Madame, Bollani e l’incompatibilità tra arte e umiltà

Rinfacciare a Madame di non essere umile mi sembra una emerita cazzata: perché mai un artista dovrebbe essere umile?


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Mi sono preso tempo. Lo faccio sempre. Figuriamoci adesso che fa caldo.

Mi sono preso tempo perché penso che certi argomenti non si possano affrontare su due piedi, perché le discussioni pubbliche, oggi, pretendono uno schieramento polarizzato e violento e io non mi riconosco in questo modo di ragionare, e perché ho in fondo sempre la recondita speranza che quando un argomento diventa di quelli su cui tutti dicono la propria nel mentre salti fuori una nuova cazzata, perché quasi sempre di cazzate si parla, e il tutto rientri nell’alveo del dimenticabile.

Così non è stato, quindi mi sono preso tempo e ora dico la mia.

Parlo di Madame, e del suo famoso Tweet sulla fama, i fan, la pizza e il selfie.

Non credo sia necessario fare il riassunto delle puntate precedenti, sapete già tutto e ci sono buone probabilità che abbiate anche detto la vostra a riguardo.

Premesso che molti dei meme che sono circolati erano simpatici, i primi due o tre facevano addirittura sorridere, direi che il primo tassello del puzzle da mettere sul tavolo è che Madame, o Francesca, che sarebbe Madame quando non è Madame, se uno si sceglie un nome d’arte ci sarà pure un motivo, ha diciannove anni, e ha anche discusso la maturità tipo la settimana scorsa.

Ora, non so voi, ma io di mettermi a scagliare pietre contro una diciannovenne, a meno che io non sia Salvini (l’ha fatto a due compagne di classe di mia figlia, scatenandogli contro l’inferno, so di cosa parlo), non è che avrei in assoluto nessuna voglia. Quando ero anche io ragazzo, magari due o tre anni più di Madame oggi, quando cioè mi affacciavo al mondo e frequentavo quei posti che qualsiasi genitore sconsiglia ai propri figli di frequentare, mi è stato subito detto che, in caso di rissa, tocca sempre mirare a quello più grosso, perché è la sola possibilità che hai di uscirne vivo, e perché comunque, se non dovessi uscirne vivo, è meglio essere picchiato a sangue da quello che risulterebbe il più grosso che da quello che risulterebbe più piccolo e sfigato, la dura legge della strada questo prevede. Madame è una ragazzina, ha fatto la maturità, prendetevela con un vostro coetaneo, cazzoni, o quantomeno non state lì a fare la morale a chi ha quella età per cui il sacrosanto diritto di dire e fare le cose sbagliate è stabilito per legge.

Per contro, Madame sta sui social e è nata in epoca social, usarli a cazzo è evitabile, se non vuoi ricevere in cambio merda. Mi spiego, non sto facendo il ragionamento “sei uscita con la minigonna, te la sei andata a cercare”, sia chiaro, sto dicendo “sei uscita con la minigonna e sei andata a casa di un violentatore sapendo che era casa di un violentatore”, lui resta il carnefice e tu la vittima, ma magari un po’ di accortezza la potevi anche praticare, per il tuo bene.

I social sono una fogna a cielo aperto, e ogni giorno lo diventano di più, esprimersi male non è contemplato, non è previsto e soprattutto non è permesso, quindi o ti esprimi a prova di bomba, o forse sarebbe meglio lasciar perdere e lasciare i propri sfoghi alla pura voce, coi presenti.

Detto questo, e sottolineando come i social siano una fogna a cielo aperto, sì, ma anche una fogna a cielo aperto che non lascia praticamente traccia, diffidate di chi dice che la rete non dimentica, pensate a Cremonini e la querelle riguardo la battuta fatta da Cattelan sulla colf che avrebbe chiamato Emilia, era una battuta, è stata presa alla lettera e diventata oggetto di shit storming, ora è neanche più parte delle cose effimere e da dimenticare, è proprio una sfumatura di marrone lì, nel campo, nessuno ne ha memoria, e per fortuna, comunque, detto questo, e chiarita la scarsissima capacità di ricordare della rete, sempre alla caccia di nuovo sangue, è bene dire che seppur abbia detto la cosa piuttosto male credo che fondamentalmente Madame abbia ragione, e non per i motivi che tutti potrebbero addurre.

