Last Night in Soho a Venezia 78, Anya Taylor-Joy brilla nel thriller psicologico che omaggia gli anni ’60 (recensione)

Last Night in Soho a Venezia 78, un tuffo negli anni '60 nel thriller psicologico che richiama l'horror di Argento e Roeg: la recensione

Last Night in Soho a Venezia 78

INTERAZIONI: 73

Avete presente il concetto di nostalgia di epoche mai vissute? Eloise “Ellie” Turner lo conosce molto bene. Inizia così Last Night in Soho a Venezia 78, un thriller psicologico con velature di horror diretto da Edward Wright che è una delle grandi sorprese di questa edizione. Una giovane inglese è affascinata dagli anni Sessanta e sogna di diventare una grande stilista di moda.

Una ragazza e il suo sogno: niente di più semplice. Quando viene accettata alla scuola di fashion designer di Londra, Eloise (Thomasin McKenzie, bravissima a dominare la scena) è pronta a fare la valigia e lasciarsi alle spalle la sua vita di provincia per iniziarne un’altra più avvincente. Invece scopre che è completamente l’opposto, ma nonostante tutto non si arrende. L’ispirazione per inventare abiti la trova la notte, nei meandri della sua mente, quando si ritrova inspiegabilmente trasportata nei mitici anni Sessanta; è qui che incrocia la strada con l’aspirante cantante Sandie (Anya Taylor-Joy in splendida forma): bella, bionda e audace, è tutto ciò che Eloise vorrebbe essere. Col suo carattere riesce anche a far innamorare il carismatico Jack (Matt Smith), proprietario del locale in cui vuole lavorare.

La giovane stilista sembra perciò vivere una doppia vita: di giorno è una timida studentessa, di notte si scatena insieme alla party girl Sandie, fino ad arrivare quasi a identificarsi con lei. E poi le cose iniziano a cambiare, ed Eloise comincia a non distinguere più il sogno dalla realtà. Eppure non è proprio così.

Last Night in Soho è un thriller psichedelico dai forti richiami all’horror di Dario Argento: le musiche la fanno da padrone, il colore irrompe in scena, cingendo lo spettatore all’interno della mente di Eloise.

Ma l’ispirazione per il film viene anche da A Venezia… un dicembre rosso shocking, geniale e inquietante thriller di Nicolas Roeg che cammina sul filo del soprannaturale. Come il protagonista Donald Sutherland, anche il personaggio di Thomasin McKenzie è alla ricerca di una verità su Sandie, arrivando a vederla ovunque, coinvolta sempre di più nella sua vita, fino al punto in cui la sua mente vacilla, giugendo quasi al punto di non ritorno.

Edward Wright esplora i disturbi mentali (ma non solo) di una giovane donna con dei risvolti del tutto originale. Thomas McKenzie riesce a reggere da sola anche l’intero film, e insieme ad Anya Taylor-Joy (che letteralmente brilla in ogni scena, grazie anche agli abiti sgargianti che la mettono in risalto) formano una coppia scoppiettante. Matt Smith riserva più di qualche sorpresa. Il finale è un gran colpo da maestro, uno di quelli che fanno venire i brividi lungo la schiena e che ricorderemo per molto tempo avvenire.