Cantami Godiva e Guida Psicogeografica per Autostoppisti sono nati da queste parti, li porto in giro questa estate

Verso la fine dell’estate usciranno due miei libri, mi sembrava logico condividere quel che ne seguirà nei prossimi mesi, a partire dalle prossime settimane, proprio qui


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Scrivo da un numero sufficientemente lungo di anni per avermi indotto a guardare a quel che scrivo con quel minimo di cinico distacco che fa sì, per dire, che alcuni dei miei libri io non li abbia più presi in mano, per sfogliarli, neanche una volta da che mi sono stati recapitati a casa dalla casa editrice. Leggo, spesso, di gente che li paragona ai figli, ma sarà che di figli ne ho quattro mentre di libri ne ho scritti parecchi, non mi è mai passato per l’anticamera del cervello di guardare loro in maniera antropomorfa. Sono libri. Certo, con alcuni ho un rapporto più stretto, ci sono più legato sia da un punto di vista professionale, perché li vedo come passaggi importanti della mia vita lavorativa, per quel che ci ho scritto dentro e anche per come sono stati accolti dal pubblico e dalla critica, che da un punto di vista personale, alcuni libri li ho scritti in periodi particolari, ovvio che li faccia coincidere quindi con certi sentimenti che mi hanno attraversato, ma in generale ho sempre guardato al mondo dei libri come a una parte del mio lavoro, la più importante, perché è quella che mi ha permesso di fare tutto quello che ho fatto anche in altri campi, e anche la più redditizia, perché così mi dice il mio commercialista, è dai libri che ho tratto i maggiori guadagni nel corso degli anni, quelli che me ne hanno garantiti con più continuità.

Non è un caso, infatti, che se mi capita di dover rispondere a una domanda secca su che lavoro io faccia, seppure il mio lavoro non sia così facilmente raccontabile, io dica “sono uno scrittore”, così, secco, non “faccio lo scrittore”, “sono uno scrittore”, anche se spesso mi trovo a aggiungere “e il critico musicale”, perché poi so che al momento è questa parte del mio mestiere quella più in vista, quella che mi procura più contatti sui social, forse anche che mi crea più indotto. Non a caso ne sto parlando qui, mica dentro un libro.

Se al mio primo libro, parliamo del passaggio tra il 1997 e il 1998, l’ho presentato nella mia città in maniera anche abbastanza glamour, un sacco di gente, di amici e parenti, l’assessore alla cultura a presentarmi, col tempo ho diradato sempre più le presentazioni, i passaggi al Salone del Libro, la partecipazione a eventi culturali pubblici, Festival, Feste del, lasciando che i libri vivessero di vita propria, senza la mia paterna e paternalistica compagnia (sto ovviamente ironizzando). Del resto anche nel resto dei miei campi professionali, la musica su tutti, ho sempre più spinto sull’idea di essere “quello che non c’è”, scansando incontri, presentazioni, conferenze, presenzialismi. Ho sempre provato grande ammirazione per chi non è mai apparso, penso a Salinger, a Pynchon, commettendo come più volte lamentato, l’errore fatale di rendermi in qualche modo pubblico, riconoscibile, che almeno io potessi evitare di dover andare in giro a parlare di quel di cui ho già parlato nei mie libri, in maniera per altro decisamente più articolata e, credo, più pertinente.

Metteteci pure che le presentazioni dei libri, spesso, sono eventi tristi, mesti, con poca gente, e che comunque, visto che si parla di lavoro, contribuiscono praticamente a nulla dal punto di vista economico a quel che è comunque lavoro, direi che ci sta che io mi limiti a fare lo scrittore che scrive libri, e poi se ne sta a casa. Del resto, negli anni, essere scrittore è cambiato, come lavoro, perché coi social quelli che un tempo erano semplicemente i lettori, magari anche i tuoi lettori, sono diventati nomi e cognomi e facce immortalate in foto, gente che ti commenta, con la quale stringi un rapporto, anche se a distanza, a volte anche di persona. Un mestiere che inizialmente era monodirezionale, io scrivo e qualcuno legge, diventa quindi bidirezionale, io scrivo e chi legge mi dice che mi ha letto, cosa ne pensa, esprime la sua opinione, anche in modo diretto, poco diplomatico. Esprime il suo amore o il suo odio, senza filtri, come usa ora, polaizzando un mestiere che invece aveva solo nel fare i conti con se stessi e col proprio talento i punti critici.

Perché mai, ho cominciato a dirmi a un certo punto, dovrei andare da qualche parte, magari anche lontano da casa, impiegando tempo e energia, per presentare un libro, senza sapere se arriverà gente, quando posso limitarmi a scrivere e lasciare che i librai facciano il loro lavoro? Magari usando i social per sopperire a questo mio nascondermi dietro una attitudine di orso, certo, ma sempre in ciabatte e dal mio amato divano?

