Il commovente ricordo di un giovane tifoso di Maradona: “Hai messo a sedere un mondo intero”

Nel 2013 Maradona visitò la Sala Masaniello di Napoli per una conferenza stampa. Tra i presenti c'era un bambino di 10 anni con un pallone da firmare. Ecco il suo ricordo


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Tra le tante segnalazioni sui messaggi di cordoglio arrivate in redazione, spunta il commovente ricordo personale di un giovane fan di Maradona. Sono parole che rievocano un momento molto speciale: i pochi minuti del suo incontro magico con il leggendario campione argentino, proprio lui, Diego, il supereroe con una calamita al posto dei piedi e un universo al posto del cuore.

Per i giovani campioni Diego Armando Maradona è da sempre e per sempre una stella polare, e probabilmente le parole che meglio descrivono il fenomeno argentino si sintetizzano nel ricordo di Vasco Rossi: “Incantatore di palloni”. Ebbene era il 27 febbraio 2013 quando Maradona visitò nuovamente la sua Napoli per una conferenza stampa tenutasi presso la storica Sala Masaniello (dove pare sia avvenuto il processo popolare a Tommaso Aniello di Amalfi, detto Masaniello, il capopopolo della nota rivolta partenopea) organizzata da Optima Italia nello stesso palazzo della sede dell’azienda. In quell’occasione El Pibe De Oro, dopo 8 anni di assenza dall’Italia, incontrava i giornalisti e gli ammiratori per rigettare quell’infamante accusa di evasione fiscale e chiarire la sua posizione con il fisco italiano.

Tra i presenti c’era quel giovane tifoso. In quel tempo il ragazzo aveva appena 10 anni e si era presentato con un pallone tra le mani, la maglia del Napoli e tutta l’emozione e lo stupore che si può provare al cospetto di un idolo. Quel bambino non aveva varcato la soglia di Hogwarts, non aveva esplorato le meraviglie di Disneyland né aveva di fronte la sua prima console di videogiochi. Quel bambino aveva di fronte Maradona, il simbolo di uno sport, di una città, di un sogno.

Leggete con noi le parole di Ranieri Caruso, dal suo post Facebook in ricordo di quel momento.

“Perdonami per la qualità scarsa della foto Diego, è l’unico ricordo che ho di quel giorno. A destra sulla poltrona ci sei tu, e quelle due persone in alto a sinistra sono mia mamma e mio papà, e dietro di loro c’ero io. Ebbene sì, un bimbo di appena 10 anni con in mano un pallone, con addosso la maglia del mio amato Napoli e davanti ai suoi occhi il Calcio. Le parole in un momento così a stento escono, le bestemmie contro questo anno per noi tutti così difficile da digerire non saranno mai abbastanza, ma adesso questo è troppo.
Quanto è infame la vita, offre la maggior parte delle volte servizi a cui è così facile dire di sì che uno nemmeno pensa a come sia quello uno dei tanti tentativi della vita stessa di mettertelo a quel servizio per sempre, e ci cade come un pollo. Tu, noi, ne sappiamo qualcosa. Sei stato vittima e artefice (scegli tu, perché io non sarò mai in grado di giudicarti) di una vita sempre al di fuori dei limiti e nonostante ciò hai lasciato il monto intero senza parole quando toccavi con quel sinistro quel dannatissimo pallone, quando galoppavi sul campo e insegnavi alle persone a cadere. Perché sì, Diego, tu hai messo a sedere un mondo intero che, ammettiamolo, con te è stato sempre crudele e lo è ancora. C’è ancora gente che pensa che l’altro fenomeno argentino sia superiore, c’è gente che ti mette dopo la macchina da goal brasiliana quale era Pelè e c’è ancora gente che ha il coraggio di dire che eri questo perché eri un dopato. Perdonali, Dio, non sanno cosa stanno dicendo. Non sanno cosa vuol dire incantare qualsiasi stadio del mondo con una caviglia che ha il 40% della mobilità in meno e non sanno che le droghe ti ammazzano e non ti dopano. Eh già, ti ammazzano, ci avevamo sperato tutti che da quando avevi smesso era finito l’incubo, e invece ritorna così, a ciel sereno. Io da oggi in poi mi alzerò la mattina e mi tornerà in mente questa foto, quel momento, quel bambino che per la prima volta ha davanti a se la sua Chiesa e il suo Dio. Io posso dirlo. E sono grato per questo. Ho visto Maradona. Ora va’, insegna agli angeli a giocare a pallone”.