OM intervista Mr.Rain: “Petrichor, un viaggio all’interno di me stesso con la promessa di ricominciare da me”

Petrichor è il disco da ascoltare dalla prima all'ultima nota, una continua sorpresa frutto di un percorso all'interno di sé. OM intervista Mr.Rain

mrrain petrichor

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Esce Petrichor, il nuovo album di Mr.Rain (Warner Music). Letteralmente il titolo significa “profumo della pioggia” e non si tratta di una scelta casuale. Mr.Rain, infatti, compone quando piove e trae ispirazione dal profumo della pioggia.

Petrichor è un viaggio interiore che parte dal singolo Fiori Di Chernobyl, certificato doppio disco di platino, per spaziare tra i temi più cari e intimi del cantautore.

“Petrichor è il profumo della pioggia. L’ho scelto come titolo dell’album perché io scrivo, compongo, sono ispirato solo quando c’è lui, il profumo della pioggia. È, anche, un fil rouge che ricama e accompagna tutte le tracce, le scene del mio film. È come se qui in questo album – sin dalla copertina in cui ho una nuvola in testa – avessi raggiunto per sviluppo artistico una versione Pro, aggiornata, di me. Il viaggio per versi (che in me sempre sono immagini) è un cerchio: parte da Fiori di Chernobyl (l’ho scritta per aiutarmi, l’ho usata per darmi una mano come uno psichiatra personale per superare un periodo buio, certi problemi che ho avuto) e finisce e si chiude con Ricominciare da me (un po’ un tirare le fila, e guardare già a domani)”.

Intervista con Mr.Rain

Due anime, una intro e una traccia outro, una conversazione con te stesso, una critica al sistema. Come hai scelto la struttura di Petrichor?
Il disco è un viaggio all’interno di me stesso in cui scopro due persone completamente diverse, due persone opposte che si fanno la guerra, e finisce con una promessa: prometto di ricominciare da me. Il disco parte con l’intro dedicato a Fiori Di Chernobyl, prima traccia del disco, quella che mi ha ispirato a scriverlo e la tracklist l’ho scelta in questo modo perché le tracce sono state scritte in quella sequenza.

Finisce con l’intenzione di ricominciare, perché hai scelto Ricominciare Da Me come chiusura e non come prima traccia?
Ho passato un periodo buio e per uscirne ho scritto Fiori Di Chernobyl, lì mi si è aperto un mondo e ho cominciato a cercare di conoscere meglio me stesso. Il lockdown mi ha dato modo di stare da solo e di riflettere molto. Sono diviso in due parti: c’è il lato artistico che ama la musica, che scrive le canzoni, produce i pezzi, si fa le grafiche, si gira i videoclip, è occupato al 100% dalla musica che mi dà molto ma toglie anche molto alla mia persona; la seconda persona è Mattia che sta sacrificando la sua vita per il proprio sogno. Quest’anno mi sono accorto che il tempo vola e io mi sto impegnano moltissimo per quello che voglio ma sto sacrificando molto altro, legami, momenti che non torneranno più. Prima o poi me ne pentirò. Ricominciare Da Me è una promessa per trovare un equilibrio tra queste due persone.

Elevator, un vocale a te stesso, anticipa una critica al settore in Non Fa Per Me, molto forte…
Non Fa Per Me è nata per necessità, dopo l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non è mia intenzione fare la persona polemica ma ho voluto dare una fotografia di tutto quello che vedo nel mondo della musica ora. Amo la musica ma odio il mondo della musica, credo che non sia così meritocratico. C’è una parte meritocratica in cui se piaci alla gente sali, poi c’è la parte più istituzionale dove hanno una visione diversa di ciò che vuole la gente e una concezione diversa del panorama musicale. Questi due mondi fanno fatica a parlarsi e non riescono ad intercettare quello che vuole la gente. Come me magari ci sono altri artisti che fanno piacciono molto e magari non hanno le stesse opportunità che hanno altri e non mi sembra un sistema meritocratico.

Trovo che Petrichor sia un disco sorprendente, mi è piaciuto molto. Negli ultimi anni hai sicuramente lavorato nel modo giusto e sei cresciuto molto. Qual è stato questo modo giusto?
Fare sempre il contrario di quello che fanno gli altri, non seguire il trend. Sono stato coerente con il mio percorso e con ciò che vivo. La scelta stilistica di registrare strumenti veri, è importante mettere anima nelle canzoni. Ho preso un quartetto d’archi e strumenti veri; per il 95% questo disco è suonato real. La scelta di rinunciare ad un talent, quella di non scendere a compromessi.

Ti cito: “Per amare qualcuno ci vuole coraggio ma per amarsi di più”. Perché non ti ami?
Perché sono masochista (ride, ndr), perché sono diviso in due parti ed è difficile conciliarle.

Sei anche “Nemico di te stesso”?
Sì, sono il peggior nemico di me stesso; mi è nata per necessità di colpirmi, di cercare di analizzare il perché dietro a certe cose. Perché faccio del male a me per fare certe cose, è un percorso di autoanalisi e poi è in feat. con Hopsin e io sono mega fan di Hopsin, lo segue da sempre, è stato un sogno. L’ho contattato su IG. gli ho mandato Fiori Di Chernobyl e mi ha detto che non aveva capito nulla ma che gli era piaciuto molto il sound e mi ha detto: “Facciamolo”. Per me è veramente un sogno, non riesco ancora a crederci.

Tra le mie canzoni preferite c’è A Forma Di Origami. Come è nata?
Lettera per mio padre. Sono molto chiuso e introverso, faccio fatica a parlare di sentimenti. Quando voglio confidarmi, consolarmi o sfogarmi scrivo una canzone. L’ho fatto nel 2016 con mia madre con I Grandi Non Piangono Mai, l’ho ripetuto con mio padre quest’anno.

Nel tuo 2021 cosa vedi?
Ho date verso fine anno e spero di riuscire a farle con capienze ridotte e distanziamenti. Speriamo, perché il live è la cosa che mi manca di più ma anche assistere ad un concerto da spettatore.