Le varianti di Galli, gli affari di Arcuri, le pedate di Bergoglio e il pranzo di Sarpietro

Siparietti italici ai tempi del Covid, poi si scuote la testa e tutto passa e si dimentica


INTERAZIONI: 491

Nell’Italia che non arremba più ma arranca può sembrare normale anzitutto ciò che non lo è. Un virologo, immunologo, biologo, valli a capire questi padreterni che sono trini ma non ne imbroccano una, comunque uno degli scatenati, dei dopati di televisione, il Galli dell’ospedale Sacco che non si stanca di raccomandare il Paese concentrazionario, va appunto in televisione a dire: ho il reparto pieno di positivi alla variante Covid. Che variante? Mah, la inglese, la brasiliana, la bulgara, una qualsiasi pur che ci sia. Non passano otto ore che l’ospedale emette una nota ufficiale, umiliante: non risponde al vero quanto dichiarato dal nostro immunologo, i positivi alla variante sono sei su 314 ricoverati. Una sconfessione clamorosa, mortificante, in pratica il nosocomio che dà del bugiardo al luminare. Ma il luminare non se ne cura, non si scompone e nemmeno gli passa per la mente di smentirsi: è già proiettato, sparato verso la prossima intervista, la prossima comparsata, la prossima profezia di sventura. Anche peggio quanto emerge dal pasticciaccio brutto delle mascherine, ordinate alla Cina dal cosiddetto supermanager Arcuri, quello delle primule. Un affare da 1,2 miliardi per 801 milioni di mascherine cinesi con provvigioni sultanesche, sessanta, settanta milioni e finiti dove? Nel lusso più sbracato, yacht, fuoriserie, Rolex, polizze, malloppi secondo gli inquirenti frutto di vigorose ruberie. I mediatori del supermanager, che forse non se li sa scegliere, sono di quel campionario umano che non manca mai nel malaffare un po’ da commedia vanziniana: trader esotici, maneggioni, c’è pure il giornalista Rai in aspettativa, di provenienza vaticana, uno che si era scritto sei pagine di curriculum tutte rigorosamente inventate.
Ma non è tanto la scorreria a man salva a colpire quanto la morale che stava sotto: “Speriamo nella seconda ondata” dicevano i mediatori “col Covid facciamo tutti la bella vita”. E la seconda ondata, puntuale come vaticinavano i virologi e gli zanzarologi e le veterinarie dalla Florida, arriva con la forza della profezia che si autoadempie: possibile che a nessuno sorga il dubbio di una colossale macchinazione, dei lockdown o coprifuochi o zone multicolore architettati principalmente per questo, per le razzie predonesche? Possibile che nessuno metta in correlazione allarmismo e affari, che non appaia quantomeno sospetta la dinamica ovvero la paralisi del Paese non in funzione sanitaria ma politica, mediatica, carrieristica e rapinesca? Si torna sempre a Frank Zappa, la politica come ramo intrattenimento dell’industria, anche i vaccini si stanno rivelando un colossale business prima che una soluzione visto che non ci sono. Ma Bergoglio, che è uomo di buona volontà, dice ai dipendenti della Santa Sede: chi non si vaccina lo caccio a pedate.
Tra le cose che sembrano normali, ma, attenzione, lo sono, per parafrasare Groucho Marx, un giudice che in piena fase di divieto, si fa aprire un ristorante a Roma e ci mangia insieme alla figlia e al di lei fidanzato. È lo stesso che si occupa di Salvini che rischia 15 anni in Sicilia per ipotizzate torture a clandestini sulla nave Ong “Gregoretti”, lo stesso che, uscito dall’aula, ancora con la toga addosso, improvvisava un comizio in favore del premier dimissionario Conte. E questo obbliga un ristoratore ad aprire solo per lui mentre il resto d’Italia si prende l’asporto? Non solo: beccato dalle Iene, un programma televisivo, vostro onore fa pure lo strafottente: “Sì ho violato la legge e allora? Era un caso di necessità, potevo stare solo qui”. E figuriamoci se non si rifugia nel complottismo da bar, “Forse non vogliono che questo processo si tenga”, che oltretutto sa tanto di sentenza annunciata. Ma come possono ancora avere una credibilità, e magari un ruolo, personaggi di siffatto comportamento? Dalle preoccupate precisazioni del superArcuri leggiamo ogni giorno che “non è indagato” e va bene, ma sussisterà o no una responsabilità oggettiva, manageriale se ti scegli dei presunti pendagli da forca come mediatori, se li mandi a negoziare un miliardo di mascherine cinesi (facendo fallire le imprese produttrici italiane) che poi un programma televisivo dimostra essere perfettamente inutili se non dannose, al che ritirano tutte quelle che trovano?
Ad essere incredibile non è la casistica della malagestione sanitaria o mediatica, ad essere incredibile è la soavità con cui passa; la gente scuote la testa e dimentica subito, i protagonisti restano più tracotanti di prima. Vogliamo chiudere in bellezza questo acta diurna della mortificazione e dell’ingiustizia di potere? A Sanremo si è appena saputo che per l’imminente Festival i punti di ristoro resteranno off limits tranne che per i dipendenti o comunque quanti coinvolti nell’organizzazione Rai. Si vede che loro sono immuni di diritto. Prima al Festival si esibiva il badge con la farfallina del servizio pubblico per passare, per partecipare, adesso lo si fa per mangiare. Ma è scontato l’assalto alla diligenza, lo spaccio di badge anche fasulli, e dunque l’arroganza di chi si rimpinza alla faccia di quelli che restano fuori, come i cani, e magari gli tocca pure ringraziare per lo spettacolo