La Barriera su Netflix, la serie distopica che tra guerre e virus gioca con le nostre peggiori paure

Ambientata nel 2045 durante una pandemia, La Barriera è la serie distopica spagnola che gioca con le nostre ansie per il futuro

La Barriera

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Arrivata su Netflix quest’autunno, solo ora La Barriera su Netflix è completa con tutti i suoi episodi: la serie che ha avuto più vite in Spagna, debuttando prima sulla piattaforma a pagamento Atresmedia poi sulla generalista Antena3 e infine su Netflix, è un racconto distopico che affonda il coltello nella piaga di un momento storico contrassegnato da incertezza e terrore.

Una serie che gioca abilmente con le nostre paure, immaginando una Madrid desolata e divisa a compartimenti stagni dopo un terzo conflitto mondiale e una successiva una pandemia: in un futuro non troppo lontano, l’anno 2045, La Barriera (titolo originale La Valla) è il muro che divide i palazzi delle élites dal resto della città, segnando una distinzione netta tra governanti e sudditi, tra privilegiati ed emarginati.

Creata da Daniel Écija, questa serie ipotizza la comparsa di un virus letale capace di imporre misure da legge marziale, a seguito di una devastante guerra mondiale che ha reso difficile l’accaparramento delle risorse più elementari, come l’acqua, il cibo e le medicine. Alla fine della guerra la democrazia è solo un labile ricordo: ora a proteggere i cittadini, ridotti al rango di individui isolati e controllati perennemente, è uno stato totalitario, che esprime il governo denominato la Nuova Spagna. Sostanzialmente uno stato di polizia (e questo per la Spagna è anche un riferimento alla storia della lunga dittatura di Franco), in cui i diritti umani sono calpestati in nome della sicurezza e del contenimento della pandemia. E in cui la ricerca di una cura è anche il pretesto per sottrarre figli ai genitori ed eseguire su di loro esperimenti scientifici segreti per capire la natura della loro immunità.

Protagonista della trama è una famiglia che si riunisce a Madrid dopo aver superato le restrizioni del governo e che dovrà cercare di recuperare Marta (Laura Quirós), la figlia di Hugo (Ugalde), portata via durante un controllo e sottoposta agli esperimenti contro il virus in un collegio gestito da Alma (Eleonora Wexler), la moglie del Ministro della Salute (Abel Folk). Ed è così che La Barriera passa dall’essere quasi immediatamente, sin dai primi episodi, più un dramma familiare che lo sviluppo di una distopia sociale e politica. L’atmosfera ansiogena del primo episodio risulta ben costruita perché capace di mescolare elementi attuali come le pandemie e le limitazioni delle libertà personali con una dose di catastrofismo che purtroppo non appare nemmeno tanto surreale. Sin dai primi episodi però la storia si dilunga in un gran numero di sottotrame non sempre funzionali e si appiattisce sulle vicende dei singoli, in particolare di Hugo e di sua cognata Julia Pérez Noval (Olivia Molina), gemella della sua defunta moglie e colpevole di aver ucciso un ufficiale dell’esercito per difendere una minorenne dai suoi abusi. Ad aiutarli c’è Emilia, la madre di Julia (Ángela Molina, nonna di Olivia), che metterà in campo ogni astuzia per proteggere la sua famiglia dalle leggi ingiuste di uno Stato autoritario.

Ne La Barriera fantascienza ed elementi di realtà si incontrano in una trama che dovrebbe alludere ad un futuro quasi inimmaginabile e che invece ci sembra molto più verosimile di quanto si potesse credere solo un anno fa. Il parallelismo con la pandemia da Coronavirus è una coincidenza straordinaria: la serie è stata girata nel 2019, molto prima che il Covid-19 si diffondesse in tutto il mondo, eppure sembra replicarne alcuni aspetti e conseguenze sulla società.

Ispirata al genere cinematografico apocalittico e vagamente influenzata dalle atmosfere di The Handmaid’s Tale, La Barriera parte con grandi pretese ma finisce per accarezzare le ansie del pubblico in modo non troppo originale, puntando su storie melodrammatiche e tanta violenza gratuita, come avviene spesso per molti titoli della narrativa spagnola, ambiziosi ma incapaci di staccarsi dalla tendenza ossessiva alla rincorsa del dramma sentimentale. Apprezzabile, comunque, il tentativo di sperimentare un genere lontano dalla tradizione della narrativa in Spagna, in questi anni quanto mai prolifica.