Defending Jacob su Apple TV+, Chris Evans in una serie dai toni dark che strizza l’occhio a David Fincher (recensione)

Una serie thriller dai toni dark, un puzzle minuzioso per scoprire la verità: Defending Jacob su Apple TV+ ha tutte le carte per una storia avvincente

Defending Jacob

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Fin dove ti spingeresti per difendere tuo figlio? È questa la premessa di Defending Jacob, avvincente serie thriller disponibile su Apple TV+ dal 24 aprile con i primi tre episodi (i restanti saranno pubblicati settimanalmente ogni venerdì).

Basata sul romanzo omonimo di William Landay, la storia segue il dramma di una famiglia apparentemente felice la cui vita viene stravolta da un omicidio. I Barber sono presentati come l’emblema della perfezione: Andy è un rispettato procuratore distrettuale; sua moglie Laurie gli è accanto e lo supporta sempre. Il figlio della coppia, Jacob, sembra un ragazzo come tanti, tranne per alcuni suoi modi alquanto bizzarri. Si percepisce che c’è qualcosa che non va. Il mondo dei Barber crolla quando un compagno di classe di Jacob, Ben, viene trovato brutalmente ucciso in mezzo ai boschi. Dopo le prime indagini, il figlio di Andy e Laurie è nel mirino dei suoi coetanei. Complice i social network – e la loro forza di manipolare i media – si scopre che Jacob non era in buoni rapporti con Ben, ma non solo: i giorno dell’omicidio aveva portato a scuola un coltello.

Jacob diventa il primo sospettato ed avendo 14 anni, verrà processato come un adulto. Andy comprende di non aver alcun potere sul sistema, ma dovrà fare tutto ciò che può per difendere suo figlio. Qui entra in scena il personaggio di Joanna Klein, avvocato di famiglia che mette subito una certa distanza tra il suo lavoro e il suo cliente.

Uno dei punti di forza di Defending Jacob su Apple TV+ è l’ambiguità di Jaeden Martell. Per tutta la durata dei tre episodi non riusciamo a capire se Jacob sia del tutto innocente oppure colpevole. Il suo sguardo spesso perso nel vuoto e il suo umorismo nero non permettono di cogliere a pieno il personaggio. Ed è un bene, perché consente allo spettatore di restare incollato allo schermo come un detective alla ricerca di indizi che lo scagionino o lo accusino. Ammesso che questo possa funzionare. Non sappiamo se lo scopo della serie sia proprio questo. Piuttosto, ci chiediamo: se è stato Jacob, cosa lo ha spinto a commettere un crimine così efferato?

La narrazione scorre tra scene ambientate nel presente e accenni di flashback riferiti a momenti passati; questi elementi sono piccoli tasselli di un puzzle che permette di ricostruire la vicenda come se ci trovassimo all’interno di un giallo. Ci sono brevi sequenze che alludono a un futuro prossimo – 10 mesi dopo la storia attuale, in cui vediamo Andy interrogato davanti a una corta – che potrebbero però trarre in inganno e sviare lo spettatore. La struttura ricorda molti altri crime polizieschi, come il britannico Broadchurch e l’americano The Outsider – in entrambi i casi, al centro c’è l’omicidio di un bambino che sconvolge l’intera comunità.

Per quanto riguarda il cast, Defending Jacob può contare sull’ottima complicità tra Chris Evans e Michelle Dockery. Il primo, abbandonati i panni di Captain America, indossa la maschera di un padre ugualmente eroico ma tormentato; la Dockery, invece, è molto brava nei panni di una madre premurosa, che funge da collante per la famiglia.

Fin dalle prime scene, Defending Jacob presenta atmosfere cupe, colori scuri tendenti al blu, tipici di una storia thriller-giallo psicologico. Le riprese aeree della cittadina rimandano alle sequenze d’apertura desolanti di David Fincher (basti pensare a Seven, Zodiac e Gone Girl) e inquadrano paesaggi o autostrade, creando un senso di angoscia.

Tolta la parte tecnica, la buona regia e il cast, cosa vuole insegnarci Defending Jacob? L’amore di un genitore verso il proprio figlio non conosce limiti? Oppure, per ritornare alla domanda di prima: se Jacob è davvero colpevole, cosa lo ha spinto a uccidere il suo compagno? Attraverso gli occhi di un ragazzo incosciente, la serie vuole spingerci ad andare oltre, a scavare nel nostro inconscio, fino a scoprire che la violenza risiede in ognuno di noi, ed è lì, pronta a esplodere?