La serie Netflix Il Caos Dopo di Te è una Elite più matura, elegante e perversa (recensione)

La nuova serie del creatore di Elite, Il Caos Dopo di Te, è un thriller psicologico più stratificato e ricco di temi attuali, destinato ad un pubblico più adulto

Il Caos Dopo di Te

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Chi segue Elite amerà anche Il Caos Dopo di Te, ma anche chi ha trovato la prima inguardabile perché troppo “teen” e troppo “trash” (come chi scrive, ad esempio) potrà apprezzare la nuova serie di Carlos Montero, arrivata su Netflix l’11 dicembre.

Tratta dal suo omonimo romanzo, Montero ha scritto l’adattamento e diretto alcuni episodi de Il Caos Dopo di Te (titolo originale El Desorden Que Dejas), tredicesima produzione originale di Netflix in Spagna, portando sullo schermo un thriller psicologico con elementi melodrammatici ambientato in una misteriosa e immaginaria città galiziana (Novariz).

L’ambientazione rurale ha un ruolo importante nella genesi della storia, radicata tra le contraddizioni di un piccolo paese in cui vecchi retaggi di omertà, maschilismo e pregiudizio sono duri a morire. La protagonista de Il Caos Dopo di Te ,Raquel (Inma Cuesta), è la nuova insegnante di letteratura del liceo locale, che arriva per sostituire Viruca (Bárbara Lennie) e scopre solo il primo giorno di lavoro che la professoressa di cui prende il posto si è suicidata. O almeno così dice la polizia, perché suo marito Mauro (Roberto Enríquez) non crede a quell’ipotesi ed è convinto che uno dei suoi studenti invaghito di lei, il narcisista Iago (Arón Piper) l’abbia perseguitata fino a determinarne la morte. La già fragile Raquel – che non ha mai superato il lutto per la morte della madre, soffre di attacchi di panico e ha un matrimonio in crisi già provato dal tradimento del marito col suo migliore amico – vede così crollare da subito l’illusione di stabilire un rapporto sereno con i suoi studenti: cade ben presto in un vortice di minacce anonime, ricatti, episodi di revenge porn che ne metteranno a dura prova la salute psichica, mentre l’ossessione per la vita della donna che l’ha preceduta la porterà ad indagare in modo compulsivo sulle ragioni della sua morte, perché convinta di rischiare la stessa fine.

Carlos Montero ha scritto la trama de Il Caos Dopo di Te scavando nelle vite delle due protagoniste in modo quasi parallelo: Raquel e Viruca si contendono lo spazio della narrazione sullo schermo così come le brave interpreti Cuesta e Lennie si contendono la scena. Di ognuna, lo spettatore scoprirà episodio dopo episodio segreti inconfessabili, debolezze, ma anche punti di forza: donne vittime ma in alcuni casi anche carnefici, sopraffatte dagli eventi ma anche in grado di invertirne la rotta, sicuramente dalla personalità tridimensionale e dal bagaglio emotivo ingombrante.

Il Caos Dopo Di Te inizia a carburare lentamente, dedicando il primo episodio più alla costruzione della giusta atmosfera – nebulosa, un po’ arcaica, a tratti onirica – che agli eventi cardine della trama. Ma dalla scoperta del suicidio di Veruca in poi la trama inizia a mostrare anche la sua sostanza, con una catena di eventi che a poco a poco tenderà a stratificare il racconto, grazie ad una scrittura che privilegia l’aspetto psicologico ma non dimentica i colpi di scena determinati da eventi sorprendenti.

C’è molta attualità in questo romanzo in cui Montero ha dichiarato di voler esplorare le dinamiche tra studenti e professori quando sono questi ultimi a subire atti di bullismo: ne Il Caos Dopo di Te si affrontano la perdita dell’autorità del ruolo dell’insegnante, la salute mentale che viene sfidata dai rapporti di forza tra docenti e ragazzi, il cyberbullismo e i reati legati alla diffusione di materiale intimo, il furto d’identità sui social network, senza dimenticare il tema del pregiudizio che spesso incombe sulle vittime come una spada di Damocle. Temi che emergono sin dai primi episodi e che sono tutti inestricabilmente legati tra loro. Ovviamente non mancano sesso, droga, perversioni e una buona dose di rapporti disfunzionali e socialmente proibiti: elementi che sembrano dosati appositamente per essere sempre presenti in ogni episodio de Il Caos Dopo di Te quasi nella stessa misura.

Sotto il profilo estetico, non si può non notare come la serie abbia una confezione curata nei minimi dettagli, con una fotografia che rivela l’ossessione di Montero per i colori: tutte le scene de Il Caos Dopo di Te, ma proprio tutte nessuna esclusa, sono dominate da una palette che va dal verde al marrone passando per le infinite sfumature di entrambi, con una loro presenza quasi compulsiva in tutti gli elementi scenografici, dagli arredi degli ambienti ai costumi dei protagonisti, come un quadro in movimento in cui gli stessi colori si ripetono ovunque all’infinito (un dettaglio che può risultare anche molesto a lungo andare, perché davvero ridondante).

Pur essendo una serie destinata al consumo di massa – una sorta di Elite più matura ed elegante che si rivolge ad un pubblico più adulto, potremmo definirla così – Il Caos Dopo di Te è una buona prima volta per Montero alla regia, che ha saputo dirigere le due protagoniste in una storia che esalta le donne nella loro complessa psicologia e in cui nessuna delle due è l’eroina da invidiare o la vittima da compatire tout court. L’intensa interpretazione di Inma Cuesta e Bárbara Lennie, ora femme fatale ora fragili vittime di pressioni sociali e violenze psicologiche, fa dimenticare le performance del resto del cast che è invece molto più modesto. La scrittura che fa dipanare la trama di mistero in mistero aiuta ad innescare la curiosità per le vicende umane delle protagoniste, che sono donne del loro tempo alle prese con storie di violenza più o meno sottile, avvolte in una suspance talvolta troppo artefatta ma comunque capace di spingere lo spettatore a volerne sapere ancora, a desiderare di essere sorpreso ogni volta un po’ di più.