“Se un giorno il silenzio. 21 fotografie e 10 scrittori raccontano il tempo sospeso della pandemia”

Il libro di Ileana Bonadies presenta le immagini in bianco e nero del fotoreporter Cesare Abbate - scattate a Napoli durante il primo lockdown - e i racconti inediti di Alessio Arena, Franco Arminio, Mimmo Borrelli, Antonella Cilento, Amalia De Simone, Alessio Forgione, Eugenio Lucrezi, Lorenzo Marone, Donatella Trotta e Massimiliano Virgilio che si ispirano alle foto che compongono il reportage. Riconoscersi nelle vicende raccontate ci smuove, ci tiene in allerta, ci sospinge verso l’altro e ci può rendere ancora più responsabili


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“Se un giorno il silenzio. 21 fotografie e 10 scrittori raccontano il tempo sospeso della pandemia”.

E’ il titolo del bel volume curato dalla giornalista Ileana Bonadies che raccoglie 21 immagini in bianco e nero del fotoreporter Cesare Abbate– scattate a Napoli durante il primo lockdown che ha investito l’Italia intera – e 10 racconti scritti da Alessio Arena, Franco Arminio, Mimmo Borrelli, Antonella Cilento, Amalia De Simone, Alessio Forgione, Eugenio Lucrezi, Lorenzo Marone, Donatella Trotta e Massimiliano Virgilioche si ispirano alle foto che compongono il reportage

il volume è pubblicato dalle Edizioni San Gennaro. I proventi saranno interamente devoluti in beneficenza, a supporto delle attività di ricerca condotte dalla fondazione Telethon e la Lega del Filo d’Oro.

Già la foto di copertina ci proietta nella visualizzazione di una solitudine e di un vuoto assoluto provocato dal covid che ci ha fatto sprofondare nell’angoscia del presente e del futuro. E la sensazione che ti invade immediatamente è una precisa difficoltà a sfogliarlo quasi a voler negare l’evidente e complessa situazione che stiamo vivendo da marzo 2020, quasi a voler respingere le crude immagini e le parole che simboleggiano il tempo lungo della pandemia. 

Poi inizi man mano con trepidazione, lo apri e si dischiude quel mondo comune a tanti, appaiono e riemergono quegIi scatti, gli istanti colti, documentati e impressi dalla mano sapiente di Cesare Abbate che si intrecciano con lo sguardo della poesia, della parola, delle storie emozionanti composte e narrate da così importanti autori e protagonisti della scena culturale contemporanea italiana

Ed ha ragione Domenico Ciruzzi, presidente della Fondazione Premio Napoli, quando scrive nell’introduzione: “L’operazione più difficile è un mettersi in gioco senza gli schemi protettivi del dèjà-vu della Storia: la capacità di leggere il proprio tempo con occhio scevro da giudizi stratificati perché il racconto riguarda la complessità del qui e ora, dell’oggi già domani, ancora vergine perché del tutto inesplorato della ricerca letteraria”.   

Un reportage unico, a forte originalità, che riesce a combinare in modo emblematico la memoria del presente con la realtà della cronaca e la fantasia della letteratura.Il Bene e il Male. Il dolore e la speranza, lo sgomento e la gioia–  scrive la curatrice Ileana Bonadies –  il silenzio, la solitudine e il vuoto. Ma anche la forza di reagire, di ricominciare ogni giorno daccapo un po’ più consapevoli, più preparati”.  

Il volume ha anche il pregio di sollecitarci per non dimenticare– ma come potremmo – perché l’assuefazione è dietro l’angolo, la narcotizzazione, la rimozione ai contenuti e alle immagini quotidiane è storia corrente. Riconoscersi nelle vicende raccontate smuove, ci tiene in allerta, ci sospinge verso l’altro e ci deve rendere ancora tanto responsabili.

