Blackface bandito dalla Rai e da Tale e Quale Show, solita idiozia del politicamente corretto?

Blackface bandito dalla Rai e da Tale e Quale Show dopo la polemica dello scorso anno legata a Ghali e non solo, un'esagerazione del politicamente corretto oppure no?


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La notizia del momento è questa: Blackface bandito dalla Rai e da Tale e Quale Show dopo le polemiche dell’ultima edizione. A questo punto il dibattito può dirsi aperto e le polemiche di certo non mancano. Anche in questo caso il popolo dei social e i tuttologi del web si spaccano e se da una parte c’è chi vede in questa decisione ufficiale la solita idiozia del politicamente corretto, altri ancora sono pronti a gridare alla vittoria per il notevole passo avanti fatto in materia di razzismo e integrazione. Ma dove sta la verità?

Come ci insegnano i grandi filosofi del passato, la verità assoluta non esiste e sul discorso si potrà dibattere a lungo cercando di capire chi ha ragione e chi meno ma sicuramente i due ‘mondi’ di pensiero difficilmente si incontreranno. A spingere la Rai verso la decisione così drastica e discussa sono state le polemiche e il malcontento degli afroitaliani arrivate proprio lo scorso anno in seguito ad una puntata dello show condotto da Carlo Conti in cui, per interpretare Good Times di Ghali, Sergio Muniz si ritrova nel bel mezzo di quella che in molti non hanno ritenuto un’imitazione ma bensì una sorta di caricatura ricorrendo al blackface.

Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già piano delle imitazioni di Beyoncé, Louis Armstrong, James Brown, Whitney Houston e Grace Jones, ma anche da decenni di derisione e violenze su cui il Movimento dei diritti civili degli afroamericani ha posto l’accento e l’attenzione negli anni ’60. Il risultato? Il Blackface è ormai da tempo ritenuta una pratica razzista e coloniale, sinonimo di anni violenti e irrispettosi e adesso diventata anche una questione italiana e, in particolare, della tv pubblica.

Il polverone si è alzato quando Ghali è intervenuto con un video su Instagram per commentare il make-up di Sergio Muniz spiegando:

Il blackface è condannato… È nato per un motivo, serviva a qualcosa, ovvero lo scopo del blackface era quello di denigrare le persone di colore, di dare una brutta impressione su di loro in America. Veniva usato per spaventare i bambini. Erano attori bianchi che si travestivano da persone di colore e compivano atti osceni. Tipo stupravano, violentavano, uccidevano, facevano cose bruttissime“.

La questione a questo punto si complica e il politicamente corretto finisce nuovamente nel mirino di tutti: è davvero possibile che l’imitazione di una persona di colore debba essere solo nella voce e non nel modo di vestire, di pettinarsi o nel make up altrimenti si diventa razzisti e si richiamano situazioni dolorose fatti di indicibili violenze e pratiche disumane? Sono molte le associazioni che hanno fatto appello ai dirigenti Rai e a Carlo Conti e loro stesse in queste ore hanno affermato di aver ricevuto una risposta ufficiale che vede il blackface bandito dalla tv pubblica:

“Nel merito della vicenda per la quale ci avete scritto, diciamo subito che assumiamo l’impegno a evitare che essa possa ripetersi sugli schermi Rai. Ci faremo anzi portavoce delle vostre istanze presso il vertice aziendale e presso le direzioni che svolgono un ruolo nodale di coordinamento perché le vostre osservazioni sulla pratica del blackface diventino consapevolezza diffusa”.

Siamo sicuri che gli estremi in ogni caso non siano contemplati ma il dubbio su alcune scelte a favore di integrazione e modernità rimane. C’è molto da fare ancora in questo senso ma forse l’esasperazione non è la strada giusta.