Cosa Sarà, il bel film di Francesco Bruni che forse adesso nessuno vedrà

Parte da un dato autobiografico il film in cui Kim Rossi Stuart è un regista che si scopre malato. Una commedia in equilibrio tra malinconia, dolore e speranza. Una visione che consiglieremmo. Purtroppo da oggi i cinema sono di nuovo chiusi

Cosa Sarà

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Viene una certa malinconia a star seduti in sala una domenica pomeriggio assistendo a Cosa Sarà di Francesco Bruni, sapendo che da domani nessuno potrà vederlo, per colpa della nuova e non troppo motivata chiusura, causa la seconda ondata pandemica, di cinema e teatri, sebbene si siano dimostrati essere tra i luoghi più sicuri in questa enigmatica fase di transizione. Poi magari il film verrà programmato sulle piattaforme e riuscirà a raggiungere comunque il suo pubblico. Però mette tristezza la rinnovata impossibilità della visione in sala, e a questo punto sorge anche una legittima preoccupazione sul futuro di un settore, quello dello spettacolo, segnato da una crisi per la quale si fatica a immaginare vie d’uscita.

Ironia della sorte, il film di Francesco Bruni sarebbe dovuto arrivare in sala a marzo con il titolo Andrà Tutto Bene, che dopo il lockdown il regista ha giustamente voluto cambiare affinché non si ingenerassero confusioni dato che, pur essendo incentrato sul tema della malattia, Cosa Sarà nulla ha a che vedere con il Covid-19.

Lo spunto è apertamente autobiografico, perché Bruni ha davvero attraversato il dramma della leucemia, che ha saputo trasfigurare nella storia di Bruno Salvati (Kim Rossi Stuart), regista di “commedie che non fanno ridere” – come gli rinfaccia il suo produttore –, trovando una misura di leggerezza e semplicità, in un racconto senza toni declamatori, in cui la prima persona della sua esperienza non diventa mai ingombrante, ed è invece capace di regalare un senso di autenticità alle vicende narrate.

Non amo l’immagine del guerriero che sconfigge il cancro”, ha dichiarato il regista all’atto della presentazione del film alla Festa del Cinema di Roma, dove Cosa Sarà ha chiuso la kermesse. Ed è esattamente questo lo stile che fa da basso continuo alle peripezie di Bruno, il quale lungo tutto il racconto non assume mai pose superomistiche.

Da subito il film ritrae il protagonista nella sua comprensibile fragilità, mentre gli vengono rasati a zero i capelli per la chemioterapia. E tra scoramenti, malinconie e speranze, lungo il filo delle umanissime emozioni che appartengono in modo naturale all’epopea d’una malattia, Cosa Sarà segue Bruno e il piccolo mondo degli affetti familiari che gli ruota intorno: una ex moglie comprensiva (Lorenza Indovina), i due figli apparentemente agli antipodi, la “forte” Adele (Fotinì Peluso) e il “delicato” Tito (Tancredi Galli) – ma i caratteri delle persone sono più complessi delle etichette che attribuiamo loro –, l’anziano padre Umberto (il ritrovato Giuseppe Pambieri). Accanto a loro c’è il medico che segue il suo caso (Raffaella Lebboroni), una dottoressa che con la sua lucidità non algida diventa il filtro capace di bilanciare i sentimenti inevitabilmente ondivaghi del protagonista, sapendogli infondere con discrezione la necessaria fiducia.

In Cosa Sarà la malattia costituisce il momento in cui gli equilibri pur instabili su cui s’è assestata la vita di Bruno si sfaldano, portandolo inevitabilmente a riconsiderare tutta la propria storia personale. È per questo che i brandelli di passato s’intrecciano al presente, e così ricordi, desideri, rimpianti vengono rivissuti tanto nella memoria che in improvvise accensioni oniriche, dalle quali può riemergere la tenera immagine di una madre che non c’è più, ritratta in una eterna, intoccata giovinezza.

Tenendosi lontano dallo stereotipo della sfida individuale del paziente battagliero, è nella forza dei legami l’unico fattore che consente di attraversare la malattia. I legami di una famiglia allargata, destinata ad ampliarsi in maniera rocambolesca quando Bruno, alla ricerca di un donatore di midollo osseo compatibile, incontra una donna mai vista prima, Fiorella (Barbara Ronchi), che sorprendentemente custodisce memorie, e dolori, perfettamente simmetrici a quelli del protagonista.

È difficile scomporre analiticamente gli elementi che compongono Cosa Sarà, perché la sua bellezza sta proprio nella capacità di fondere insieme, senza che i punti di giuntura divengano quasi mai visibili, commozione e ironia, cupezza e dolcezza. È anch’essa a suo modo “una commedia che non fa ridere”, capace di mostrare i traumi anche paradossali della vita – un bambino scioccato dal tunnel degli orrori al luna park o il fatto di ricevere a Natale un regalo adatto a una bambina – per ricomporli in un disegno più ampio che consente tanto al protagonista quanto allo spettatore di guardare con spirito rinnovato all’esistenza e al futuro. Una corroborante sensazione di serenità quella che lascia il film di Francesco Bruni, un merito da ascrivere a lui e a un gruppo di attori di convincente naturalezza, guidati da un misurato, credibile Kim Rossi Stuart.