Sono ovviamente dell’idea che trattare male la gente sia sbagliato, il che vale per il tipo che l’ha interrotta mentre mangiava una pizza con la famiglia, tanto quanto con lei che lo avrebbe redarguito in quanto non suo fan, ma sono anche dell’idea che averle rinfacciato di non essere umile sia una emerita cazzata.

Perché mai un artista dovrebbe essere umile, mi chiedo?

Pensate che Madonna, parliamo di popstar, no?, si lascerebbe interrompere mentre mangia una pizza in famiglia? Madonna che neanche guarda in faccia chi la intervista, l’inarrivabile?

O pensate che Bob Dylan, quello che non rispondeva all’Accademia del Nobel che gli voleva comunicare la sua vittoria, quello che non è andato a prendersi il premio, mandando Patti Smith, quello che neanche ha fatto menzionare il Nobel nella scarna bio del libro di raccolta dei suoi testi si farebbe fermare da uno che gli chiede un selfie perché ha visto il suo meme imbarazzato di quando ha inciso We Are the World?

L’elenco potrebbe essere lunghissimo, non credo serva, ma ribadire che l’umiltà e l’arte non siano quasi mai presenti nella stessa persona, credo, è talmente ovvia da sconfinare nel lapalissiano.

Un artista lo si segue, o lo si ammira, per quello che crea, non per altro. Anche essendo tra quelli che poi si comprano qualsiasi cosa, dai gadget alla discografia completa, nulla si può o si deve pretendere, perché l’artista ha già dato, forse giusto i social hanno regalato al mondo l’illusione che ci sia una vicinanza possibile tra idolo e fan. Anche perché spesso la persona che sta dietro l’artista è una merda, non sarei neanche così convinto valga la pena avvicinarlo.

Sui social, e dove se no?, si sono sprecati esempi di grandissimi che invece si fermano, fanno autografi, chiacchiere, abbracci, selfie, e va benissimo così, credo che a volte per l’artista, specie quello di grande successo, sia il solo modo per avere un contatto col resto del mondo, seppur un contatto falsato dall’essere l’idolo che incontra il fan, o quello famoso che incontra quello che si vuole fare la foto con quello famoso, ma se uno è, cito letteralmente, una scorbutica diciannovenne veneta, che diamine, avrà il sacrosanto diritto di non cagarsi la gente senza che questo diventi un crimine contro l’umanità.

Si potrebbe certo sottolineare che per poter dire che arte e umiltà non devono convivere, toccherebbe aver dimostrato prima la presenza dell’arte, e credo che questa sia stata la principale leva usata per scardinare la fortezza di Madame, ma piaccia o meno che sia artista di talento, a diciannove anni, credo lo abbia dimostrato più che abbondantemente, magari col tempo imparerà a usare meglio i social, o diventerà un po’ meno rigida, ma a diciannove anni conosco gente che fa ancora a gare a chi dice più lettere dell’alfabeto con un rutto, direi che a Madame si può perdonare il non essere stata troppo disponibile.

Per parte mia, poi, vado anche oltre, credo che proprio perché il concetto di umiltà è stato a lungo distorto dalla retorica pret-a-porter di programmi come Amici, i cantanti vestiti tutti uguali, la deprivazione non solo del cognome ma anche della propria identità artistica, quel “fatti un bagno di umiltà” reiterato allo sfinimento, da un artista mi aspetto proprio che sia scostante e poco carino con chi lo segue, se voglio l’umiltà vado a parlare con un frate, non con uno da cui mi dovrei piuttosto aspettare bulimia sessuale e eccessi vari.

