Ascoltare oggi Street Fighting Man dei Rolling Stones significa osservare delle istantanee che ci mostrano uno spaccato sulle grandi rivoluzioni che impegnarono la storia dell’uomo tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio dei ‘70. Qualche anno più tardi sarebbe arrivato il combat rock, la faccia più schierata del punk venuta fuori con la pubblicazione dell’omonimo album dei Clash nel 1982.
Ciò che accadeva nella mente di Mick Jagger e Keith Richards era la testimonianza di un mondo che cambiava senza soluzione di resa, velocemente: c’era la guerra del Vietnam, c’erano i grandi moti popolari e c’era un cambiamento radicale nei diritti dell’uomo.
Mick Jagger, infatti, scrisse il brano dopo aver partecipato a una manifestazione pacifica a Londra durante la quale alcuni poliziotti a cavallo si ritrovarono a controllare una folla di 25mila persone.
Intorno alla situazione londinese, che comunque si consumò nella calma, c’era un mondo in subbuglio: sulla rive gauche di Parigi una manifestazione di studenti – preludio allo storico maggio francese – era degenerata in scontri violenti. Lo stesso Jagger ricorda le proteste contro la guerra del Vietnam negli Stati Uniti, uno sfondo al quale gli Stones avevano già fatto ricorso con il brano Gimme Shelter, uno dei loro capolavori.
Il riff iniziale, il taglio del brano e le liriche di Jagger resero Street Fighting Man dei Rolling Stones un singolo che catturava immediatamente l’ascoltatore, una forza che funziona ancora oggi. Gli Oasis resero omaggio al brano degli Stones nel lato B del singolo All Around The World, ma esiste anche un’eccellente versione di Rod Stewart nonché una rivisitazione dei Rage Against The Machine.
Street Fighting Man dei Rolling Stones è inclusa nell’album Beggars Banquet (1968) ed è considerata una delle 500 canzoni rock più influenti di tutti i tempi nonché una delle prime manifestazioni del combat rock, che ancora oggi resiste per dare voce ai diritti dell’uomo.