The Lovebirds, esce direttamente su Netflix l’ennesima rom-com fotocopia

Dopo l’intelligente “The Big Sick”, Kumail Nanjiani è protagonista con Issa Rae d’una commedia romantica in salsa gialla. Un’avventura piena di spaventi diventa la ricetta perfetta per ridare vita alla loro relazione. Da dimenticare

The Lovebirds

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The Lovebirds è il tipo di film, ha scritto un recensore su Vulture, “costruito per essere visto mentre si sta svolgendo qualche faccenda domestica, riempiendo la lavatrice o lavando i piatti”. Difficile dargli torto. Prodotta dalla Paramount e pronta per un lancio nei cinema a inizio aprile, la pellicola ha finito come tante altre per atterrare causa pandemia nell’accogliente palinsesto di Netflix.

L’accoppiata regista-protagonista, cioè Michael Showalter e Kumail Nanjiani, vale a dire gli autori di una delle più argute commedie leggere degli ultimi anni, The Big Sick, poteva far sperare qualcosa. Così come la presenza in qualità di protagonista femminile di Issa Rae, attrice di colore che s’è affermata per progetti che ruotano in chiave ironica sugli stereotipi identitari affibbiati agli afroamericani (prima la serie youtube Awkward Black Girl, poi Insecure su Hbo).

Niente di tutto questo, The Lovebirds è una rom-com delle più prevedibili, e non giova l’idea di innestare sull’impianto da storia romantica un intrigo giallo. Forse l’unica trovata indovinata è nel prologo, nel quale assistiamo al nascere del flirt tra Jibran (Nanjiani) e Leilani (Rae). Ed è tutto talmente perfetto nel loro incontro incartato in fotografia rosa confetto e sguardi piacioni, che nell’estremizzazione romantica il tutto ha il sapore d’una parodia del genere di commedia sdolcinata cui il film appartiene.

Salto brusco e siamo catapultati quattro anni dopo: l’idillio s’è trasformato in un rapporto stanco e i due, dopo un ennesimo battibecco in automobile, capiscono che è il momento di farla finita. Ma, sorpresa: nell’esatto istante della rottura, i due investono un ciclista. Cercano di soccorrerlo, lui fugge, compare un altro tizio che dice di essere un poliziotto, che si mette alla guida della loro auto, raggiunge il tale e, senza tanti complimenti, lo uccide. Poi scompare.

Visti da alcuni passanti, Jibran e Leilani, terrorizzati all’idea che la polizia non crederà alla loro versione, decidono, manco fossimo in un film di Hitchcock, di scappare per trovare da soli la prova che li scagioni. Così parte un’avventura tutta in una notte inseguendo tracce, figuri e situazioni improbabili, compresa un’orgia mascherata alla Eyes Wide Shut (diciamo così), che è pure l’unico istante in cui se la spassano un po’.

L’ideuzza del film è che un’avventura tremenda ma emozionante sia quello che ci vuole per ravvvare una coppia in crisi e ritrovare un’intesa soltanto impolverata sotto strati di abitudini e incomprensioni. Ma i primi a non credere all’espediente sono gli sceneggiatori, Aaron Abrams e Brendan Gall, che imbastiscono una trama gialla scheletrica e inverosimile, nella quale i protagonisti, sempre immancabilmente eleganti e graziosi, non corrono mai alcun autentico pericolo.

I personaggi oltretutto sono privi di qualunque caratterizzazione sociale, professionale, identitaria. Sappiamo solo che lei è una pubblicitaria e lui un documentarista impegnato, ci fidiamo sulla parola dato che non c’è nulla nel racconto che confermi in alcun modo queste asserzioni. Soprattutto, il film soffre di quella che un gran maestro della commedia come Howard Hawks riteneva l’errore più grave per un film brillante: ossia gli attori che recitano cercando sempre, forzatamente, l’effetto comico. E allora The Lovebirds ruota intorno agli interminabili battibecchi conditi di mossette tra due protagonisti che non la smettono mai di parlare. Certi che tutto ciò produca un risultato massimamente divertente. E invece ne esce fuori soltanto un’altra rom-com fotocopia.