Chiudo portando un mio esempio personale, ovviamente non richiesto. Mi capita abbastanza spesso di essere fermato per strada da gente che non conosco ma che conosce me. Mi ha visto in rete, in televisione, e mi ferma. A parte la sorpresa che mai nessuno di quanti mi fermano abbia provato a menarmi, forse quello che scrivo viene preso troppo alla lettera, o i chili in eccesso mi fanno sembrare quello grosso dentro il bar, bene così, resta che quasi sempre chi mi ferma si sente in dovere, e anche in diritto, di dirmi qualcosa rispetto a quello che faccio. Sempre complimenti, non saprei dire se sinceri o dettati dal fatto di trovarsi faccia a faccia con me. Mi è capitato in contesti anche stranissimi, come una volta che, dentro la Basilica di Loreto, stavo dentro la Santa Casa, cioè quella che per la tradizione cristiana è la piccola casa di Nazareth nella quale è cresciuto Gesù da bambino, sto lì con la mia famiglia, nel silenzio che un luogo sacro come quello prevede, e un tipo mi ferma per farmi i complimenti per non ricordo che articolo, articolo che presumibilmente parlava di buchi di culo di cavalli o altro. Essere fermato per strada mi imbarazza, anche perché ho pochissima memoria visiva, e quindi fatico a riconoscere anche persone che invece conosco già, quindi mi trovo sempre a dover improvvisare, conosco già chi mi sta di fronte? Se sì, come farò a capire chi è? Insomma, imbarazzo giustificato, come del resto è giustificato l’imbarazzo quando chi mi ferma non lo conosco, è qualcuno che vuole tributarmi stima. Faccio un lavoro che quando ho iniziato prevedeva lo stare isolati a casa, questa cosa dell’incontrarsi mi risulta ancora difficile da metabolizzare. A volte, però, capita che chi mi ferma per dirmi qualcosa, o farsi un selfie, non sappia chi sono. No, non come nel caso di Madame, uno che dice di averla vista a Sanremo ma di non seguirla, qualcuno che mi ferma, mi fa i complimenti, ma poi capisco che mi ha confuso con qualcun altro. Anni fa, a Sanremo, quando imperversavo al DopoFestival, venivo fermato ogni tre metri. Erano pacche sulle spalle, foto, pollici alzati. Fossi uno a cui frega tutto questo ne sarei stato ubriaco. A un certo punto arriva un tipo e mi abbraccia, così, dal nulla. Mi abbraccia e mi dice, “maestro, per me è un vero onore poterla toccare, parlare, spero mi vorrà concedere la grazia di una foto insieme”. A parte l’anomalia di quel lei, quel “maestro” buttato lì, in mezzo alla frase, mi ha sul momento spiazzato. Non sono esattamente uno che definirei maestro, ma del resto non ero io a aver fermato qualcuno. La discussione va avanti, col tipo che mi dice che apprezza il mio essere un duro e puro, uno che non ha venduto il culo al sistema, elogiando non solo la mia ironia, ma anche la mia indubbia preparazione. Ecco. Non sono tipo incline a lasciarmi andare a compiacimenti frivoli, ma confesso che sentirmi dire questo mi ha fatto in effetti piacere. A quel punto, dopo esserci fatte foto, con un gruppetto di persone che si è fermata, perché ha capito che se qualcuno chiede di fare una foto con me significa che sono uno famoso, anche se non ha la più pallida idea di chi io sia, a ragione, arriva la stoccata finale. Il tipo mi guarda, compiaciuto, e mi dice: “Comunque, maestro, diciamolo apertamente, lei rispetto Allevi è una spanna sopra”. Al che capisco che sono stato confuso per Bollani, e che tutti quei complimenti sulla purezza, la competenza e l’ironia erano rivolti a lui. Accomiatandomi da lui, le piume bagnate, ho comunque aggiunto un serafico “Allevi merda”, Bollani, sappi che mi devi una birra.