L’Estate in cui Imparammo a Volare (Firefly Lane), un life drama ingenuo ma piacevole su amicizia e diversità

Un excursus emozionale in trent'anni di vita di due donne agli antipodi, che evita l'effetto melassa di tanti adattamenti tv di romanzi rosa: la nostra recensione de L'Estate in cui Imparammo a Volare

recensione de L'Estate in cui Imparammo a Volare

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In italiano è L’Estate in cui Imparammo a Volare, il titolo originale è quello del romanzo di Kristin Hannah da cui la serie è tratta, Firefly Lane. La nuova serie Netflix con protagoniste Katherine Heigl e Sarah Chalke, prodotta dalla stessa autrice del libro e disponibile dal 3 febbraio, è un life drama ben scritto ed interpretato, che propone un excursus emozionale in trent’anni di vita di due donne agli antipodi.

Una trama che suona certamente già sentita, ma con un buon intreccio favorito dalla struttura narrativa su più piani temporali: ne L’Estate in cui Imparammo a Volare ci sono le giovani Tully e Kate (Heigl e Chalke) quattordicenni alla scoperta della loro identità negli anni Settanta, poi ventenni e ambiziose negli anni Ottanta, infine quarantenni in un 2003 agli albori della transizione digitale mentre sullo sfondo si staglia la guerra americana in Iraq. Tully è un uragano di sensualità che nasconde un’infinita tristezza, Kate è una nerd severa con se stessa e in cerca dell’approvazione degli altri. Aspirano entrambe al giornalismo, una come anchorwoman e l’altra come autrice, come le loro personalità suggeriscono. Le loro solitudini si incrociano e i loro caratteri si compensano, ma finiscono anche inevitabilmente in conflitto quando i loro desideri, aspettative, bisogni si sovrappongono o le allontanano.

Anche se la trama risulta un po’ scontata e ampiamente prevedibile nelle sue svolte principali, la diversità delle due protagoniste è l’elemento di forza de L’Estate in cui Imparammo a Volare, qualcosa in cui molti spettatori potranno identificarsi: chiunque abbia vissuto un’amicizia con qualcuno molto diverso da sé, per carattere ed esperienze di vita, ritroverà nelle dinamiche relazionali tra Tully e Kate quelle emozioni contrastanti, quel senso di inadeguatezza reciproco ma anche quella certezza di avere qualcosa di prezioso tra le mani che contraddistingue i rapporti più autentici.

La serie si regge soprattutto sui tanti elementi di possibile frattura in un’amicizia che appare solida e destinata a durare per la vita, seppure incrinata dal peso di due diverse personalità. L’Estate in cui Imparammo a Volare racconta quanto sia difficile e sfidante il rapporto tra due persone che hanno una indole e uno stile di vita radicalmente opposti, due donne che entrano in competizione, si affrontano, si sfidano, si fanno del male, ma poi si capiscono come nessun altro, si supportano e sanno di aver bisogno l’una dell’altra. Ogni linea temporale ha il suo focus su aspetti della vita di una donna che le mettono alla prova: dai drammi dell’adolescenza al rapporto con l’altro sesso, anche sotto il profilo della violenza sessuale, dal mondo del lavoro alla concezione di maternità (o di rifiuto della stessa) e di famiglia.

Katherine Heigl e Sarah Chalke sono forse al loro meglio in carriera nei ruoli di queste due donne dalla caratura importante, anche se la scelta di far loro interpretare la versione ventenne di Tully e Kate non è stata l’intuizione migliore de L’Estate in cui Imparammo a Volare (alla lunga i filtri e gli altri stratagemmi usati per ringiovanire le attrici risultano un po’ molesti). La colonna sonora che mescola classici degli anni Settanta e Ottanta a canzoni dei primi anni Duemila è un piacevole puntello per alcune scene di raccordo o di passaggio.

Ci sono sicuramente molte ingenuità che emergono nel racconto de L’Estate in cui Imparammo a Volare, sia sul piano della rappresentazione delle relazioni umane che nelle ricostruzioni dei momenti storici sullo sfondo (da una rievocazione un po’ banale del movimento hippy ad un concetto di giornalismo un po’ stereotipato, il contesto in cui su muovono le protagoniste può risultare a tratti macchiettistico), ma nel complesso questo melò tutto al femminile è un piacevole riempitivo che sa dosare bene i suoi ingredienti per evitare quell’effetto melassa proprio di tanti romanzi rosa adattati per la tv.

Ne L’Estate in cui Imparammo a Volare il dramma sposa la commedia, alla tristezza della solitudine fa da contraltare la gioia del sesso, al fallimento del divorzio si risponde con intelligenza e indipendenza, la violenza e il sopruso si curano con la solidarietà femminile. Nulla di nuovo sotto il cielo di Netflix, ma una piacevole alternativa ai fenomeni seriali del momento con tanta bella forma e pochissima sostanza (nella scrittura in primis, grande assente in tanti strabilianti successi delle ultime settimane).