Tredici 4 su Netflix, la dolorosa chiusura di una serie che ormai ha perso il suo smalto (recensione)

Tredici 4 su Netflix chiude la sua corsa: i protagonisti salutano il liceo in un'ultima stagione in cui si tira fin troppo la corda: la nostra recensione

Tredici 4 su Netflix

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Tredici 4 su Netflix chiude in maniera dolorosa una delle serie tv più controverse (se non l’unica) degli ultimi anni.

Ci eravamo appassionati e rattristati nell’ascoltare la storia di Hannah Baker attraverso le sue 13 audiocassette perché alla fine aveva lasciato un messaggio positivo e speranzoso: aiutarsi l’un l’altro, capire chi ha più bisogno di noi prima che sia troppo tardi. Accorgersi di coloro che rimangono in silenzio; sono quelle le persone che hanno più necessità di essere ascoltate. Tuttavia, le ultime due stagioni di Tredici ci ricordano il motivo per cui la serie doveva concludersi molto tempo prima.

Archiviata la storia del suicidio di Hannah Baker, l’omicidio di Bryce Walker sembrava aver invece trovato il suo colpevole in Montgomery de la Cruz, su cui già gravava l’accusa di violenza sessuale. Il ragazzo, non potendo più sopportare la sua situazione, ha deciso di togliersi la vita in carcere. Come sappiamo, Alex e Jessica si sono resi complici della morte di Bryce, un fardello che i due si portano dietro e che i loro amici stanno coprendo perché è più facile incolpare un aggressore. Un messaggio che non mette d’accordo tutti e non lascia impunito nessuno. Ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.

Tredici 4 su Netflix, come le precedenti stagioni, affronta tematiche molto forti e su questo non c’è nulla da obiettare: dai disturbi mentali agli attacchi di panico, ma non dimentica il bullismo, l’abuso sessuale, raccontando il tutto con estrema brutalità. Insomma, alla Liberty High non è cambiato nulla, tranne i nostri protagonisti. È chiaro che dopo tre stagioni, pur di andare avanti si finisce con l’estremizzare la narrazione, aggiungendo nuove trame e sottotrame spesso confuse che si protraggono troppo a lungo.

Clay Jensen, l’eroe/antieroe della serie, soffre del complesso di dover salvare tutti. Dopo aver fallito nella sua missione di riuscire a proteggere Hannah, tenta in tutti i modi di scendere a patti con quanto accaduto a Bryce e Monty. Arriva quindi al punto in cui esplode: soffre di ansia, attacchi di panico e allucinazioni.

Jessica, dopo aver subito violenza sulla sua pelle, si batte contro il patriarcato che favorisce i giocatori di football coprendo i loro crimini; Alex esplora la sua sessualità, arrivando a una svolta forse troppo repentina; Tyler cerca di curare le sue ferite e potrebbe finalmente aver trovato un po’ di serenità; Justin è ancora in lotta con i suoi demoni: cade, si rialza, ricasca nel tunnel. Eppure resta uno dei pochi personaggi più lineari della serie e quindi anche il più apprezzato.

Ani, introdotta nella scorsa stagione, non riesce ad accogliere il favore del pubblico ed è rilegata a un ruolo minore; e poi c’è Winston, ex amante di Monty, che giunge alla Liberty High con lo scopo di vendicarsi e fornire un alibi al ragazzo. Si raccontano infine le ultime ansie del liceo: il ballo scolastico, l’università, il futuro.

Un’accozzaglia di storie in cui i personaggi vengono spremuti fino all’ultima goccia: portare avanti la serie tv è un evidente fatica. Si tira fin troppo la corda e si cade spesso nel ridicolo, giungendo al finale che dovrebbe chiudere degnamente Tredici 4 su Netflix, ma che invece lascia tanto malcontento. Hannah Baker è un ricordo sbiadito, così come l’ottimismo di Clay, che viene a meno in questa svolta cupa e poco adatta al suo ruolo iniziale. La conclusione è racchiusa in un finale da un’ora e mezza in cui viene gettata troppa carne sul fuoco e poi bollita a caso.

Cala il sipario su Tredici, una serie che aveva ancora una ragione di esistere solo nelle prime due stagioni. Al di là della delusione finale, allo show si ha il merito di aver saputo affrontare tematiche delicate senza peli sulla lingua: l’estrema e cruda rappresentazione del suicidio e della violenza sessuale resteranno impressi nella nostra mente per molto tempo avvenire. Allo stesso tempo, hanno dato la possibilità per genitori e figli di avvinarsi e parlare più apertamente di queste tematiche così attuali e frequenti tra gli adolescenti di oggi. E non possiamo dire nulla in contrario.