Alberto Genovese e le violenze sulla 18enne: ovvero come essere milionario non fa di te un uomo

La storia dell'imprenditore dimostra che le donne vengono trattate ancora come nel Medioevo e più si è ricchi e più questo accade


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Cosa spinge un uomo di 43 anni, un uomo di successo, un imprenditore che ha fatto il grande salto ed è diventato milionario a violentare una ragazzina che potrebbe essere sua figlia? La storia di Alberto Genovese, creatore di startup di successo nazionale e tra i più riconosciuti nel settore digital, ci ricorda una verità vecchia come il cucco ma che è sempre bene tenere a mente: guadagnare milioni di euro non farà di te un uomo. Sembra una frase fatta ma in questa circostanza appare giusto ribadirla con forza di fronte a tanta miseria umana.

Possiamo definire uomo un essere che droga e poi abusa di una ragazzina di 18 anni? Ovviamente no, ma in questo caso è giusto provare a capire perché nel 2020 si verificano ancora violenze del genere. Cominciamo col dire che no, non sono malati. Non si tratta di una malattia. Smettiamola di dirlo, facciamo un torto ai malati. Alberto Genovese ha provato anche a dirlo al Gip durante l’interrogatorio, a giustificarsi dicendo di essere dipendente dalla cocaina, ma giustamente il magistrato ha pensato bene di lasciarlo in carcere. Al giudice è bastato guardare i suoi comportamenti disgustosi registrati dalle telecamere di sorveglianza della sua abitazione per capire con chi aveva a che fare. E ne ha sottolineato la lucidità nell’azione, la capacità di drogare la ragazzina ogni volta che provava a riprendere conoscenza. La freddezza di continuare ad abusare di lei nonostante provasse a ribellarsi e poi di continuare quando ormai il suo corpo non dava più reazioni. “Come una bambola di pezza” ha scritto il giudice.

No, non siamo di fronte a un malato. Siamo di fronte all’esatta rappresentazione di quanto tossica sia la mascolinità nella nostra società. Osserviamo come, nonostante il mondo si sia evoluto in tutti gli aspetti, in alcuni ambienti la figura della donna venga vista in maniera medievale. Un oggetto, qualcosa ancora da possedere, da conquistare con tutti i mezzi. Fa specie notare come un guru del digital, uno degli aspetti più innovativi che l’umanità stia sviluppando in questi anni, uno dei settori che viaggia alla velocità della luce, resti così involuto a livello personale e tratti ancora la donna come un oggetto di consumo. Come avere sempre più soldi porti a credere di poter ottenere tutto. Di poter rendere tutto oggetto e quindi posseduto. Anche una giovane donna che potrebbe essere tua figlia. Perché è questo il vero problema. Non provate a dire che si tratta di un malato, no siamo di fronte a maschilista e il maschilismo uccide e rovina vite anche se ancora non l’abbiamo capito.