Assassinio Sull’Orient Express, una scintillante versione del classico di Agatha Christie firmata da Kenneth Branagh

Rai Uno ore 21,25, appuntamento con il racconto giallo per eccellenza, stavolta diretto e interpreto da Kenneth Branagh, che indossa i panni dell’infallibile detective Hercule Poirot. Un grande spettacolo pieno di stelle, da Johnny Depp a Michelle Pfeiffer a Judy Dench

Assassinio Sull’Orient Express

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All’inizio di Assassinio Sull’Orient Express (2017), vediamo il detective Hercule Poirot dire che “C’è il bene e c’è il male, e non c’è nulla nel mezzo”. Giunto alla fine del caso più sorprendente della sua vita invece affermerà che “C’era il bene e c’era il male, ora ci sei tu nel mezzo”.

Questo è il succo del film diretto e interpretato da Kenneth Branagh, che dopo attori britannici di gran lustro come Albert Finney e Peter Ustinov, veste i panni di Poirot nell’ultima versione cinematografica del classico di Agatha Christie che Rai Uno trasmette oggi in onda in prima serata alle 21.25. Non c’è bisogno di soffermarsi troppo sulla celeberrima storia, ambientata negli anni Trenta del Novecento, che ruota intorno a un viaggio su un treno di un’eleganza che non esiste più, diretto da Istanbul a Londra.

Tra i passeggeri, che riproducono esattamente quell’affettato milieu cosmopolita che ci piace immaginare quando pensiamo a quei tempi, c’è un tipo poco raccomandabile, un certo Ratchett (Johnny Depp), che chiede protezione a Poirot, perché teme per la sua vita. Il detective si rifiuta, vista la sgradevolezza dell’uomo. Ma Ratchett, durante il viaggio viene ucciso. E quando il treno resta bloccato per colpa di una valanga, Poirot si ritrova insieme a un ristretto gruppo di persone tra le quali, sicuramente, c’è il colpevole.

L’idea che muove questo Assassinio Sull’Orient Express è che il detective, così pedante e sicuro di sé da sembrare arrogante (“Sono Hercule Poirot, probabilmente il miglior investigatore del mondo”, così si presenta), per una volta vacilla di fronte a un caso che lo sorprende, mettendo in scacco non le sue doti di investigatore – troverà comunque il bandolo della matassa – quanto la sua morale e la sua idea di mondo. Branagh e lo sceneggiatore Michael Green tolgono certezze a Poirot, ne asciugano anche il cinismo, e mettono in disordine il mondo che lui vuole sempre preciso e squadrato, come le sue due uova a colazione che devono essere esattamente della stessa misura.

Il Poirot di Kenneth Branagh, che domina la scena col suo talento istrionico, è più di un freddo ragionatore, ha emozioni, rimpianti, cui può capitare persino, in un momento di rabbia, di smarrire la parola giusta – lui, che è un coltissimo poliglotta. È, insomma, quasi umano, con un sottofondo d’insospettabile romanticismo.

Il cast tutte stelle della versione di Branagh del giallo di Agatha Christie

E il film intorno a lui mantiene il medesimo sapore, che è il romanticismo per le cose di un altro tempo e un altro mondo, forse imperfetto come l’attuale, ma quanto più elegante. Infatti Assassinio Sull’Orient Express è costruito come uno spettacolo scintillante, con tutti gli ingredienti che ci si può attendere per dare vita a un racconto che non può affidare il suo fascino alla trama, arcinota.

E allora ecco un cast prestigioso da disaster movie anni Settanta, con le star Michelle Pfeiffer, Judi Dench, Penelope Cruz, Johnny Depp, Willem Dafoe, Daisy Ridley, Olivia Colman. Ed ecco anche una messinscena sontuosa, che aggira i limiti di unità di luogo con una ricchezza di movimenti di macchina, dolly, inquadrature dall’alto e dal basso, a partire da una carrellata che mostra dall’esterno tutto il treno mentre Poirot lo attraversa, un vagone dopo l’altro, incrociando come in un balletto alcuni dei personaggi con cui lo spettatore familiarizzerà nelle due ore di film.

In questo Assassino Sull’Orient Express non mancano naturalmente i tanti indizi del congegno giallo disseminati lungo il racconto, l’orologio rotto, il nettapipe, il kimono, il fazzoletto con l’H iniziale. Ma non è su questo che punta Branagh, che si concentra sul suo personaggio, più sfaccettato di quanto si possa presumere, e sulla fastosa ricostruzione d’epoca dai colori caldi e croccanti, che più che alla realtà si richiama a quel mondo in bilico tra Europa e Oriente di cent’anni fa come l’abbiamo idealizzato, nei suoi modi impeccabili, imperscrutabili, irripetibili. Ed è perciò la messinscena a regalare le emozioni maggiori, con Branagh che si concede anche citazioni pittoriche, dall’Ultima cena a certa pittura tardo-ottocentesca alla Pissarro. Il risultato è quello che si può ben definire uno spettacolo. Forse non particolarmente profondo, ma piacevolissimo. In giorni come questi, non si può chiedere di più.