Clapton e Ashcroft: c’è chi dice no!

Non tutto il mondo della musica aderisce alla logica del lasciapassare vaccinale

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Correva l’anno 1964.  Nel corso della loro tournèe americana, giunti alla data prevista al Gator Bowl di Jacksonville, i Beatles minacciarono di non suonare se il pubblico fosse stato diviso per razze, ottenendo il risultato: fu il primo concerto pop in Florida senza segregazione razziale.

Questo diniego da parte dei fab four è stato negli ultimi anni giustamente celebrato come atto di consapevolezza e di coraggio sociale: benché ovvia fosse la premessa che aveva portato a quella presa di posizione, a quel tempo non era affatto ovvio esporsi con tale veemenza per un principio di questo genere. E ottenere il risultato.

L’istituzione del cosiddetto green pass per eventi concertistici e spettacolo reitera di fatto la stessa discriminazione sul pubblico, stavolta non su base razziale, ma sanitaria. Anzi, dall’apartheid inteso come “separazione fisica” della Florida degli anni sessanta, si passerebbe all’impedimento assoluto da parte dei non vaccinati di assistere ad uno spettacolo dal vivo.

Benchè le connessione tra questi due snodi della storia sia tristemente evidente, pochi sono stati finora coloro che si sono mossi con la decisione e la autorevolezza dei Beales di allora. E’ passato il principio – totalmente sballato – che in nome della salute pubblica (peraltro senza una vera e propria discussione in merito) si possano pesantemente limitare le libertà sine die. Se questo fosse davvero il principio allora piuttosto che ricorrere a vere e proprie dinamiche discriminatorie si elaborerebbe (i famosi “protocolli”) nel caso un piano di sicurezza collettiva ai concerti, forti del fatto che nell’Estate scorsa i contagi in queste situazioni non toccarono le 5 unità.

Dopo tanta acquiescenza e silenzio però sembra che anche il mondo della Musica abbia finalmente colto l’occasione per abbandonare il silenzio attendista degli ultimi mesi ed è giusto segnalare alcuni casi di significativa ribellione:

nella giornata del 20 Luglio il leggendario Eric Clapton, che già aveva manifestato dubbi e preoccupazioni nei confronti del vaccino sperimentale da lui pure fatto, ha rilasciato una in equivoca dichiarazione

Dopo l’annuncio del Primo Ministro lunedì 19 luglio 2021, mi sento onorato di fare un mio annuncio: Vorrei dire che non mi esibirò su nessun palco dove è presente un pubblico discriminato.  A meno che non sia prevista la partecipazione di tutte le persone, mi riservo il diritto di annullare lo spettacolo

Eric Clapton

Questo fatto segue la presa di posizione dell’ex Verve, Richard Ashcroft, che recentemente ha rifiutato di esibirsi al Tramlines Festival di Sheffield, un evento- test che lo vedeva inizialmente tra gli aderenti

Mi scuso con i miei fan per la delusione, ma il festival è stato informato più di 10 giorni fa che non avrei suonato una volta che fosse diventato parte di un programma di test del governo. Avevo informato il mio agente mesi fa che non avrei suonato in concerti con restrizioni

Richard Ashcroft

Anche Ian Brown, ex Stone Roses, ha affermato di essere mosso da simili principi

Mi rifiuto di accettare la prova di vaccinazione come condizione per l’ingresso

Ian Brown

E il mondo della musica non pare adesso inerte neanche da un punto di vista creativo: i Clan of Xymox, istituzione della musica darkwave hanno dedicato un intero concept album alla distopia pandemica in atto. Mentre in ambito più pop rock i Manic Street Preachers hanno lanciato il nuovo singolo “Orwellian”, che sin dal titolo appare programmatico.

Non siamo in grado di dire se l’onda innescata da questi artisti sarà destinata ad acquisire forza o si spegnerà subito, ma crediamo che il principio di non discriminazione all’interno della fruizione artistica sia qualcosa per cui vale la pena combattere. Sempre e comunque. Non ci sono scuse, non ci sono giustificazioni.