Memoryscapes, il cinema privato on line, un viaggio in Italia attraverso gli occhi della gente comune

L’Archivio nazionale del Film di famiglia mette on line la piattaforma dei film amatoriali degli italiani. Dagli anni Venti agli Ottanta, in queste immagini scorre la storia del paese, tra pubblico e privato, nostalgia e riflessioni sull’identità italiana. Un giacimento prezioso

Memoryscapes

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Memoryscapes, la prima piattaforma dedicate al cinema private amatoriale, è on line. È il risultato di un lavoro quasi ventennale compiuto da Home Movies, l’Archivio nazionale del Film di famiglia, che ha digitalizzato circa trentamila pellicole originali in formato ridotto (8mm, Super8, 16mm, 9,5mm) girate tra gli anni Venti e gli anni Ottanta del Novecento. Film amatoriali che ripercorrono in lungo e in largo il paese, attraverso lo sguardo, le abitudini, gli usi e i costumi della gente comune.

Da oggi le prime mille clip di questo “cinema fatto in casa” sono disponibili su Memoryscapes, suddivise secondo una catalogazione geografica (i contenuti possono anche essere consultati per decenni e temi). Le prime due serie sono quella Lungo la Via Emilia, dedicata ai paesaggi dell’Emilia Romagna (il progetto ha il suo cuore propulsivo a Bologna), e Cartoline italiane, brevi spezzoni in bianco e nero e a colori nei quali, visti dagli occhi della gente comune, si può ripercorrere in lungo e in largo la penisola.

Il lanificio Lanerossi. Foto: Home Movies

Inoltrandosi in Memoryscapes è chiaramente facile perdersi in un percorso visivo che accenderà la memoria, la commozione per una storia della vita quotidiana che è quella dei nostri padri e nonni. Ma oltre e accanto all’appropriazione affettiva, questi materiali possono essere osservati con un altro sguardo, per la ricchezza di testimonianza storica e culturale che offrono sull’intero Novecento italiano. E proprio perché quasi sempre nati senza con una consapevole intenzione documentaria, i film riescono a rendere ragione con minori filtri dello spirito del tempo e dei luoghi.

Sono tante le suggestioni che scattano alla visione di due donne che danzano allegramente a piazza San Marco nel 1956, in un filmino che presenta anche delle didascalie; l’incanto meridiano delle immagini panoramiche degli anni Trenta dell’isolotto di Nisida e del Golfo di Pozzuoli; il rito collettivo della processione di San’Agata a Catania nel 1963; le sopravvivenze di cultura contadina nella trebbiatura del grano a Isernia nel 1972; momenti in cui si colgono le grandi trasformazioni del paese, come nel filmato del traffico automobilistico milanese del 1954; e l’incanto privatissimo di un tuffatore caprese, ritratto con un ralenti che ne mostra la fisicità scultorea con, nell’occhio di chi filma, suggestioni e ambizioni formali da cinema non amatoriale.

Primo maggio 1951, film amatoriale sonorizzato da IOSONOUNCANE

Questo è un patrimonio “al contempo fragile e potente” come ha sottolineato suggestivamente Paolo Simoni, Direttore dell’Archivio e responsabile del progetto. Che aggiunge: “Abbiamo capito che il primo approccio nei confronti di queste immagini è di tipo emozionale: il ricordo, il riconoscimento, la nostalgia di un tempo passato. E tuttavia, proprio attraverso questa spinta emozionale, possono essere veicolate analisi storiche, sociali, culturali: dalla moda al design, dai gesti di mestieri ormai scomparsi alle più grandi trasformazioni urbane, ma anche gli eventi straordinari, quando la grande storia incrocia e stravolge le vite di tutti e di tutte. Il cinema privato è il controcanto, spesso invisibile, della storia”.

Questo diario visivo, con la vividezza e la densità di senso che posseggono le immagini, si annoda idealmente a realtà come l’Archivio Diaristico nazionale di Pieve di Santo Stefano, altro grande progetto nato nel 1984 per volontà di Saverio Tutino, che raccoglie i diari, le memorie, gli epistolari cartacei di persone comune. E come aveva intuito anche un letterato finissimo come Giuseppe Pontiggia nel suo Vite Di Uomini Non Illustri, è esattamente in queste esistenze e queste storie che emerge con maggiore vividezza il senso di un’epoca e l’identità di un paese. Questo tipo di processo è divenuto chiaro agli stessi film-maker e videoartisti, che sempre più, attraverso l’uso del found footage dànno vita a riutilizzi di girati preesistenti per scavare efficacemente nelle memorie di famiglia – pensiamo a Un’Ora Sola Ti Vorrei di Alina Marazzi – o imbastire raffinate operazioni di manipolazione e riscrittura dei materiali di partenza, sia per ragioni di riflessione estetica che per ragioni di analisi storica e politica, come nelle affascinanti sperimentazioni di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi.

Dopo il Vajont. Foto: Home Movies

Memoryscapes è un progetto realizzato grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna e del MiBACT, in collaborazione dei partner Istituto Storico Parri, Kinè e Bradypus. Si avvale di un comitato scientifico che comprende studiosi come Rick Prelinger (professore di cinema e digital media all’University of California Santa Cruz, fondatore dei Prelinger Archives e membro del direttivo dell’Internet Archive – archive.org), Marco Bertozzi (storico del cinema, documentarista, docente alll’Università Iuav di Venezia), Luisa Cigognetti (storica, direttrice dell’Istituto Storico Parri), Michele Guerra (storico del cinema, docente all’Università di Parma, e Assessore alla Cultura del Comune di Parma) e Giacomo Manzoli (storico del cinema dell’Università di Bologna).