Il Giovane Karl Marx, un film appassionato sulla forza delle idee

Alle 21.20 su Rai Tre c’è il film di Raoul Peck, che racconta la nascita del comunismo come la storia dell'amicizia tra due giovani idealisti, Marx ed Engels. Un’opera militante che parla all’oggi

Il Giovane Karl Marx

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Il Manifesto Del Partito Comunista fu commissionato a Marx ed Engels dalla Lega dei Comunisti, affinché scrivessero un libro di propaganda, rivolto a un ampio pubblico e con una chiara funzione didattica e militante. Perciò per raccontare il percorso che conduce alla realizzazione dell’opera, in un arco di anni che vanno dal 1843 al 1848, il film del regista haitiano Raoul Peck, Il Giovane Karl Marx, mantiene la medesima struttura didattica e militante, costruendo un racconto che prende esplicitamente parte e sostiene l’attualità del messaggio marxiano.

Il film ricostruisce in primo luogo una forte storia di amicizia tra due uomini, Marx ed Engels, diversi per estrazione sociale ma accomunati dagli stessi sogni di palingenesi. Peck viene da opere, tra documentari e film di finzione, di chiaro impegno civile, sul genocidio del Ruanda, su figure chiave dell’anticolonialismo come Patrice Lumumba o lo scrittore nero omosessuale James Baldwin (il film candidato all’Oscar, I Am Not Your Negro). Quindi, ne Il Giovane Karl Marx opta insieme allo sceneggiatore Pascal Bonitzer per un racconto dalle cadenze anche spettacolari, una storia di passioni e appassionante, in cui il pubblico possa immedesimarsi.

Il film, con qualche semplificazione e un occhio eccessivamente benevolo verso i protagonisti, costruisce una vicenda in cui idee e princìpi teorici divengono concreti come le persone che li incarnano. Marx (interpretato da August Diehl) non è l’anziano filosofo barbuto cristallizzato da un’iconografia consolidata, ma un giovane energico e impulsivo di 26 anni che insegue le sue aspirazioni di cambiamento sociale, restando allo stesso tempo un padre che combatte con le difficoltà del quotidiano per sfamare la sua famiglia. Con una moglie, Jenny von Westphalen (Vicky Krieps), che è una volitiva nobildonna tedesca la quale ha abiurato alla sua classe, seguendo il marito nelle sue peregrinazioni per mezza Europa, mai remissiva, sempre gelosa della sua autonomia di giudizio.

Dall’altro lato Engels (Stefan Konarske) è il figlio benestante d’un imprenditore tedesco con fabbriche a Manchester, che rifiuta il suo mondo altoborghese ed è in completa rotta col padre, innamorato di Mary Burns (Hannah Steele), una proletaria battagliera che dice: “Voglio essere libera. Voglio combattere e per farlo devo restare povera. Così la vedo”. Tanto i due intellettuali che le rispettive compagne posseggono così un patrimonio di idee e sentimenti che entrano in risonanza con le emozioni e le aspettative dello spettatore, grazie anche a una narrazione che accoglie soluzioni accattivanti da film di genere.

Come il primo incontro tra Marx ed Engels, che ovviamente partono litigando e poi finiscono per diventare grandi amici, oppure quando sfuggono ai poliziotti francesi nel più classico, e divertito, degli inseguimenti. E non mancano tocchi ironici, che salvano Il Giovane Karl Mark dal tono predicatorio e ingessato. Ad esempio quando Marx enuncia la sua celebre massima “I filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di trasformarlo”, non dall’alto d’una cattedra, ma mezzo ubriaco dopo una notte di bisboccia con Engels. O quando Jenny trova il titolo per un loro saggio a quattro mani, chiamandolo “Critica della critica critica”, che suona quasi come una battuta indirizzata a certe fumisterie intellettualistiche.

Il Giovane Karl Marx è pieno di conversazioni e confronti tra intellettuali e gente comune, fedele alla sua intenzione di fare una storia delle idee radicata nelle persone che l’hanno concretamente vissuta. In tal senso ricorda, pure per l’accurata ricostruzione scenografica, un altro film intelligentemente militante recente, Peterloo di Mike Leigh. Non siamo di fronte a un’imbalsamata rappresentazione a uso di eruditi e collezionisti antiquari, ma al cospetto di una vicenda che ci riguarda, ribollente di ideali che parlano al mondo di oggi, complesso e profondamente diviso.

Ciò risulta evidente dalla sequenza in cui, sotto le parole del Manifesto Del Partito Comunista, scorrono piani fissi frontali di operai – uomini, donne, bambini – che guardano in macchina interrogando lo spettatore. O quando, più didascalicamente, nei titoli di coda si vedono immagini che, partendo dagli inizi del secolo scorso, attraverso Che Guevara, Kennedy e Chruščëv, Allende e la Thatcher, giungono alla contemporaneità del mondo della finanza globale. Ad attenuare la sinfonia militante de Il Giovane Karl Marx giungono però le parole che Proudhon (Olivier Gourmet), pensatore anarchico che con Marx ebbe un fitto dialogo, gli rivolge a mo’ di avvertimento: “Non faccia come Lutero, che dopo aver distrutto il dogma cattolico ha fondato una religione altrettanto intollerante”.