The Handmaid’s Tale 4×08 fonde i piani di giustizia e vendetta. E la beffa è che la verità di June non basta

The Handmaid's Tale 4x08 monopolizzata dalla sete di vendetta di June, che confonde i piani tra vittime e carnefici (recensione)

The Handmaid's Tale 4x08

INTERAZIONI: 6

Nemmeno la ritrovata libertà di June in Canada riesce a portare un po’ di luce in The Handmaid’s Tale 4×08, episodio cupo come pochi nella fotografia quanto grave nei toni e nei contenuti. Testimonianza avrebbe potuto segnare un nuovo inizio per la serie, con la prima occasione per June di raccontare a una giuria e al mondo intero le torture fisiche e psicologiche subite nel regime teocratico che ha sostituito in gran parte gli Stati Uniti all’indomani di una guerra nucleare. Ma questo spartiacque fondamentalmente, l’accusa ai Waterford di essere gli ideologi del regime e i responsabili di numerosi crimini contro l’umanità si risolve nell’ingresso in un nuovo tunnel dopo quello della schiavitù delle Ancelle. Ora l’oppressione per loro è data dal fardello che tutte si portano dietro dopo sette anni di privazioni dei più basilari diritti umani e l’elaborazione del trauma suona come una nuova condanna, quella a non trovare pace se non nella ritorsione contro gli aguzzini di Gilead.

Sostanzialmente The Handmaid’s Tale 4×08 è un episodio che tenta in ogni modo di fondere i piani: da un lato quello della sete di giustizia col desiderio istintivo di vendetta, dall’altra le vittime coi carnefici. Il motore di tutto è la rabbia di donne costrette ad essere schiave sessuali di un’oligarchia spietata, reazionaria e misogina. Un sentimento che per Moira dovrebbe essere usato come mezzo verso la guarigione e il recupero della salute fisica e mentale, qualcosa da elaborare insieme come in un gruppo di sostegno in un ambiente accogliente come una biblioteca (un simbolismo evidente, visto che a Gilead alle donne è vietato leggere, pena mutilazioni fisiche). Per June invece la rabbia deve sfociare nella vendetta, nell’imporre punizioni esemplari a chi ha rovesciato le regole del vivere civile facendo regredire un’intera società ad un ideale biblico. Non c’è ristoro né guarigione dal trauma senza ritorsione. La stessa che praticava Gilead, quell’occhio per occhio, dente per dente che ha significato la morte per molte Ancelle.

Ed è così che si confondono anche le vittime e i carnefici in The Handmaid’s Tale 4×08: certo, la ragione e il torto restano ben distinti, ma ora June vuole che chiunque sia finita vittima del regime trovi la forza di andare avanti nel restituire la sofferenza subita. Nessun perdono è possibile, né in senso cristiano né per il mero egoismo di liberarsi del peso dell’odio. Nessuna clemenza è concepibile, nemmeno per chi la chiede in ginocchio ostentando pentimento, come zia Irene, responsabile delle mutilazioni di Emily e della morte della sua compagna. June non solo è animata da una sete di vendetta, ma la instilla nelle sue compagne, tutte reduci dalla stessa esperienza ma coinvolte in un’elaborazione del trauma che non può essere identica per tutte. Eppure il suo ruolo di leader sembra non essersi esaurito: è lei a imporre a Emily il confronto con Irene ed è sempre lei a istigare le compagne all’odio verso i loro oppressori.

D’altronde The Handmaid’s Tale 4×08 segue la scia dell’episodio precedente, nel quale June, appena tornata libera, aveva voluto affrontare faccia a faccia Serena per augurarle un aborto spontaneo: la vendetta perfetta, per una donna ossessionata dal desiderio di maternità, non potrebbe essere diversa dal dolore di perdere il suo bambino.

E nemmeno la capacità di testimoniare al mondo gli abusi di Gilead in The Handmaid’s Tale 4×08 sembra dare a June una voglia di riscatto che non comprenda anche la vendetta. Quando in tribunale prende la parola per raccontare gli anni di stupri, manipolazioni e abusi di ogni genere subiti dal regime, non aveva avuto il coraggio di raccontarli nemmeno a suo marito. Il suo discorso che ripercorre i fatti principali di quattro stagioni della serie è una potente denuncia che diventa collettiva, il riscatto di ogni Ancella la cui vita è stata distrutta e le cui voci sono state silenziate per sempre. June è ancora una volta una leader, anche in questo frangente: “La mia è solo una voce. Innumerevoli altre rimarranno inascoltate, imprigionate da uomini come Fred Waterford. Donne, mie amiche, che hanno perso la vita e non potranno mai essere ascoltate“. Ma la sua richiesta della pena massima possibile per Fred e Serena in quanto autori di crimini contro l’umanità sembra non bastare e ancora una volta la verità viene sfidata dall’ennesimo sopruso, stavolta con la scoperta che anche nella civile Canada esistono sostenitori di Fred e Serena, seguaci del loro tentativo malato di salvare l’umanità dall’estinzione.

Alla fine di The Handmaid’s Tale 4×08 la verità sarà protagonista anche nella dimensione privata del difficile rapporto tra June e suo marito Luke: dopo aver cercato di imporgli ancora una volta un rapporto sessuale non voluto (sembra che June voglia in ogni modo invertire i ruoli, esercitare su un uomo la coercizione sessuale di cui è stata vittima), stavolta la protagonista trova la forza di rivelare quel che ha sempre taciuto sull’ultima volta in cui ha visto Hannah. Ovvero, che la piccola sembrava non riconoscerla più. Dal nono episodio, il penultimo, la stagione entrerà nel vivo della ricerca della bambina, di cui June ha perso le tracce prima di scappare.