Inizia il XVI Premio Bianca D’Aponte, ora sì che è ripartenza!

Il 14 e 15 luglio ad Aversa, va di scena il più bell’appuntamento musicale dedicato alle cantautrici e che per nulla al mondo mi perderò


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Abbiamo aspettato tutti di poter ripartire. Ne abbiamo parlato, con quella carica di emozione e di aspettative tipica delle attese importanti. Magari non lo abbiamo fatto a voce alta, ma in qualche modo ci siamo ripetuti mentalmente un conto alla rovescia come quello che all’ultimo dell’anno sentiamo fare dentro le nostre televisioni, mentre con amici e parenti siamo pronti a abbracciarci e baciarci, stappare bottiglie di spumante, dare inizio ai fuochi d’artificio.

Amici e parenti, per altro, sono stati parte fondante di questa attesa, di questa voglia di ripartenza, almeno per chi non li ha avuti vicino, a stretto contatto, per non dire di chi li ha persi.

Quando finalmente, almeno in teoria, il momento di ripartire è arrivato, non tutti eravamo pronti a farlo, qualcuno rannicchiato in posizione fetale, qualcun altro incapace di ricominciare, qualcuno, semplicemente, conscio che non erano quelli i fili che voleva ricucire. La ripartenza è iniziata, quindi, ma è stata diversa da come me l’ero aspettata, non saprei neanche se definirla tale.

L’apatia, per me totalmente sconosciuta, è diventata in certi giorni compagna affezionata, starsene isolati qualcosa di rassicurante, a tratti piacevole.

A breve rivedrò i miei genitori. Non li vedo più da quasi undici mesi, come da quasi undici mesi non vedo mio fratello e mia sorella e le loro famiglie, non vedo parte dei miei amici. Troppi chilometri a dividerci, la pandemia a amplificarli. Questa, per me, potrebbe davvero significare la ripartenza, il ricongiungere i fili che vorrei non aver mai visto spezzati, seppur momentaneamente. La consapevolezza, precisa, chirurgica, cinica, quasi, che questi mesi non torneranno più, medesima consapevolezza che in fondo ci sta facendo un po’ tutti rivedere le nostre vite, scambiare le priorità, guardare appunto alla ripartenza come a qualcosa di nuovo più che a una ripresa dal punto in cui tutto si è fermato improvvisamente, che rende questo appuntamento al momento stesso felice e frustrante, regalando al tutto un surplus di emozioni. Potrei metterci di mezzo anche il mare, la terra natia, quel Conero tra le cui pietre di lavagna vorrei qualcuno un giorno seppellisse il mio cuore, l’ho scritto a futura memoria, non ho lasciato dubbi a riguardo, ma direi che seppur per chi è nato in un posto di mare il mare abbia un peso, non parlo di vacanze, parlo d’altro, che è parte di questa categoria sa, in questo caso il mare arriva assai dopo il resto, non credo servano didascalie a riguardo.

Solo una nuvola, però, rimane all’orizzonte, oltre quelle che ho appena descritto, la certezza che nel ripartire, tra quei fili cioè che ho intenzione di ricucire, uno si troverà nello stesso momento in cui rivedrò i miei altrove, dall’altra parte dello stivale. Il 14 e 15 luglio, infatti, a Aversa, va di scena il più bell’appuntamento musicale che il nostro paese abbia mai avuto l’onore di ospitare, il Premio Bianca d’Aponte. Un premio dedicato alle cantautrici che in realtà è molto di più di un premio, e che proprio da tutto quanto ho scritto qui sopra, a partire da fili che si spezzano e non si possono ricucire, di rimpianti e abbracci, di senso di famiglia e di questo nostro tenero modo di provare a tenere botta. Gaetano D’Aponte con sua moglie Giovanna, lui è il motore di questo evento, Giovanna figura ferma ma silenziosa, insieme al sodale Gennaro Gatto, da diciassette anni raccoglie intorno a sé quella che in effetti si dovrebbe definire una grande famiglia, artisti affermati che si mettono al servizio di artiste meno conosciute, critici e giornalisti che raccontano il tutto con la passione e l’attenzione al bello che certi eventi richiedono ineludibilmente, e soprattutto loro, le cantautrici che, per rendere omaggio a Bianca, cantautrice figlia di Gaetano scomparsa all’età di ventitré anni, si mettono in gioco con la propria arte, perché di arte da queste parti se ne trova sempre tanta, e con la loro arte in qualche modo non si limitano a tenere vivo un ricordo, ma lo fanno crescere, maturare, pulsare come fa il sangue quando scorre nelle vene. Il risultato è appunto un evento che è qualcosa di talmente vivido da lasciare quasi storditi, dopo averlo seguito da tanto a distanza nel 2019 ho avuto l’onore e il piacere di prenderne parte, come giurato e amico, e ne sono rimasto ammaliato come Ulisse con le Sirene. Al punto che, avevo giurato, non mi sarei mai più perso un appuntamento a Aversa. Solo che prima la pandemia ha fatto slittare da ottobre 2020 a luglio 2021 la sedicesima edizione, la diciassettesima già in svolgimento, di scena a ottobre 2021, poi questa congiuntura astrale che, causa vaccini e vicissitudini varie, mi vedrà proprio nei medesimi giorni altrove, nella mia città natale a rivedere i miei. Un giuramento tradito, il mio, per forze di causa maggiore, ma che non mi impedisce di suggerire a tutti voi di seguirlo nei modi che saranno possibili, di ascoltare le artiste in gara, non solo durante quei giorni, ma nella loro prosecuzione di carriera, nello specifico BamBi, Simona Boo, Ebbanesis, Lamante, La Zero, Lucrezia, Elena Romano, Sara Romano, Veronica e Chiara White. Sapendo presenti alcune amiche, penso a Sara Romano e Chiara White, amiche e partecipanti a diverse edizioni del Festivalino, virtuali e fisiche, come a artiste cui va la mia stima assoluta, come La Zero, ci sarebbe dovuta essere anche Miglio, assente giustificata, anche loro parte del Festivalino di Anatomia Femminile, Miglio proprio settimana scorsa, il 6 luglio, seconda partecipante alla quinta edizione, il dispiacere è anche più forte.

Ma già solo il sapere di non poter essere lì, in quel luogo d’arte e di vita, di passione e di famiglia, di amicizia e di condivisione rende la mia ripartenza monca, un velo di malinconia che si unisce all’emozione di poter essere di nuovo, momentaneamente, di fianco ai miei.

Lo dico pubblicamente, mettendoci la faccia e sapendo che la rete nasconde ma non ruba, chi vorrà potrà poi andare a ripescare queste mie parole, per nulla al mondo mancherò la diciassettesima edizione del Premio Bianca D’Aponte, per ora il mio abbraccio va a Gaetano, sua moglie Giovanna e Gennaro Gatto, a tutte le partecipanti, Sara, Chiara e La Zero un po’ più stretto, e a tutti quanti hanno a cuore la musica e in particolare la musica al femminile. Viva Bianca D’Aponte e via il premio a lei dedicato.