Ibrahimovic canta Io Vagabondo con Siniša Mihajlović a Sanremo 2021

Zlatan Ibrahimovic omaggia i Nomadi con la cover di Io Vagabondo. Al suo fianco l'allenatore del Bologna Siniša Mihajlović

ibrahimovic canta io vagabondo

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Crea fermento sul campo, diverte e crea scompiglio sul palco: Ibrahimovic canta Io Vagabondo dal Teatro dell’Ariston e si unisce timidamente ai cantanti in gara per mostrarci la sua versione inedita.

Nella conferenza stampa ha messo da parte la sua corazza e si è lasciato andare in interventi all’insegna della simpatia e della leggerezza. Quando i giornalisti gli hanno chiesto lumi sulla sua performance canora ha confermato che sì, canterà Io Vagabondo dei Nomadi e lo farà fatto in coppia con Siniša Mihajlović, allenatore del Bologna.

“Spero di cantare meglio di lui” ha detto Zlatan divertito ai giornalisti, ma la presenza di Amadeus e Fiorello rende il momento sereno e speciale. “Loro saranno i piloti”, dice il campione.

Io Vagabondo (Che Non Sono Altro) è una delle canzoni più belle della storia della musica italiana. I Nomadi pubblicarono il singolo nel 1972 con la canzone Eterno nel lato B. Ancora oggi Io Vagabondo è tra i classici più amati della band, specialmente grazie alla straordinaria versione incisa dal compianto Augusto Daolio. Di questa canzone esistono tante cover, eseguite negli anni da Fiorella Mannoia, Gianna Nannini con i Timoria e dallo stesso Fiorello nel disco Finalmente Tu (1995).

Nella prima serata del Festival Ibrahimovic canta Io Vagabondo e si scopre performer, rendendo il suo umile omaggio a una pietra miliare della musica d’autore italiana. Non si esclude che questo brano sia presente in una delle sue playlist preferite per l’allenamento, dal momento che il campione ha riferito che tra le sue canzoni preferite ci sono tante canzoni italiane.

Leggi lo speciale di OM sul Festival di Sanremo

Io Vagabondo – Testo

Io un giorno crescerò
e nel cielo della vita volerò.

Ma un bimbo che ne sa
sempre azzurra non
può essere l’età…

Poi, una notte di settembre
mi svegliai, il vento sulla
pelle, sul mio corpo il
chiarore delle stelle;
chissà dov’era casa mia
e quel bambino che
giocava in un cortile…

Io, vagabondo che son io,
vagabondo che non sono altro
soldi in tasca non ne ho,
ma lassù mi è rimasto Dio.

Sì, la strada è ancora là
un deserto mi sembrava la città.
Ma un bimbo che ne sa sempre
azzurra non può essere l’età.

Poi, una notte di settembre
me ne andai, il fuoco
di un camino, non è caldo
come il sole del mattino,
chissà dov’era casa mia
e quel bambino che
giocava in un cortile…

Io, vagabondo che son io,
vagabondo che non sono altro
soldi in tasca non ne ho,
ma lassù mi è rimasto Dio.

vagabondo che son io,
vagabondo che non sono altro
soldi in tasca non ne ho,
ma lassù mi è rimasto Dio.