Krista Vernoff di Grey’s Anatomy svela il “privilegio bianco” che l’ha protetta dalla polizia e mette tutti d’accordo

La showrunner di Grey's Anatomy e Station 19 ha condiviso su Twitter una lunga e amara riflessione sulla criminalizzazione delle persone nere e il potere del "privilegio bianco"

Krista Vernoff, showrunner di Grey's Anatomy

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Nelle ultime settimane innumerevoli artisti e personalità afroamericane si sono rivolte agli alleati bianchi sottolineando l’importanza di non impossessarsi delle proteste del Black Lives Matter. Ciò che conta, si è letto e sentito, è farsi piattaforma per la diffusione di messaggi lanciati da persone nere, le uniche a poter dar conto delle proprie esperienze senza limitarsi a offrirne un’interpretazione.

Forse per questo Krista Vernoff – stavolta nell’ottica di essere umano e donna bianca più che di showrunner di Grey’s Anatomy – ha deciso di tornare ad alimentare il dibattito social sul Black Lives Matter e i tagli alla polizia spostando il focus sulla propria condizione privilegiata. La lunga confessione condivisa su Twitter aiuta a capire come possa manifestarsi il privilegio bianco nei rapporti con la polizia.

Come ha sottolineato la regista, produttrice e attivista Ava DuVernay nel riproporla, questa è una donna bianca che racconta con onestà le sue esperienze ed è una delle migliori discussioni sulla criminalizzazione delle persone nere che io abbia letto negli ultimi tempi:

Queste le parole di Krista Vernoff su Twitter:

Quando avevo 15 anni sono stata inseguita dalla polizia in un centro commerciale, urlavano “Fermate quella ladra!”. Avevo con me migliaia di dollari di merce rubata. Sono stata fermata, denunciata, condannata a 6 mesi in libertà vigilata con controlli settimanali. Non sono mai stata ammanettata.

Quando avevo 18 anni sono stata fermata per guida in stato di ebbrezza. Quando l’agente mi ha chiesto di fare l’alcol test ho fatto finta di avere l’asma e ho continuato a ripetere di non avere abbastanza fiato per far funzionare il dispositivo.

Il poliziotto ha riso, poi ha chiesto ai miei amici di soffiare, e quando uno di loro è risultato abbastanza sobrio da guidare mi ha fatto spostare sul sedile del passeggero e mi ha fatto tornare a casa soltanto con un avviso verbale.

Quando avevo 19 anni mi sono arrabbiata con una ragazza che flirtava col fidanzato di mia sorella, ero ubriaca e l’ho attaccata durante una festa. Le ho tirato addosso una grossa brocca dell’acqua con tutta la forza che avevo e l’ho colpita alla testa. Nessuno ha mai chiamato la polizia.

Quando avevo vent’anni ho dato un pugno in faccia a un tizio con tutta la forza possibile, ed eravamo entrambi a due passi da un poliziotto. Il tipo è caduto a terra, quando si è rialzato era pieno di sangue e urlava che dovevano arrestarmi, che mi avrebbe denunciata.

Il poliziotto mi ha presa da parte e mi ha detto “Non si prendono a pugni le persone davanti ai poliziotti”, poi si è messo a ridere e ha detto che se mai fossi diventata un’agente gli sarebbe piaciuto avermi come collega. Mi ha rimandata a casa e mi ha detto di restarci.

Fra gli 11 e i 22 anni, io e i miei amici siamo stati fermati e/o ammoniti dalla polizia più volte per aver bevuto o fatto uso di droghe illegali in luoghi di proprietà pubblica o privata. Ma la mia fedina penale è pulita.

Se la polizia mi avesse sparato alle spalle dopo l’incidente del furto – in cui SONO SCAPPATA DAI POLIZIOTTI consapevolmente, di mia spontanea volontà, in condizione di totale sobrietà e in pieno giorno – avreste detto che me l’ero meritato?

Chiedo alle persone bianche che leggono questi messaggi di pensare ai crimini che hanno commesso (nota: non li chiamate crimini. Voi e i vostri genitori li chiamate errori). Pensate a tutti gli errori che avete fatto e ai quali vi è stato permesso di sopravvivere.

Tagliare i fondi alla polizia non significa “vivere in una società anarchica”. Significa capire che in questo paese non è previsto che la polizia ci spari per esserci ubriacati.

Il sistema che lascia vivere me e uccide Rayshard Brooks è un sistema che non funziona e che va cambiato. Smettete di difenderlo. Pretendete che venga cambiato. #BlackLivesMatter #WhitePrivilege #DefundPolice

L’episodio cui Krista Vernoff fa riferimento riguarda appunto la morte di Rayshard Brooks, il ventisettenne afroamericano ucciso da un poliziotto con due colpi di pistola alla schiena dopo esser stato chiamato fuori dalla sua auto ed esser sfuggito a un tentativo d’arresto.

La riflessione di Vernoff ha raccolto finora più di 63.000 mi piace e 28.000 retweet, e ha dato il via a uno scambio di considerazioni ed esperienze condivise grazie alle quali si è consolidata l’argomentazione di fondo: il privilegio bianco non è soltanto reale, ma diffuso e goduto da tutti. Molti utenti bianchi hanno infatti raccontato di essersi troviati in condizioni simili, e di aver realizzato solo in un secondo momento come le stesse azioni negli stessi contesti avrebbero avuto esiti ben diversi se a compierle fossero state delle persone di colore.