezzi degli spettacoli dal vivo sono molto più accessibili. Ecco, detto questo, durante il mio percorso di studi in Germania ho notato una sostanziale differenza: le strutture sono ottimizzate e attrezzate, il livello degli insegnanti è altissimo e, se un giorno vorrai insegnare, avrai qualcuno che ti trasmette la filosofia dell’insegnamento. Per poter insegnare non devi fare mille concorsi, ma più semplicemente una prova didattica che può essere un concerto per i docenti. In Germania, poi, ho scoperto la mia passione per l’orchestra che tra l’altro è una disciplina che in Italia è stata introdotta da poco, mentre lassù l’ho trovata almeno 20 anni fa. In Germania ogni città ha una sua orchestra, in Italia no. Ecco, cosa ho imparato dall’esperienza.

In Italia le restrizioni dovute alla pandemia hanno creato non pochi problemi al settore musicale, tu come le hai vissute?
All’inizio malissimo, specialmente perché ogni volta che usciva un DPCM nuovo andavo a spulciarlo e rimanevo con un pugno di mosche. “E la musica?”, mi chiedevo, notando che tutto era stato messo all’angolo. Nel primo periodo del lockdown non riuscivo nemmeno ad ascoltare qualcosa. Solo che poi, sai, sei in casa e rifletti tanto e piano piano ho ritrovato l’entusiasmo e anche questa volta la musica mi ha salvato. Mi sono messo a studiare cose che prima non avevo il tempo di considerare, come la musica da camera.

Dimmi dell’orchestra, come è stato ridimensionato lo spazio fisico dei musicisti?
Prima un leggio poteva essere condiviso da due colleghi, ora ognuno ha il suo. I palchi sono stati allargati, indossiamo la mascherina e abbiamo i divisori in plexiglas tra un elemento e l’altro. Siamo tutti distanziati e devo dirlo, è frustrante. Non abbiamo lo stesso contatto di prima, non la stessa intesa. Se prima era difficile seguire il collega a diversi metri di distanza, ora è peggio. Ascoltarsi è diventato difficile, e altrettanto difficile è esibirsi in una sala vuota. Il contatto col pubblico lo senti, e quando non c’è hai un vuoto da colmare, chi ti ascolta in presenza è parte integrante della magìa concertistica. Spero che tutto torni alla normalità, per questo dobbiamo tenere duro, e se davvero siamo alla fine del tunnel allora vale la pena sperare.

Per ripartire con la musica dopo questo brutto incubo, alla musica dobbiamo dare una spinta. Francesco Punturo dopo un anno di fermo forzato dovuto alle restrizioni anti Covid, ricomincia a portare la sua arte dal vivo. Se sei di Roma, Firenze, Milano, Trieste, Bolzano, Cagliari, di qualunque posto e vuoi immergerti nell’incanto musicale di un artista appassionato e gentile, puoi scrivere all’indirizzo fpunturo@gmail.com e dare il tuo piccolo contributo a far ripartire questo Paese.

Qui trovate una videointervista a Punturo sul sito Rai