Poi succede che arriva la pandemia da Covid-19. Tutto quello che era il mondo che girava attorno al mio essere essenzialmente uno scrittore, seppur uno scrittore votato alla critica musicale, è imploso. Cioè, dopo aver passato anni in giro, tra concerti, studi di registrazione, radio e tv, scuole dove fare master e workshop, ecco, di colpo solo casa e connessioni, incontri su Zoom, Google Meet, Whatsapp video e via discorrendo, certo, più tempo per scrivere, e volendo anche più cose di cui scrivere, seppur la musica nel mentre si sia sostanzialmente quasi fermata del tutto, ma niente più gente, persone, mani, facce.

Tutto questo per dire che niente, quest’anno ho deciso di tornare sui miei passi, e l’ho deciso non perché nel mentre qualcosa di quanto su scritto sia cambiato, i libri continuano a essere libri e non figli, le presentazioni continuano a essere molto stancanti e affatto remunerative, di fare un po’ di presentazioni in giro per l’Italia, specie il centro sud. Un modo per incontrare gente, certo, e per lasciare che dopo un anno e mezzo quasi di rapporti virtuali ci si possa dire cose guardandosi in faccia. Verso la fine dell’estate usciranno due miei libri, entrambi in qualche modo nati da queste parti, mi sembrava logico condividere quel che ne seguirà nei prossimi mesi, a partire dalle prossime settimane, proprio qui.

Il primo è una raccolta dei miei scritti sulle cantautrici, gli stereotipi femminili in musica e tutto quel che sapete ruota da sempre intorno al mio progetto Anatomia Femminile. Si intitola Cantami Godiva, sono quasi quattrocento pagine di scritti, inediti e editi rielaborati per l’occasione, e esce per Crac Editore. Inutile starvi a rammentare quante volte io abbia parlato di questi temi qui su Optimagazine, credo vi sia anche troppo chiaro. Aggiungo però che in copertina trovate una strepitosa Yoniro The Moongirl e nel retro di copertina l’altrettanto strepitosa Veronica Pompeo in versione Lady Godiva, per chi oltre al testo fosse interessato anche all’estetica del libro e aggiungo anche che proprio oggi, 5 luglio, partirà anche la quinta edizione ufficiale del Festivalino di Anatomia Femminile, settima se ci mettiamo anche il Festivalino Off e la Quarantene Edition, una galleria di oltre cinquecento video per oltre trecentocinquanta artiste coivolte, sempre sulla mia pagina ufficiale di Facebook, video inediti nei quali cantautrici di talento eseguono dal vivo un loro brano. Tutto è correlato, anche il fatto che proprio con OptiMagazine il Festivalino sia passato per due anni da Sanremo, durante il Festival, ospite di Attico Monina.

Il secondo libro è invece letteralmente nato qui, quando durante le feste di Pasqua ho deciso di iniziare un viaggio psicogeografico a Vasto, in Abruzzo, terra a me cara e nella quale ho passato un pezzetto importante della mia vita. Da quel primo racconto è nato un libro, anch’esso di circa quattrocento pagine, che è una vera e propria gita panoramica in terra d’Abruzzo e nella mia memoria, con dentro ovviamente tantissima musica, tantissima letteratura, tanta arte e tanto cibo, insomma, le cose che da sempre mi appassionano. Si intitola “Guida psicogeografica per autostoppisti” e benché come l’altro uscirà più avanti, questo per PeQuod, questa estate lo presenterò in giro, a partire dal Dopo Festival di Berta Filava, a Sirolo, sul Conero, il 25 luglio, passando poi per Borgo Universo, a Aielli, il 31 del medesimo mese, dove sarà mia ospite la cantautrice Silvia Oddi, che proprio lì ha girato il video del suo singolo Ciao amici, e andando poi avanti, data sicuramente suggestiva quella del 19 agosto a Roccascalegna in Festival, in compagnia di Serena Abrani e Enrico Vitali, e un paio di giorni dopo a Vasto, alla Mondadori, in compagnia di Setak, di Luigi Friotto, di entrambi vi ho scritto qui, e presentati da Mario Pistacchio. Altro magari salterà fuori.

Se vi va, sui miei profili social sarà mia premura indicare tutti gli appuntamenti, e nel mentre potrete anche godervi le cantautrici del Festivalino, prima quest’anno Cristallo, proprio oggi, alle 18, di scena sui miei social, Cristallo che comunque è assolutamente da tenere d’occhio e orecchio anche nel mondo reale, fidatevi di uno scrittore ormai anziano.