Da Napoli a Bristol: “Chiamato per un colloquio alla Rolls-Royce e qualche giorno dopo avevo già firmato il contratto. A 26 anni ho fatto le valigie e sono ancora qui”

Qui c'è un enorme rispetto per il lavoro ed ancor più per chi ha proseguito gli studi per avere accesso ad una professione


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Rispetto del lavoro, del tempo speso per studiare ed un giusto riconoscimento economico sono tra le principali condizioni evidenziate dai giovani qualificati che lasciano l’Italia per altri Paesi europei. Le Storie di vita che raccontiamo mostrano voglia di crescere professionalmente ma anche possibilità di mettere su famiglia a breve termine e migliore qualità della vita. Perché è così difficile farlo in Italia? 

Carlo Andrea Cattaneo della Volta, 31 anni, napoletano, è ingegnere aerospaziale. Ha conseguito una laurea alla Federico II di Napoli ed un master in Gestione dell’Aviazione Civile alla Sapienza di Roma. Attualmente lavora a Bristol, Regno Unito, nella divisione Difesa della nota azienda di motori aeronautici Rolls-Royce

Perché sei partito? 

“In realtà non credo ci sia un perché. E’ successo tutto abbastanza velocemente. Ho fatto domanda per un lavoro nel Regno Unito, sono stato chiamato per un colloquio alla Rolls-Royce e qualche giorno dopo avevo già firmato il contratto. Nel 2014, a 26 anni, ho fatto le valigie e sono ancora qui in UK.

Attualmente dove lavori e con quale ruolo? 

Sono Engineering Project Manager in Rolls-Royce e mi occupo del coordinamento di un progetto multinazionale con imprese italiane, tedesche e spagnole. Inoltre sono responsabile delle attività di promozione e recruitment dell’Azienda presso le principali Università Italiane”. 

Hai raggiunto un giusto riconoscimento economico rispetto alla tua professionalità? 

“Sono abbastanza soddisfatto dello stipendio e del buon rapporto lavoro/famiglia che il mio lavoro mi consente”.

Hai provato a lavorare in Italia, prima di decidere di partire per il Regno Unito? 

Si, ho lavorato come ingegnere presso un’azienda in Campania come parte integrante del MasterL’offerta di Rolls-Royce è stata migliore di ciò che mi veniva offerto in quel momento in Italia. In realtà per anni ho lavorato anche come skipper per eventi di team building aziendale, ma questa è un’altra storia”.

Perché la scelta di andare nel Regno Unito?

Tutto è nato da una semplice risposta ad un’offerta di lavoro in Rolls-Royce. Volevo lavorare nel settore aeronautico e, avendo già fatto una esperienza di un anno in Olanda durante gli studi, il trasferimento all’estero non rappresentava per me un ostacolo. Direi che la conoscenza della lingua inglese e l’ottima reputazione dell’Azienda hanno fatto il resto, ed ecco che sei anni dopo, ed un trasferimento interno (da Derby a Bristol), sono ancora nel Regno Unito.

Quali e se ci saranno problemi con l’ingresso della Brexit, intravedi vantaggi oppure quali specifici svantaggi per gli italiani? 

“Sicuramente ci saranno vantaggi e svantaggi: però ahimé ancora non mi è chiaro quali. Continuo a ripetere ai miei colleghi inglesi che il più grande svantaggio lo vivranno loro a causa della perdita delle libertà fondamentali garantite dall’Unione Europea. Non credo che sarà più difficile vivere qui, basterà adattarsi al nuovo status quo. I cittadini europei sono una risorsa per il Regno Unito, non credo convenga renderci la vita impossibile”.

Quali sono le ragioni per restare e quelle per tornare?

Qui c’è un enorme rispetto per il lavoro ed ancor più per chi ha proseguito gli studi per avere accesso ad una professione. Inoltre la qualità di vita e il rapporto tra il tempo speso a lavoro e quello speso con la famiglia sono superiori a ciò che troverei ora tornando in Italia. Certo però vivere lontano da Napoli e in un luogo con una cultura diversa non è facile. Mi piacerebbe tornare per dare a mio figlio una educazione e cultura italiane, che ritengo superiori a quelle inglesi”.

Per trattenere i giovani in Italia, cosa occorrerebbe? 

Rispettare il lavoro ed il tempo speso per studiare. Finché un tirocinante o un lavoratore ad inizio carriera saranno costretti a ricorrere all’aiuto di mammá e papà per arrivare a fine mese, non si va da nessuna parte”.

Hai costruito in Inghilterra la tua famiglia, riesci a conciliare il lavoro con la famiglia? 

Mia moglie, avvocato, mi ha seguito in Inghilterra un anno dopo che sono partito ed ora siamo in tre; il mio primo, e per ora unico, figlio è nato qui a Bristol. Entrambi lavoriamo ma la flessibilità offerta ci consente di avere una ottima qualità di vita familiare. Io posso lavorare da casa quando necessario senza la necessità di dispense papali. Certo però che con i nonni e gli zii lontano a volte si sente la mancanza di un aiuto in più”.

E quali sono i servizi che avete a disposizione? 

La sanità pubblica funziona abbastanza bene, ci si deve solo abituare al dover passare sempre prima tramite il medico della mutua. C’è un buon numero di attività organizzate per i bambini tramite il comune ed associazioni varie. Purtroppo però gli asili nido sono privati e piuttosto cari, vedremo più in là come funziona con le scuole”.

Pensi di tornare? 

Sono napoletano e per di più velista sin da piccolo: come potrei pensare di non tornare mai più a Napoli? Spero solo di non dover aspettare troppo, vorrei che mio figlio si sentisse anche lui italiano e parecchio napoletano”.

Più che delle ragioni, sarebbero necessarie determinate condizioni per favorire il rientro in Italia. Secondo te, quali? 

“Penso servano sia delle ragioni che delle condizioni. Per me le ragioni sono legate al desiderio di mantenere cultura e legami famigliari, nonché alla voglia di poter fare qualcosa per migliorare la situazione in Italia. In quanto alle condizioni, a mio avviso garantire la stessa qualità di vita alla mia famiglia è fondamentale ed include un buon rapporto tra lavoro e tempo libero”.