Il 21 ottobre 1976 si tenne l’ultimo show di Keith Moon con gli Who a Toronto

La band terminava il tour nordamericano del settimo album prima di scrivere Who Are You, il disco uscito un mese prima della morte del batterista


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L’ultimo show di Keith Moon con gli Who si tenne ai Maple Leaf Gardens di Toronto il 21 ottobre 1976, esattamente 43 anni fa, al termine del tour nordamericano che la band aveva condotto per promuovere il settimo album The Who By Numbers (1975). Due anni dopo, il 7 settembre 1978, lo storico batterista si spense a soli 32 anni nella sua casa di Londra, dopo una serata trascorsa in compagnia di Paul e Linda McCartney e della fidanzata Annette Walter-Lax.

Gli Who avevano portato in giro una scaletta che si apriva con la storica I Can’t Explain (1965) e si chiudeva con Won’t Get Fooled Again (Who’s Next, 1971), passando per altre perle sonore come Substitute (omaggiata anche dai Sex Pistols nella raccolta The Great Rock’n’Roll Swindle), Baba O’Riley, Pinball Wizard, Behind Blue Eyes e l’immancabile My Generation. Substitute, inoltre, è la stessa parola usata nella targa affissa al Golders Green Crematorium in memoria di Keith Moon: “There’s no substitute”.

Di Keith Moon si è scritto tanto, e il suo ruolo nel mondo del rock e di tutta la musica è ancora un paletto conficcato dalla sua grande lezione: il piccolo, folle batterista aveva rivoluzionato il mondo delle percussioni. Se gli Who furono i primi a distruggere gli strumenti al termine dell’esibizione, Keith Moon fu il primo vero batterista rock del mondo, secondo soltanto a John Bonham dei Led Zeppelin come riportava un sondaggio di Rolling Stone.

Il suo stile non si disegnava su virtuosismi tecnici ed esibizioni di capacità: Moon era l’anarcoide che sdoganò nel rock la doppia cassa introdotta nel 1946 dal batterista jazz Louie Bellson. Le sue bacchette erano il martello e le sue pelli l’incudine, e l’innesco era dato dalla sua mente sempre proiettata all’eccesso e alla libertà creativa. La sua rivoluzione condizionò intere generazioni di batteristi anch’essi destinati a entrare nella storia, da Dave Grohl dei Nirvana a Mike Portnoy dei Dream Theatre, ma anche Phil Collins dei Genesis e Ian Paice dei Deep Purple.

Dopo l’ultimo show di Keith Moon, gli Who iniziarono i lavori per l’ottavo album Who Are You (1978), pubblicato un mese prima della morte dello storico batterista. Moon si spense durante la notte mentre guardava L’Abominevole Dottor Phibes di Robert Fuest, dopo aver assunto una dose eccessiva di clometiazolo, un farmaco prescritto per curare la sua tossicodipendenza.

Durante la sua carriera si rese celebre anche per la sua passione per gli esplosivi: nel 1967, dopo l’esibizione degli Who al The Smothers Brothers Comedy Hour con My Generation, Keith Moon nascose una carica nella grancassa e la fece esplodere al termine del brano. Sempre nel 1967, mentre si celebrava il suo 21esimo compleanno all’hotel Holiday Inn, nel Michigan, fece brillare della dinamite nel bagno e si gettò nella piscina dell’albergo con una Cadillac.

La sua attitudine si indirizzava verso la distruzione delle cose e l’autodistruzione della sua persona, spesso causata dall’assunzione di alcol e droghe in simultanea, un mix che lo portò a guadagnarsi il soprannome di “Moon il lunatico”.

L’ultimo show di Keith Moon con gli Who non è mai stato pubblicato con una release ufficiale, tuttavia esiste una versione non ufficiale con il titolo Definitive Toronto 1976, quasi un documento prezioso dell’esibizione dello storico batterista con la sua band due anni prima della sua scomparsa. Ancora oggi, Keith Moon è al centro di seminari e clinic per aspiranti batteristi, che con la sua biografia scoprono la vita sregolata di un genio innovatore, primo vero e proprio “pestone” della storia del rock.