Il trascorrere delle ore sta rassicurando sulla sorte di Eriksen. Tutti i controlli medici e le verifiche strumentali hanno restituito il sorriso ad Eriksen il cui malore aveva gettato nello sconforto gli atleti, gli spettatori ed il telespettatori del match Danimarca-Finlandia.
In un primo momento le immagini con Eriksen inerte al suolo aveva fatto presagire un esito tragico già altre volte verificatosi sui campi di calcio. Il tempestivo intervento dei colleghi e del personale sanitario ha permesso ad Eriksen di ritornare alla vita e speriamo presto anche ai terreni di gioco.
Il timori per la sorte di Eriksen erano sicuramente sinceri nel momento in cui la drammatica vicenda si stava consumando. Molti però di coloro che erano in ambasce per la sorte di Eriksen erano in buona misura responsabili del rischio mortale corso dall’atleta. Ed ogni volta bisogna esser pronti a dare il meglio per il proprio allenatore, all’Inter Antonio Conte, per lo sponsor, per la società.
Nel calcio moderno, sempre più ossessionato dal profitto a tutti i costi,un atleta di vertice internazionale come Eriksen gioca almeno sessanta gare a stagione: campionati e trofei nazionali; competizione europee per club; convocazioni con la Nazionale. Praticamente un atleta come Eriksen scende in campo ogni tre giorni ad ogni latitudine, temperatura, condizione.
Agli impegni agonistici veri e propri vanno aggiunti gli onerosi trasferimenti ed una vita che porta, professionisti come Eriksen, sempre oltre il limite delle umane possibilità. La disperazione dunque di molti addetti ai lavori responsabili di un calendario folle e senza senso somiglia molto alle lacrime di coccodrillo. Una disperazione colpevole che dovrebbe indurre a riflettere, a fermarsi, a riorganizzare il tutto riducendo le partite per tutelare la salute degli atleti, come Eriksen, e migliorando lo spettacolo a favore del pubblico sugli spalti ed in tv.
L’episodio accaduto ieri ha sconvolto il mondo intero. È difficile pensare come atleti, seguiti quotidianamente dai migliori medici, possano rischiare di lasciarci la pelle in quel modo. Il problema però, è che essere atleti non significa essere robot! Una stagione caratterizzata da allenamenti, partite da giocare ogni 3 giorni, adrenalina perennemente a 1000 è decisamente eccessivo anche per “fisici da formula 1”. Molto spesso la soluzione sta nell’ammettere che si sta andando nella direzione sbagliata e cercare di correggere il tiro per evitare che la scena si ripeta!
Innanzi tutto bene per il ragazzo….almeno si è trovato circondato da persone che sapevano dove mettere le mani….poi , ogni volta che accadono queste cose ad atleti che dovrebbero essere super mega controllati mi faccio tante domande sulla loro integrità e su tante omissioni magari anche a loro insaputa….
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Piccola provocazione fuori tema….ma TUTTI I NAZIONALI del Napoli che sto vedendo giocare…lo stanno facendo con il sangue agli occhi….ma 1 mese fa con il Verona …non potevano fare lo stesso?? Anche il nostro capitano che parla alla RAI di grandi motivazioni……