Sex Education 2, la scoperta del sesso si fa esilarante con una seconda stagione genuinamente femminista (recensione)

Arriva su Netflix Sex Education 2, con una seconda stagione ancor più sfacciata, brillante ed autentica della prima


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L’esplosione di ormoni, passioni e sentimenti di Sex Education 2 debutta su Netflix il 17 gennaio con la stessa carica d’innovazione e genuinità che ha contraddistinto il suo esordio assoluto un anno fa.

La seconda stagione della teen dramedy di Netflix si fa apprezzare tanto quanto la prima e persino di più, una sfida complicata per la maggior parte delle nuove produzioni, che faticano a mantenere alto il livello di qualità drammaturgica dopo l’effetto sorpresa dei primi episodi.

Questa serie invece sembra riuscire naturalmente e senza fatica nell’intento di migliorarsi di episodio in episodio. Brillante e genuina, Sex Education 2 è comicità pura, ma anche riflessione non banale su temi che riguardano gli adolescenti come gli adulti, riuscendo a trasformarsi in un’indagine ironica sulle complicazioni della sfera sessuale ad ogni età, pur mantenendo la classica natura di teen drama.

Le avventure dell’adolescente vergine Otis, che si inventa un servizio a pagamento di consulenza sessuale a scuola sfruttando il sapere teorico sull’argomento acquisito suo malgrado dalla madre sessuologa, è solo l’incipit di una serie che riesce a trattare l’argomento del sesso senza pudore, ma riuscendo a non scadere nella mera volgarità. Perché il primo vero pregio di questa serie è l’autenticità: a differenza di molte altre, Sex Education non si vende per quello che non è. Si tratta di una serie sugli adolescenti e il sesso che – sorpresa! – mostra esplicitamente adolescenti che fanno sesso, o pensano al sesso, o ne hanno paura, o lo stanno scoprendo. In coppia, da soli, con amici o amiche, parlandone coi genitori, ricevendo attenzioni indesiderate: il sesso riesce ad essere il filo conduttore di tutte le storie raccontate magistralmente dalla serie, che pure spazia dai rapporti d’amicizia a quelli genitoriali riuscendo ad approfondire le dinamiche relazionali anche a prescindere dall’elemento amoroso/sessuale.

Nonostante parli di qualsiasi aspetto del tema, dalla verginità alla masturbazione, da calo del desiderio alla contraccezione, fino alle patologie o le disfunzioni come la clamidia o il vaginismo, la serie riesce a trovare il suo equilibrio tra sfacciataggine ed eleganza, attraverso un uso magistrale dell’arma dell’ironia. Sex Education 2 riesce a raggiungere quest’obiettivo ancor meglio della prima stagione, basti pensare che si riesce a fare ironia anche su un episodio di molestie che non ha nulla di superficiale, coniugando l’ingenuità degli adolescenti nella scoperta del sesso con la necessaria maturazione della consapevolezza di essere vittime di “peni indesiderati“, per usare l’efficace locuzione usata dalle ragazze della serie.

Certo, tutta la parte di trama relativa alle relazioni tra i protagonisti è piuttosto prevedibile: il triangolo amoroso adolescenziale, i dubbi sul proprio orientamento sessuale, l’attrazione per il proprio opposto, la voglia di integrarsi e farsi accettare nel gruppo, il bullismo dalle sue forme più lievi a quelle più gravi. D’altronde mettere insieme un gruppo di teenagers in un liceo significa necessariamente mettere in scena quelle che sono le dinamiche di un teen drama, dall’innamoramento alla rivalità, dalla gelosia alla sofferenza d’amore. Dove andranno a parare i personaggi nelle loro relazioni amorose o amicali è fin troppo chiaro, specie in alcune sequenze della serie, ma a rendere tutto ciò comunque inedito e godibile c’è da un lato il tema della sessualità e della sua scoperta nei giovani o riscoperta da parte degli adulti, aspetto sempre presente in modo esplicito o latente nell’intero micromondo rappresentato, e dall’altro la vena ironica che non viene mai allentata, anche nei momenti apparentemente drammatici.

