Con Mank David Fincher scrive una lettera d’amore alla Hollywood classica (recensione in anteprima)

Nel biopic Mank David Fincher omaggia la Hollywood classica raccontando la genesi di Quarto Potere attraverso l'odissea di un uomo complicato, la recensione in anteprima del film Netflix

Mank David Fincher

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Con Mank David Fincher realizza uno dei suoi film più completi, mentre Netflix potrebbe conquistare finalmente l’Oscar. Il biopic dedicato alla genesi di uno dei capolavori della storia del cinema, Quarto Potere di Orson Welles, è frutto di una lunga gestazione da parte del regista di Seven e Fight Club, un progetto che doveva portare la firma del papà Jack Fincher e che invece, complice la scomparsa nel 2003, è passato momentaneamente nel dimenticatoio.

Almeno fino a quando il regista di Gone Girl non è tornato a maneggiare la sceneggiatura. Il film doveva essere in bianco e nero, motivo per cui Fincher non era ancora riuscito (fino al 2019) ad avere il via libera per girarlo. Una scelta per omaggiare Orson Welles ma anche la Hollywood classica degli anni Trenta. Con Mank David Fincher è intenzionato a catapultare lo spettatore all’interno del mito del sogno americano post Grande Depressione.

Il film segue il processo di scrittura dello sceneggiatore Herman Mankiewicz (che ha il volto di Gary Oldman al “naturale” secondo il volere di Fincher, pronto a ottenere la terza candidatura all’Oscar) a cui viene affidato il compito di scrivere il copione dell’ambizioso lungometraggio dell’allora 24enne Orson Welles, a cui lo studio RKO aveva dato carta bianca per il suo progetto – fatto che scatenò l’invidia di molti. Inizia per Mank una lunga odissea in cui dovrà scavare nei suoi ricordi alla ricerca di ispirazione per un film mastodontico e complesso.

Fincher è alla continua ricerca dello stile di Quarto Potere. Ci sono richiami nella fotografia espressionista e nell’ampio uso dei flashback in cui scopriamo il legame tra Herman Mankiewicz e il magnate dell’editoria William Randolph Hearst, a cui si ispirerà per delineare le caratteristiche del suo protagonista, Charles Foster Kane. In realtà la presenza di Hearst (interpretato da Charles Dance) è quasi in secondo piano e appare come un personaggio scomodo. A brillare è Amanda Seyfried nel ruolo dell’attrice Marion Davies che fu amante di Hearst. Star del varietà, si muove nel palcoscenico hollywoodiano come una giovane ninfa a caccia di notorietà.

La parabola di Mank, uomo complicato, schiavo dell’alcolismo e in perenne lotta con i suoi demoni, si incrocia con la disfatta del sogno americano. Il gigantesco ego di Welles (con cui si scontra per i diritti sulla sceneggiatura di Quarto Potere) e la scomoda politica travolgono Herman come un uragano ed emerge la paura di essere ridotto a una macchietta. Ben presto la linea tra la vita di Herman e quella fittizia di Kane diventa sempre più sottile, fino a fondersi in una.

Se proprio dobbiamo trovare un difetto, in Mank manca un adeguato sviluppo di alcuni personaggi secondari. Ad esempio, c’è la deliziosa dattilografa di Herman, Kate (interpretata da Lily Collins), e quindi una delle figure che aiuta maggiormente lo sceneggiatore durante il suo periodo più buio, di cui però sappiamo veramente poco.

Con Mank David Fincher scrive una lettera d’amore alla Hollywood dell’età dell’oro che ha plasmato registi e attori diventati icone del cinema. Allo stesso tempo ne mostra il suo lato oscuro, fatto di compromessi e finzione. È il mondo dello spettacolo, e non è tutto ora quello che luccica. Se ancora oggi, dopo ottant’anni, Quarto Potere rappresenta uno dei film più potenti a livello visivo e psicologico, un motivo ci sarà.

Mank è disponibile su Netflix dal 4 dicembre 2020.