In un momento come questo, infatti, il rischio di concentrarsi solo su di sé e di cancellare l’esperienza degli altri è altissimo. Narrativa e fotografia, al contrario, – scrivono nella prefazione Maura Gancitano e Andrea Colamedici – permettono di rendere visibile ciò che rischia di diventare invisibile, e ti costringono a quella che Platone nel mito della Caverna chiamava periagogè:una“conversione”, un cambiamento del punto di vista”.

Così come sono illuminanti le immagini di Cesare Abbate così folgoranti risultano allo stesso modo le parole di Antonella Cilento nel suo racconto “Corna facendo”: “Da quando bisogna portare la mascherina molti uomini vanno con le spalle curve, specie se hanno una certa età, come se la mascherina pesasse, tipo basto dell’asino”.

O come il racconto “Una storia vera” di Amalia De Simone, che attraversa le sbarre del carcere per disvelare il malessere profondo di chi è recluso, delle donne detenute che cuciono mascherine e guardano la vita fuori che si fa così complessa come quella dentro. “Però la vita è fuoriAnche la nostra vita lo è. Chi proteggerà mia figlia in queste settimane di ansia…La televisione diventa una finestra piatta da cui pendono le nostre occhiaie profonde e intossicate”.

La ricchezza di “Se un giorno il silenzio” sta nel rianimare le parole sospese, quelle accantonate all’interno della nostra coscienza, in ciascuno di noi, sta anche nel riattivare la sensibilità e la solidarietà verso chi ha più bisogno dell’altro in queste città vuote e dal silenzio assordante.

“Io do un’occhiata tutt’intorno nel vicolo, non c’è anima viva. Città disanimata, da quando c’è il lockdown. La sera fa addirittura impressione, col suo voto spettrale”, così termina Eugenio Lucrezi nel suo racconto “Nadja”.

Ed è vero quanto emerge dalla lettura che inizi pian piano, e poi tutto d’un fiato, del libro che “la verità della cronaca incrocia l’astrazione della scrittura– scrive la curatrice – la realtà si confonde con la fantasia e la grande storia collettiva si dipana attraverso piccole storie individuali”.

Sono tante le storie, gli episodi che ciascuno ha da narrare per comporre questo mosaico contemporaneo che non avremmo mai voluto vivere ma che continua ad appartenerci in modo indelebile. 

a questo punto risalta l’emblematica foto di Cesare Abbate, testimone di tante storie di uomini e donne, così ben descritta nel racconto “Gli Invisibili” di Lorenzo Marone. “Dietro una maschera stava un anziano su una panchina. Nella mano reggeva senza sforzo una valigetta di cuoio marrone, e sulle spalle curve gli pesava il tempo di vita perduto… Chissà se c’è qualcuno ad attenderlo a casa, m’è venuto da pensare, chissà se l’uomo porta nelle viscere la sentenza più atroce, se sa di contare più nulla per nessuno…”

Appunto “Senza parole possibili per dirlo– come scrive Donatella Trotta nel racconto “Ruah, l’angelo necessario” – Un tormento chiuso. Imbozzolato. Solitario. Privato di carezze e di baci, deprivato dall’assenza di abbracci e di un qualunque minimo contatto fisico..”

La realizzazione di questo progetto editoriale ha goduto del patrocinio morale della Fondazione Premio Napoli e il sostegno dell’associazione BLab. L’obiettivo è dunque quello di “costruire un ricordo corale e tangibile di quanto vissuto e si sta vivendo durante questi mesi di pandemia affidando al silenzio evocativo delle fotografie il compito di rappresentare la cronaca nella sua lucida essenzialità e ai racconti che restituiscono loro voce e vita, il valore dell’utopia. Dell’immaginazione che alimenta la speranza, insegnando a riconoscere bellezza e meraviglia anche laddove apparentemente c’è solo buio”. 

Se un giorno il silenzio” coglie nel segno e va consigliato a chi vuole leggere e narrare con uno sguardo trasversale questo lungo tempo sospeso della pandemia.

Per conoscere le librerie in cui il libro è disponibile o ricevere info su come riceverlo via posta, scrivere a: seungiornoilsilenzio@gmail.com