Il cast della serie si conferma perfettamente calato nei rispettivi ruoli, anche più che nella prima stagione. In particolare guadagnano in visibilità i volti femminili: il personaggio della sessuologa Jean, molto più centrale in Sex Education 2, è tratteggiato a 360° come madre, donna e terapista sessuale, quello di Maeve viene approfondito grazie al rapporto conflittuale con la madre, quello di Aimee è protagonista di un filone che introduce un argomento nuovo e delicatissimo, spingendo lo spettatore a stabilire dei confini netti tra la libertà sessuale e il concetto di molestia nel senso più ampio del termine, quello di Ola introduce il tema della scoperta dell’orientamento pansessuale.

Sono tanti gli aspetti che rendono moderna questa serie, a partire dal linguaggio esplicito, non sempre politicamente corretto, con cui tratta tematiche magari non nuove ma universali. Per non parlare di quando si immerge nell’analisi di fenomeni che solo di recente sono stati codificati con un nome preciso e che stanno facendosi spazio nel discorso pubblico grazie agli studi di genere e ai nuovi movimenti femministi. Basti pensare che l’intero primo episodio, ad esempio, è dedicato allo slutshaming, trattato in modo comico ma non liquidatorio. Una scelta, quella di partire con un episodio dedicato alla pratica di gettare discredito sulle donne per i loro comportamenti o desideri sessuali, che dice abbastanza sulla contemporaneità di questa serie. Così come è del tutto peculiare la scelta narrativa di trattare le attenzioni sessuali indesiderate subite dalle ragazze in luoghi pubblici arrivando a maturare gradualmente e non senza sofferenza la consapevolezza che siano vere e proprie molestie.

Sex Education 2 è inoltre una stagione genuinamente femminista. E non perché banalmente fa parlare le donne di sesso come farebbero gli uomini – come per tanti anni si è detto di Sex And The City – ma perché attribuisce loro una libertà sessuale consapevole, desideri e impulsi al pari dei maschi e fa loro rivendicare il diritto all’auto determinazione, oltre a sottolineare la necessità del consenso libero ed entusiasta che deve connotare i rapporti sessuali di ogni tipo. Il settimo episodio, in particolare, è un vero e proprio inno al girl power, nel suo senso più profondo e lontano dai soliti stereotipi, commovente e intenso nel ricordare che il vero potere è la solidarietà femminile, è riuscire a trovare ciò che lega le donne oltre le differenze e può dare loro la forza di combattere pregiudizi e prevaricazioni.

Sex Education 2 allarga ulteriormente rispetto alla scorsa stagione il già ampio spettro di rappresentazione di generi, etnie, culture, estrazione sociale: difficile trovare una più inclusiva da questo punto di vista, capace però di andare anche oltre le mere etichette da attribuire ai singoli personaggi. Ne è un esempio il modo in cui viene trattata la disabilità, con un personaggio costretto in carrozzina che è l’esatto opposto del ritratto più comune proposto dalla tv in questi casi. Il personaggio del vicino di casa di Maeve è furbo, manipolatore e meschino nei suoi comportamenti, ben lontano da ogni tentativo di suscitare pietà nello spettatore.

Tra una festa in casa che degenera oltre ogni aspettativa e una rappresentazione di Shakespeare in versione porn-soft per la recita scolastica, Sex Education 2 si conclude con un’escalation di comicità che però lascia spazio anche ad un finale aperto in vista di una terza stagione non priva di complicazioni per i protagonisti. Il tutto condito da una colonna sonora eccezionale che spazia dagli anni ’70 agli anni ’90, includendo anche cover di grandi classici di fine secolo scorso, che risulta deliziosamente assemblata, nonostante sia onnipresente e un po’ invasiva.

In definitiva, Sex Education 2 è la ventata di originalità che ci meritavamo in questo universo seriale ancora molto standardizzato e spesso un po’ noioso. Qui c’è tanto di quel colore da riempire gli occhi e la mente. Un consiglio per chi non è completamente estraneo all’inglese: da goderne rigorosamente in lingua originale, quel tocco così british è una delle chiavi del successo di questa serie!