Chiuso ByoBlu: internet è davvero libero? Chi decide se lo è?

Youtube ha chiuso ByoBlu. Il canale, in 14 anni di vita, aveva oltre mezzo milione di iscritti e 200 milioni di visualizzazioni

ByoBlu chiuso Youtube

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La popolare piattaforma di video, Youtube, ha chiuso ByoBlu, uno dei canali di maggior successo in Italia con oltre mezzo milione di iscritti e duecento milioni di views ai suoi video raccolti in 14 anni. Si tratta di uno dei canali pionieri sulla piattaforma attualmente di proprietà del colosso Google. Il canale è stato oscurato dopo la cancellazione di alcuni video pubblicati. L’ultima rimozione ha fatto scattare il ban. Una decisione a cui è difficile se non impossibile fare appello visto che la piattaforma ha la facoltà di decidere in maniera autonoma cosa fare dei contenuti e dei publisher che la utilizzano.

ByoBlu si è sempre definito negli anni un canale di contro-informazione. Fondato da Claudio Messora, diventato poi per un periodo anche capo della comunicazione del Movimento cinque stelle al Senato, non ha mai fatto mistero di andare contro l’informazione mainstream. Ha dato spazio a informazioni passate spesso sottotraccia ed è stata anche più volte accusata di alimentare notizie ai limiti del complottismo. Dal canto loro, gli animatori di ByoBlu si sono sempre dimostrati profondamente fieri di dare voce anche a teorie non riconosciute in nome della sacralità della libertà di espressione. Lo spazio, che negli anni è diventato un punto di riferimento con l’esplosione dei social, è sempre stato definito un posto dove ospitare riflessioni anche molto impopolari.

«Ve lo avevo detto che sarebbe successo. Era chiaro che l’intenzione fosse quella. Oggi è accaduto. Youtube ha chiuso Byoblu. Ha rimosso in un solo istante 14 anni di contenuti, tra i quali molti di altissimo livello, realizzati insieme a magistrati, presidenti della Corte Costituzionale, intellettuali, filosofi, economisti, politici, avvocati, scienziati… Una fotografia cangiante delle trasformazioni che si sono avvicendate nella società da 14 anni a questa parte, viste con gli occhi dei cittadini e non con quelli dei media» ha dichiarato Messora.

Senza entrare nel merito della qualità dell’informazione offerta dal canale in questione. Ma davvero è giusto lasciare tutto questo potere ai colossi del web? La stessa discussione nacque nel momento in cui i principali social boicottarono i post di Donald Trump durante gli scrutini per le elezioni statunitensi. Di fatto quel gesto dimostrò che anche il leader del Paese più potente al mondo doveva sottostare alle regole imposte dai giganti della Silicon Valley. La domanda è se sia giusto che degli attori privati possano intervenire in maniera così invasiva nella regolamentazione del dibattito pubblico.

Attualmente il mondo di internet è nelle mani di due colossi: Facebook e Google. Da una parte i proprietari dei principali social e app di messaggistica , Facebook appunto, Messenger, Instagram, Whatsapp, dall’altra i proprietari dei principali strumenti di ricerca di tutta la galassia Google tra cui anche Youtube che rappresenta anche il primo motore di ricerca video al mondo. Di fatto scomparire da Youtube significa scomparire dalle ricerche video del pianeta. Ed è quello che sta succedendo in queste ore al sito di Messora dopo che ha chiuso ByoBlu.

La società occidentale, basata sul principio della libertà d’espressione, può accettare delle decisioni simili senza alcuna possibilità d’appello. Dove finisce la libertà di espressione e cominciano le responsabilità degli attori dell’informazione? Chi fissa questi limiti? In uno stato contemporaneo deve essere la costituzione o possiamo derogare a questa responsabilità affidandola all’arbitrio di società private ormai diventate assolutamente monopoliste nel settore? I problemi che si posero 30 anni fa con la nascita della tv privata in Italia tornano prepotentemente d’attualità con lo stato attuale del web. Quando la politica ci metterà mano seriamente e si prenderà la responsabilità di una scelta? O dovremo attendere ancora la magistratura come fu per la televisione?

A queste e altre domande spero che chi legge provi a rispondere. La speranza è che si apra un dibattito valutando anche le posizioni di chi riteniamo essere assolutamente lontano da noi. Perché difendere la libertà dei nostri “avversari” significa difendere la nostra perché i prossimi potremmo essere proprio noi.